Capitolo 15 ~ Ali nere

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Una luce accecante ferì gli occhi di Kam. Socchiuse le palpebre, in modo da abituarsi lentamente alla luce che le impediva di vedere. Una volta che riuscì a aprire gli occhi si guardò intorno, cercando di distinguere l'ambiente in cui si trovava. Era seduta su una sedia nera e il locale in cui era sembrava un salotto, e le era vagamente familiare. Se non fosse stato bruciato in più parti sarebbe stato una bellissima stanza. Una lampada, simile a quelle della polizia durante gli interrogatori, era poggiata su un tavolino e illuminava con la sua luce verdognola il suo viso, e se non fosse stato per quella fonte di luce la stanza sarebbe stata buia. Provò a girare il collo per guardarsi dietro, ma non ci riuscì. Tentò allora di muovere le dita, ma sembrava come se il suo intero corpo fosse immobilizzato, tranne per il viso.
«Ben svegliata, Kam.» disse una voce familiare alle sue spalle. Non ci mise molto a riconoscerla.
«David?» il ragazzo si posizionò di fronte a lei ghignando.
«Hai indovinato.» indossava una felpa nera con un cappuccio che gli copriva i capelli corvini.
«Come... Cosa... ?» Kam trovava difficoltoso parlare, la sua mascella non si muoveva bene.
«Calma calma.» disse David calmo, sempre sorridendo «Parla lentamente, altrimenti potresti farti male. Risponderò a qualsiasi tua domanda.»
Nella mente di Kam frullavano milioni di domande. Decise di porre la più insensata di queste.
«È un sogno?» David, come risposta scoppiò in una risata con un che di malvagio, poi si limitò a dire «Temo di no, piccola Kam.»
«Perché non riesco a muovermi?»
«Ti ho iniettato un siero immobilizzante, per un po'di tempo sarai innocua.»
La ragazza trasalì, poi si decise a fare un'altra domanda: «Dove siamo?»
«Dove è iniziato tutto.» disse semplicemente il ragazzo. Lei cercò di guardarsi intorno, riuscendo però a girare la testa di poco a destra.
«La casa... Di Elizabeth?» parlava a tratti, ma ormai la bocca sembrava più libera.
«Esattamente.» David continuò a sorridere.
«Perché mi hai portata qui?» la voce le tremava un po'.
«Ti ho portata in questa casa, dove sei morta e poi sei rinata, diventando custode, perché pensavo che qui sarebbe stato molto... Come dire... Appropriato, fare qui il rito.» gironzolò intorno alla sedia dove era seduta Kam «Insomma... Nascere e morire nello stesso luogo mi sembrava una cosa carina da fare, no?»
«M-Morire?» balbettò. Lui rise e annuì «Vuoi uccidermi?»
«Si, ma non subito. Forse ti farò soffrire un po'.»
«Perché?» chiese la ragazza. Provava troppe emozioni: rabbia, tristezza... E si sentiva tradita.
«Quelli come te... Non devono vivere. Sono pericolosi.»
«Ma... Tu mi amavi...»
David rise di gusto «Come sei ingenua, piccola Kam. Dal primo giorno che ti ho vista ho sempre pensato che fossi un custode, ho sempre fatto parte della G.O.D. Non potevo ucciderti subito, volevo divertirmi. Allora ho messo in scena tutta la farsa, e vedo che ha funzionato.»
Kam sentì le lacrime pizzicarle gli occhi. Lui... Non la amava? Era riuscita ad andare avanti seguendo solo quella convinzione, ed ora che quella sottile barriera che delimitava la sua vita normale dalla pazzia crollò. Mesi vissuti nella menzogna, credendo di essere amata dall'uomo che lei amava, perché anche in quel momento lei amava David, nonostante fosse lì, di fronte a lei, pronto ad ucciderla. Amava qualcuno da cui non era amata, e soffocò appena un singhiozzo.
«Perché lo fai?» esplose d'un tratto, con la voce scossa dai singhiozzi «Perché vuoi uccidermi? Io pensavo mi amassi, pensavo che insieme saremmo riusciti ad avere una vita normale! Perché hai deciso di vivere nella pazzia? Perché?!»
Lui socchiuse gli occhi, prese un respiro profondo e poi ampliò il sorriso sadico sulla sua faccia. «Perché la pazzia è meglio della normalità.»
Rimasero così, fermi a guardarsi, i bellissimi occhi verdi di David piantati in quelli bianchi e anomali di Kam. Nessuno dei due parlava, lei inorridita dalle parole del ragazzo che amava, lui sorridente la guardava come un leone guarda una preda prima di assaggiarne la carne. Lacrime calde iniziarono a scendere lungo le guance pallide per il freddo di Kam.
«No... Non piangere...» David si avvicinò a lei e cercò di asciugarle le lacrime con la mano. La ragazza spostò la testa, che ormai riusciva a muovere.
«Non toccarmi.» disse fredda. Non lo vedeva più come il ragazzo dolce e simpatico che la aveva accolta nella sua casa, che le aveva dato un rifugio e che le aveva detto di amarla.
«Non fare la fredda.» disse, poi si diresse verso uno strano carrello, contenente diversi attrezzi.
Kam deglutì. Sentiva che la mano destra era libera, e quando David le diede le spalle mosse le dita molto lentamente. Avrebbe dovuto intrattenerlo solo un po', poi sarebbe stata libera...
«Ricordi quando ti ho detto che avevo un libro su voi custodi?» Kam annuì. David prese un grosso volume blu dai spessi bordi argentati. Incisa sulla copertina c'era la scritta "Tutto sui Custodi" in caratteri molto rigidi, di un grigio scuro «Eccolo. Su questo libro ho scoperto molte cose su di voi. Tra cui...» sfogliò un po' il grosso tomo, poi si fermò ed iniziò a recitare alcune righe «Capitolo 4, i Custodi e l'immortalità: I Custodi non sono né immortali né invulnerabili, difatti muoiono di vecchiaia e possono essere feriti, ma i tagli meno profondi si cureranno da soli. Inoltre una qualsiasi parte del loro corpo miscelata con sangue di maiale dona l'immortalità. Di solito i capelli sono la parte più usata per le miscele dell'Immortalità, ma in alcuni Custodi i capelli non saranno utilizzabili, dati i geni diversi. Sono rari, quasi unici, però, questi esemplari, e vengono chiamati Custodi "Cenerari", visto che i loro capelli una volta tagliati si inceneriscono.» chiuse il libro guardando sorridente Kam, che era stata fino a quel momento ad ascoltare le parole del libro, chiedendosi chi avesse così poco da fare per mettersi a scrivere un intera Enciclopedia sulla sua "specie". Inoltre anche la sua mano sinistra era libera, e le sue gambe si stavano svegliando lentamente.
«Hai capito cosa voglio?» la ragazza scosse la testa «Riflettendo sulla vita, come mi capita spesso, mi sono accorto che è inspiegabilmente breve. Ogni secondo invecchiamo di più e ci avviciniamo alla morte. Quello che voglio proprio evitare è questa, non accetto uno stato di "non esistenza" quando potrei essere vivo e vegeto qui sulla Terra. Voglio l'immortalità, capisci Kam? E sarai tu a darmela.» si avvicinò di nuovo al carrello, posò "Tutto sui custodi" e prese un grosso coltello «Visto che devi essere viva per donarmi l'immortalità, spera di non essere una Ceneraria. Sai, non vorrei rovinare il tuo bel corpicino per il rito.»
Kam strinse gli occhi, mentre David si avvicinava sempre di più. Con due movimenti veloci, tagliò i lunghi capelli della ragazza, raccogliendo le ciocche in una mano. Si allontanò, contemplando il suo lavoro. Ad un tratto i capelli ancora sulla testa di Kam, ormai lunghi appena fino alla mandibola, divennero di un verde smeraldo spenti, mentre quelli nelle mani del ragazzo divennero neri e si sgretolarono sotto il suo tocco.
«Oh!» esclamò «Che peccato...» si avvicinò di nuovo a lei «Sei una Ceneraria... Avrei dovuto intuirlo, dato il colore dei tuoi occhi.» impugnò il coltello con tutte e due le mani e lo sollevò sopra la testa «Sta per giungere la tua ora, Kam...»
«NO!» la ragazza si ribellò. Si alzò in piedi di colpo, nonostante il suo corpo fosse ancora rigido e le dolesse in più punti. Le sue ali candide comparvero dietro la schiena, emettendo una fortissima luce. David venne scaraventato dall'altra parte della stanza insieme al carrello, che si rovesciò lasciando cadere tutti gli attrezzi. Le finestre si ruppero ed i frammenti di vetro volarono per tutta la stanza.
David era appoggiato con la schiena al muro e cercava disperatamente di trovare qualcosa con cui difendersi, mentre Kam si avvicinava a lui lentamente, visto che i suoi movimenti erano ancora limitati, e lo fissava con occhi carichi d'ira.
Il ragazzo la guardava impotente, poi in preda al panico prese un bisturi che era caduto vicino a lui e lo scagliò contro la ragazza.
Lei iniziò a vedere rosso, ed in poco tempo riuscì a capire cosa le era successo. Il bisturi le si era conficcato nell'occhio destro, da cui adesso usciva un grosso fiotto di sangue.
Urlò dal dolore ed estrasse il bisturi dal suo occhio. La sua visione era limitata, ma ignorando il dolore e quel fastidioso fatto si avvicinò a David, che oramai la guardava impotente. Si accorse che alla sua destra dei coltelli giacevano a terra, così li prese e si sedette di fronte a lui. Kam aveva un'aria demoniaca, seppur le sue ali candide mandassero un bagliore luminoso e bianco. Dal suo occhio destro continuava ad uscire sangue e il sinistro era ridotto a una fessura per migliorarle la visuale. Afferrò il primo coltello e lo piantò sul polso di David, inchiodandolo al muro. Lui urlò e Kam rise di gusto, mentre le sue ali si tingevano di un tenue grigio. Con un secondo coltello bloccò anche l'altro polso del ragazzo, mentre le sue grida di dolore si mischiavano alle risa compiaciute di lei. Le piaceva vederlo soffrire, sentiva che nella sofferenza degli altri c'era la sua gioia, ormai la sua sanità mentale era letteralmente andata.
«Oh! Mi serve un altro coltello. Questi non vanno bene...» lanciò i coltelli rimanenti dall'altra parte della stanza, lasciando David sofferente ed andando in cucina. Prese un grosso coltello e si diresse di nuovo dal ragazzo.
«Ti prego... Non farmi del male...» gemette, mentre dai suoi polsi continuava ad uscire sangue.
«Shh...» disse Kam, mettendo il dito indice sulle labbra di David «Non era quello che volevi, amore? Non volevi vivere in eterno? Io ti aiuterò, ti donerò l'immortalità.»
Lo baciò, poi impugnò il coltello con due mani «La tua anima andrà all'inferno.» pugnalò il ragazzo sul cuore. La vita scivolò via dai suoi occhi, lasciandoli spenti. Invece le ali della ragazza divennero nere come la pece, macchiate di peccato e di pazzia, che mandavano bagliori cenerei e oscuri.
Kam rise, rise e rise di nuovo. La sanità mentale abbandonò il suo corpo lasciandolo nelle mani della follia, come un fantoccio spietato e senza sentimenti.
Spalancò le sue ali nere e spiccò il volo, portando con sé il coltello, alla ricerca di qualcuno che potesse sfamare la sua fame di morte.






Ciaone a tutti!
Ho aggiornato... Finalmente.
Volevo chiedervi una cosa.
Chi di voi ha Instagram?
Potete trovarmi come lafigliadibellatrix.
Detto questo ho finito, ci vediamo in un prossimo capitolo!
Bye bye
-H.

White EyesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora