Prologo

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La ragazza aprì gli occhi. Intorno a lei solo il vuoto, bianco. Lei era l'unica presenza in quello spazio candido, l'unico rumore che rovinava quel silenzio. Si guardò intorno incredula, non credendo ai propri occhi. Non si ricordava come era finita lì. Si alzò lentamente in piedi, ed iniziò a camminare nel vuoto. I suoi stivali neri sbattevano a terra creando un suono ritmico, mentre i lunghi capelli le ondeggiavano dietro la schiena. Continuò a camminare, finché una voce maschile non la chiamò.
Si voltò, non trovando nessuno, allora riprese a camminare.
Sentì di nuovo quella voce, così remota e lontana, chiamarla. Allora si fermò, ed urlò decisa: «Chi sei?»
La voce rispose, con un tono caldo ed accogliente: «Per adesso non ha importanza la mia identità. Voglio solo proporti una cosa.»
«Di che si tratta?» chiese la ragazza, curiosa.
«Tu sei morta. Sei stata uccisa ieri pomeriggio da un assassino, Homicidal Liu.» rispose la voce. La ragazza ricordò tutto.
«Ti sei sacrificata per salvare la tua amica Elizabeth, che adesso è viva, però ha iniziato a commettere un grande peccato, nella speranza di riuscire a vendicarti.» di fronte a lei comparve un immagine distorta, che poco alla volta divenne sempre più nitida. Una ragazza in un vicolo buio, dai lunghi capelli rossi, accoltellava un ragazzo, poi apriva il suo torace e mangiava il suo cuore. Appena si voltò, la ragazza la riconobbe subito. Il suo viso era sporco di sangue, e i suoi occhi non erano più color cioccolato come se li ricordava, adesso erano scarlatti, come il liquido che sporcava la sua faccia. Il suo sorriso non era più caldo e accogliente, ma era sadico e malsano, con lunghi denti affilati. Nonostante questo, riuscì a riconoscerla. La sua amica Elizabeth era diventata un'assassina, nella speranza di riuscire a vendicare la sua morte. Questo pensiero la faceva sentire leggermente in colpa, oltre che terribilmente male. Elizabeth, la sua migliore amica, era sulla cattiva strada.
«La riconosci?» le chiese la voce, quando l'immagine scomparve dai suoi occhi. La ragazza annuì in risposta «È per lei che mi sono sacrificata.»
«È stato nobile da parte tua, sacrificarti per la tua amica. Questo ti verrà ricompensato.» la voce parlò, mentre la ragazza alzava il capo curiosa.
«Ti renderò un angelo, sarai la custode di Elizabeth. Dovrai riportarla sulla buona strada. Avrai un paio di ali, che potrai far scomparire quando vuoi. Non sarai immortale, però se vorrai potrai donare l'immortalità. Le ferite meno profonde si cicatrizzeranno da sole. Nel caso rifiutassi, non torneresti mai più sulla terra.» si bloccò un attimo, poi ricominciò a parlare «È un onore che concedo a pochi. Solo due ce ne sono ancora in questa epoca. Ho visto quanto tieni alla tua amica, quindi ti ho dato questa possibilità. Allora, accetti?»
La ragazza pensò qualche secondo, osservandosi gli stivali. Non era sicura se accettare, poi però nella sua mente comparve l'immagine del viso sorridente di Elizabeth, allora alzò la testa decisa «Accetto.»
«Bene.»
La ragazza si sentì strana, come se qualcuno la stesse pressando dentro una scatola minuscola. Intorno a lei iniziarono a vorticare delle luci verde chiaro. Poi sentì un forte senso di libertà dentro di lei, e la strana sensazione sparì. Rimase qualche attimo in silenzio, poi si decise a parlare: «Allora?»
Davanti a lei comparve un grande specchio ovale, con il bordo decorato con ghirigori dorati. Si osservò, emettendo un verso di sorpresa. I capelli lunghi fino alle ginocchia, che qualche secondo prima erano castani, adesso erano di un verde menta acceso, come se qualcuno li avesse tinti. I suoi occhi erano inquietanti: di un bianco latte, si distingueva l'iride solo grazie ad una sottile linea grigia, e la pupilla nera era più piccola del normale. Sulla sua schiena erano spuntate due ali candide, bianche come la neve, coperte da piume sofficissime.
«Perché i miei capelli sono così?» chiese subito.
La voce esitò un attimo, poi rispose: «È uno dei segni distintivi degli angeli custodi.»
«E gli occhi?» chiese di nuovo, sembrando leggermente impertinente.
«A dire il vero, non lo so perché sono diventati così. Di solito diventano neri, o blu scuro. Sei l'unica con gli occhi bianchi.» la voce era calma e rassicurante «E, per quanto riguarda le tue ali, come ti ho già detto puoi desiderare quando farle sparire oppure no.» la ragazza si concentrò un momento, poi le due ali candide dietro la sua schiena svanirono in un turbinio di piume. La voce ricominciò a parlare «Inoltre rispecchiano il tuo animo. Saranno bianche fino a quando seguirai la strada della luce. Quando inizierai a vivere nel peccato, diventeranno nere come la pece. Nessuno fino ad ora è diventato un angelo peccatore. Be, apparte...» si fermò. Nell'ultima frase, la ragazza sentì una nota di tristezza nella voce, come se non volesse parlare dell'argomento.
«D'accordo.» disse poi, di nuovo rassicurante e calma «Ti lascio tornare sul tuo pianeta. Hai qualche altra domanda da farmi?» chiese infine.
«Si. Come hai detto prima, devo essere l'angelo custode di Elizabeth. Però, sapendo che è diventata un'assassina, suppongo che sia anche diventata più brava nel nascondersi. Se non dovessi riuscire a trovarla per diventare il suo angelo custode?» chiese.
«Sai, sei molto intelligente.» disse la voce, mentre la ragazza arrossiva «Comunque, nel caso tu non riuscissi a trovarla, potrai vivere tranquillamente come una persona normale.» rispose.
«Ve bene... Anche se lo trovo leggermente difficile.» commentò la ragazza.
«Altre domande?» chiese la voce. La ragazza scosse il capo «D'accordo. Allora se vuoi puoi andare.»
L'altra annuì, e nel suo campo visivo iniziarono a comparire tanti puntini colorati. La sua testa iniziò a girare, poi la voce parlò di nuovo: «Buon ritorno sulla Terra, Kam...»

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