Sel si svegliò al suono acuto e insistente della sveglia. La luce fioca del mattino filtrava tra le tende semiaperte della sua stanza, creando giochi d'ombra sul soffitto. Con un gesto lento e stanco, allungò la mano verso il telefono sul comodino, silenziando il trillo prima che potesse innervosirla ulteriormente. Posò il telefono accanto a sé, nel lato vuoto del letto, e rimase a fissare il soffitto, indecisa se alzarsi o concedersi ancora qualche minuto di quiete.
Chiuse gli occhi e, senza volerlo, si ritrovò a pensare a tre giorni prima, a quella sera della festa. Tre giorni. Sembrava ieri, eppure quei momenti erano così distanti da lei, come se appartenessero a un'altra vita.
Harry.
Il pensiero del suo nome le attraversò la mente come un sussurro familiare. Ricordò il viaggio di ritorno, quando si era offerto di accompagnarla a casa. Clara aveva deciso di restare alla festa con Alex, lasciando Sel in compagnia di quel ragazzo così affascinante e misterioso. All'inizio era stata quasi emozionata, ma quell'intesa che sembrava essere nata tra loro durante la serata si era sciolta non appena erano saliti in macchina.
Harry si era comportato in modo impeccabile: aveva aperto la portiera per lei, le aveva chiesto se fosse stanca, e poi aveva avviato il motore. Ma qualcosa si era spezzato. Forse era la stanchezza, o forse era solo un'impressione di Sel, ma tra di loro era calato un silenzio insolito, quasi imbarazzante. Non c'erano più gli sguardi curiosi e i sorrisi condivisi. Sel aveva provato a convincersi che fosse normale, che fosse solo un momento passeggero, ma quella sensazione di distacco l'aveva accompagnata per tutto il tragitto.
Il vento che entrava dai finestrini abbassati riempiva l'abitacolo di una fresca brezza notturna. La musica della radio suonava a un volume basso, quasi impercettibile. Harry guidava con una calma sorprendente, una mano sul volante e l'altra appoggiata al cambio. Sel lo osservava di sfuggita, cercando di decifrare i suoi pensieri, ma non c'era nulla nel suo volto che potesse darle una risposta.
Si era ritrovata a chiedersi se forse lui stesse fingendo. Era possibile che Harry avesse mostrato interesse solo per non deludere Alex o Clara? Forse era solo gentilezza, e lei, ingenuamente, aveva frainteso. "Un ragazzo così bello, intelligente e gentile non potrebbe mai interessarsi a me," pensò, e quel pensiero le fece stringere lo stomaco. Si sentì sciocca per aver sperato anche solo per un attimo che potesse essere diverso.
Aveva deciso di non forzare la situazione, di non aggiungere altro. Rimase in silenzio, ascoltando la musica e lasciando che il rumore del vento coprisse i suoi pensieri. Vent'anni di insicurezze le pesarono sul petto durante quei venti minuti di viaggio.
Quando finalmente arrivarono davanti al palazzo dove abitava, Sel si era sentita ancora più in difficoltà. Non sapeva come comportarsi o cosa dire, così optò per la semplicità:
«Grazie della bella serata. È stato un piacere.»Aveva aperto la portiera e stava per scendere quando si accorse che Harry non aveva detto nulla. Si era sentita un po' stupida, quasi come se avesse parlato al vento. Chiuse la portiera dietro di sé e si voltò per avviarsi verso casa, ma prima che potesse fare un passo, il suono del finestrino che si abbassava la fece voltare.
«Sel,» disse la voce di Harry, dolce e rassicurante.
Lei si girò, sorpresa, e lo vide guardarla con un sorriso leggero.
«La serata è stata bellissima, grazie per la tua compagnia. È stato un piacere tutto mio e spero davvero di poterti rivedere, se ti va.»
Quelle parole la colpirono come una brezza improvvisa. Prima che potesse rispondere, Harry accelerò e si allontanò, lasciandola lì, immobile sul marciapiede.
Sel rimase a fissare la strada vuota per qualche secondo, cercando di capire il significato delle sue parole. "Se ti va." Cosa intendeva esattamente? Non le aveva nemmeno chiesto il numero. Forse parlava in senso amichevole, magari pensava di rivederla con Clara e Alex. Non riusciva a trovare una risposta che la soddisfacesse.
Era tornata a casa con la mente in subbuglio. Si era lavata, si era infilata il pigiama e si era sdraiata sul letto, ma il sonno tardava ad arrivare. Ogni volta che chiudeva gli occhi, sentiva la voce di Harry e riviveva quella scena.Ora, tre giorni dopo, Sel riaprì gli occhi e fissò il soffitto con un misto di nostalgia e incertezza. Si chiese perché quei pensieri continuassero a tormentarla. Era così assurdo sentirsi così legata a qualcuno che conosceva a malapena? Scosse la testa, cercando di scrollarsi di dosso quell'immagine. "È solo un ragazzo," si disse, ma sapeva che non era così semplice.
Con un sospiro, si alzò lentamente dal letto, trascinando i piedi fino alla cucina. La casa era silenziosa, accese la macchinetta del caffè, cercando conforto in un caffè forte che potesse risvegliarla del tutto. Mentre aspettava che il caffè fosse pronto, si appoggiò al piano della cucina, fissando il nulla.
Pensò alla voce di Harry, al modo in cui aveva detto quelle parole. Sembrava così sincero, e per un attimo si era sentita importante. Ma poi si ricordò di quanto si fosse sentita insignificante durante il viaggio, e quella sensazione soffocava ogni barlume di speranza.
Prese la tazza di caffè fumante e si sedette sul divano del soggiorno, avvolgendosi nel tepore del liquido caldo. Il suo sguardo vagava fuori dalla finestra, verso il cielo grigio del mattino. "Devo smetterla di pensarci," si disse. Ma, in fondo, non riusciva a smettere di desiderare di rivederlo.
Quella mattina, mentre sorseggiava il suo caffè, decise che avrebbe cercato di andare avanti. Forse Harry non era destinato a far parte della sua vita.

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La Confraternita di Ferro
VampireNella Los Angeles notturna, tra grattacieli e vicoli oscuri, si diffonde una leggenda sussurrata solo nelle ore più buie: la Confraternita di Ferro. Questo antico clan di vampiri, composto da creature potenti e antiche, vive nell'ombra per protegger...