Sel si rese conto di aver sottovalutato tutto. Era arrivata con aspettative di semplicità, immaginando una serata tranquilla, forse persino monotona. Eppure, ogni cosa era più grande di lei: la festa, gli ospiti, e soprattutto Harry. Si sentiva fuori luogo, a disagio nell'interagire, ma aveva promesso a Clara che avrebbe fatto del suo meglio. Sarebbe stato un piccolo sacrificio per l'amica, ma anche una sfida personale.
Ritornate dal bagno, decisero di prendere posto su alcuni divanetti disposti attorno a un tavolino di cristallo al centro. I divani erano un mix di comfort e lusso, rivestiti in velluto grigio perla, con cuscini decorativi dai motivi geometrici argentati. La loro morbidezza sembrava promettere rifugio, mentre il tavolino che li completava sembrava sospeso tra eleganza e fragilità: una lastra trasparente sorretta da gambe cromate, scintillanti come riflessi d'acqua sotto la luna. Ogni dettaglio sembrava calcolato per evocare un'atmosfera da sogno, quasi irreale.
Sel si sedette in un angolo, scegliendo il divanetto vicino al muro, un luogo che le sembrava sicuro, lontano da troppi sguardi. Ma, nemmeno a farlo apposta, Harry le si accomodò accanto, riempiendo quel piccolo spazio con la sua presenza. Sentiva il cuore battere più forte a ogni respiro, come se il suo corpo si ribellasse a qualsiasi tentativo di normalità. Cercò di sorridere, di sembrare a suo agio, ma ogni volta che lo faceva, il suo cuore tradiva la sua calma apparente.
Harry la osservò per un istante con quegli occhi che sembravano scavare oltre la superficie. Con un tono gentile e una voce così dolce che sembrava accarezzarla, le chiese: «Come ti senti? Ti stai divertendo?»Rimase colpita. Non era la sua bellezza, stavolta, a toglierle il fiato, ma la delicatezza con cui si era rivolto a lei, come se le sue emozioni contassero più di tutto il resto.
Prese un respiro profondo prima di rispondere.«Non mi sto divertendo tantissimo, a dire il vero,»
ammise, abbassando leggermente lo sguardo per poi tornare a guardarlo. «Non è il mio mondo. Non sono abituata a questo tipo di feste.»Harry inclinò leggermente la testa, un'espressione di comprensione dipinta sul volto. «Capisco,» disse piano, il tono basso e rassicurante. «A volte, anch'io mi sento fuori posto in mezzo a tutto questo. Ma sai, le persone fanno la differenza. Forse... possiamo provare a renderlo un po' più il tuo mondo.»
Sel si girò verso di lui, la curiosità che le brillava negli occhi. Non era una domanda pianificata, ma le parole uscirono spontaneamente, quasi senza che potesse fermarle.
«E come pensi di farlo diventare il mio mondo?» chiese, inclinando leggermente la testa, con un tono a metà tra il serio e l'ironico. C'era un filo di sfida nella sua voce, ma anche un fondo di dolcezza, come se desiderasse davvero sentire una risposta.
Harry sorrise. Un sorriso caldo, quasi disarmante, che sembrava volerle dire che tutto andava bene, che lei non doveva preoccuparsi di nulla. Quel sorriso le fece abbassare per un momento lo sguardo, mentre si trovava incapace di non ammirare quanto potesse essere rassicurante quella semplice curva delle sue labbra. Con un gesto casuale, alzò le spalle e rispose: «Non lo so. Devo ancora pensarci, ma lo farò.»Sel lo guardò, prima perplessa e poi divertita. La risposta era così tipicamente maschile e al tempo stesso così personale, così "sua". Non poté fare a meno di scoppiare a ridere, una risata autentica, che sgorgava direttamente dal suo petto, liberatoria e spontanea. Era come se in quel momento, per un attimo, tutte le insicurezze della serata si fossero dissolte, lasciandola leggera, libera.
Harry rimase fermo, a guardarla. Il suo sorriso si era trasformato in un'espressione più seria, quasi contemplativa. I suoi occhi vagavano tra quelli di Sel e la curva delle sue labbra, che ancora si muoveva nella risata. Ogni piccolo dettaglio di lei lo catturava: il modo in cui il naso si arricciava appena quando rideva, il tono dolce della sua voce che si spezzava in piccoli intervalli mentre cercava di trattenere quella risata contagiosa.
I riccioli di Harry cadevano morbidi sulla sua fronte, incorniciando un volto dai tratti decisi ma al tempo stesso gentili. Era vestito in modo elegante, una camicia bianca con le maniche leggermente arrotolate che lasciavano intravedere avambracci forti, mentre un orologio dal cinturino in pelle nera gli cingeva il polso. Eppure, in quel momento, non era il suo aspetto a colpire Sel, ma la dolcezza nei suoi occhi, il modo in cui la guardava come se non esistesse nessun altro nella stanza.
Dall'altro divanetto, Clara osservava la scena con un misto di sorpresa e gioia. Quando Sel aveva riso, Clara si era fermata a guardarla, come se quella risata fosse un evento raro, quasi un miracolo. Era così bello vederla felice, pensò. L'amica aveva sempre avuto un carattere riservato, e vederla così genuina, così spensierata, la riempì di un calore che non riusciva a spiegare.
Clara era seduta accanto ad Alex, ma i suoi occhi non potevano distogliersi da Sel e Harry. Sentiva come un filo sottile che collegava i due, qualcosa di non detto ma chiaramente percepibile. Era sorpresa, certo, ma anche soddisfatta. Aveva sperato che entrambi trovassero un modo per interagire, ma non si sarebbe mai aspettata una scena così dolce.
Harry, dal canto suo, sembrò notare lo sguardo di Clara e si voltò verso di lei, accennando un lieve sorriso. Era un gesto rispettoso, quasi come se volesse rassicurarla: Sta andando bene, non ti preoccupare. Clara ricambiò il sorriso con un piccolo cenno del capo, come a dire: Lo vedo.
La stanza in cui si trovavano, seppur ampia, sembrava in quel momento avvolgerli in una bolla di intimità. Le pareti, rivestite con un legno chiaro che rifletteva la luce calda dei lampadari, creavano un'atmosfera accogliente nonostante l'ambiente lussuoso.
Sul tavolino di cristallo tra i divanetti erano appoggiate alcune coppe di champagne, lasciate lì da ospiti che si erano spostati altrove. Il cristallo sembrava catturare e riflettere ogni frammento di luce, come se fosse vivo, come se fosse una lastra d'acqua che catturava ogni sfumatura dell'ambiente circostante. I divanetti, con il loro rivestimento vellutato, sembravano quasi accogliere i corpi delle persone come fossero culle, mentre i cuscini decorativi aggiungevano un tocco di lusso senza risultare eccessivi.
Sel, intanto, si rese conto di essere rimasta per qualche secondo in silenzio, come persa nei pensieri. Abbassò lo sguardo, sentendosi quasi in colpa per essersi lasciata andare così. Harry non distolse mai lo sguardo da lei, e quel suo silenzio la fece sentire al tempo stesso nervosa e lusingata. Decise di parlare, di rompere quel momento che sembrava sospeso nel tempo. «Scusa se ho riso,» disse, guardandolo appena negli occhi. «Non volevo sembrare scortese.»Harry scosse leggermente la testa. «Non devi scusarti,» disse con tono rassicurante. «La tua risata è bellissima. È stata la cosa più autentica che ho sentito stasera.»
Sel arrossì leggermente, distogliendo lo sguardo. Aveva sperato di non attirare troppo l'attenzione, ma le parole di Harry erano state così spontanee da lasciarla senza fiato. Cercò Clara con lo sguardo, trovandola ancora impegnata in una conversazione con Alex. Per un attimo, si sentì sola con lui, ma non in modo negativo. Forse, pensò, poteva davvero dare una possibilità a quella serata. Forse, come aveva detto Harry, potevano trovare un modo per farla diventare il suo mondo, almeno per una notte.

STAI LEGGENDO
La Confraternita di Ferro
VampireNella Los Angeles notturna, tra grattacieli e vicoli oscuri, si diffonde una leggenda sussurrata solo nelle ore più buie: la Confraternita di Ferro. Questo antico clan di vampiri, composto da creature potenti e antiche, vive nell'ombra per protegger...