Capitolo 7 ~ Viaggio

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«Ehi Kam!» la voce allegra di Sofia la fece voltare.
«Ciao Sofia.» rispose lei, sorridente «Puoi venire, allora?»
«Ho detto ai miei la storia dei custodi, e gli ho detto anche che dobbiamo stare unite. Non gli ho raccontato della G.O.D. Hanno risposto che poi posso venire con voi in America.» disse contenta.
«Quindi... Noi veniamo e poi ti portiamo con noi a casa nostra?» chiese Kam, leggermente confusa.
«Esattamente.» Sofia frugò un po' in una borsetta che aveva a tracolla «Vi ho comprato i biglietti per l'aereo. Una volta atterrata, mi troverai lì. Se vuoi possiamo anche farci un giretto a Roma, forse l'hai sentita nominare.» la ragazza sorrise.
«Certo che l'ho sentita nominare! Ma quindi tu sei italiana?»
«Se non si fosse capito dal mio inglese parlato da schifo, si, sono italiana.» Sofia rise.
«Ma se questo è un sogno, i biglietti...» venne interrotta da Sofia, che finì la frase al posto suo «... Non sono reali? Stai tranquilla, è parte del mio talento. Quando ti sveglierai avrai i biglietti in mano. A proposito, sei riuscita a trovare il tuo talento?»
Kam scosse la testa «Non ancora.»
«Fa niente, lo troverai.» Sofia girò i tacchi ed iniziò a camminare, allontanandosi sempre di più da Kam «E di al tuo ragazzo che non sono solo un sogno! Ci vediamo a Fiumicino.»

Il soffitto della sua camera. Stringeva qualcosa in mano. Avvicinò la mano destra al viso e la guardò stupita: due biglietti. Sorrise. Si mise a sedere sul letto e li osservò bene. Il volo era previsto per quel pomeriggio alle 16,30. Si alzò dal letto e si diresse verso la cucina, dove David preparava qualcosa, come al suo solito.
«Buongiorno.» disse lei, mentre si sedeva sul divano.
«Buongiorno. Oggi non vai al ristorante?» Kam guardò l'orologio.
«È troppo tardi. E poi, dobbiamo andare in Italia.»
«Cosa?!» David aveva quasi lasciato cadere un piatto di pancakes.
«Dobbiamo andare in Italia.» rispose lei, scandendo bene ogni parola, mentre si alzava. Mostrò i biglietti al ragazzo, che la guardò stranito.
«Dove li hai presi?»
«Me li ha dati Sofia con il suo talento.» rispose ovvia Kam.
«Ma... Quindi...»
«E mi ha anche detto di dirti che non è un sogno.» lo interruppe lei «Ci aspetta a Fiumicino, l'aereoporto.»
«Va bene... Quando è il volo?» chiese lui. Sembrava meno teso, ma pur sempre nervoso.
«Oggi alle 16,30.» rispose Kam guardando il biglietto.
«Seria?» David aveva assunto una faccia stupita. Kam annuì «Allora dobbiamo sbrigarci! Preparare le valigie! Forza!» ordinò. Kam ridacchiò e si avviò verso la camera da letto, dove prese due valigie. Prese la sua, e la riempì con il necessario per qualche giorno. Non si sarebbero fermati molto.
«Prepara la tua, adesso.» disse Kam a voce alta, per farsi sentire da David.
«Arrivo.» lui posò due piatti sul tavolo ed andò in camera. Kam uscì e guardò i pancakes.
«Ti voglio bene, David.» disse mentre iniziava a mangiare il suo pancake. Il ragazzo rise dall'altra stanza.
«Lasciamene uno!»
«Mmh... No.» Kam continuò a mangiare tranquilla il suo pancake.
«Sicura?» il ragazzo iniziò a farle il solletico. Kam rideva e lo implorava di smetterla, mentre lui ridacchiava divertito.
«Va bene... Va bene... Prendi quanti pancakes vuoi...» disse alla fine. Lui si staccò e prese il piatto «Ti arrendi facilmente...»
«Non proprio.» Kam rubò il piatto dalle mani di David e corse in bagno, poi si chiuse dentro.
«Ehi! Cosa stai facendo?» urlò lui, mentre cercava di aprire la porta, invano.
«Mangio i pancakes. Ovvio.» disse lei, ridacchiando.
«Fammi entrare!» lei mangiava noncurante il suo pancake. Quando ebbe finito, uscì dal bagno e consegnò il piatto a David.
«Era davvero buono, complimenti. Adesso prepara la tua valigia, oggi pomeriggio si parte.»

Alle 16,30 erano sull'aereo per Fiumicino. Kam era seduta sul sedile vicino al finestrino, e guardava costantemente il panorama fuori da esso. Tutto sembrava piccolo e insignificante da lì sopra. Guardava meravigliata l'oceano e sognava di vederne uscire un delfino, o una balena, da un momento all'altro. Si sentiva una bambina. Poi attraversarono le nuvole, e Kam le guardava sorridente dall'alto. Erano tinte di un tenue blu cobalto e si muovevano leggermente. David la guardava, e non poteva fare a meno di sorridere.
Dopo qualche ora Kam dormiva, così come David. Arrivarono alle cinque di mattina.
«Kam. Kam svegliati!» la ragazza emise un mugulio incomprensibile.
«Kam siamo arrivati!»
La ragazza alzò la testa di colpo «Davvero?»
«Si.» rise David «Adesso scendiamo e prendiamo i bagagli.»
Kam aveva un forte bruciore agli occhi. Si era addormentata con le lenti a contatto. Lei e David presero i loro bagagli, poi uscirono dall'aereoporto.
Su una panchina, con la testa poggiata sulla spalla di una donna molto bella dai lunghi capelli neri, Sofia dormiva beatamente. La donna, appena si accorse di Kam e David, iniziò a scuotere la ragazzina, che si svegliò stropicciandosi gli occhi.
«Che c'è?» chiese, poi mise a fuoco i due ragazzi «Ehi Kam!»
La ragazza le sorrise «Ciao Sofia. Sei proprio come nel mio sogno.»
«Ma non mi dire!» entrambe risero «Lui è il tuo coinquilino?»
«Ehm... Si. David, questa è Sofia. Sofia, David.» David le sorrise, Sofia ricambiò.
«Questa è mia madre, Tasha. Mamma, loro sono i ragazzi di cui ti ho parlato. In realtà, ti ho parlato solo di Kam, lui è David, il suo coinquilino.»
La donna gli sorrise cordiale «Piacere ragazzi. Sofia mi ha parlato molto di voi, anzi di te.» indicò i capelli di Kam, poi quelli di Sofia «Anche tu come lei?» la ragazza annuì «Adesso però andiamo, ho prenotato delle camere di albergo qui vicino. Avviamoci.» si alzò, così come Sofia, e si avviò verso una macchina.
Entrarono, poi arrivarono in un albergo poco lontano. Una commessa parlò un po' con Tasha, poi le consegnò una chiave. La donna li condusse a una camera.
Entrarono in un ambiente abbastanza grande, con un divano nero, una TV e quattro porte. Sofia si precipitò subito nella prima porta, portando con se un borsone grigio, urlando «Io vado nella stanza singola!»
«Potete dormire un po', se volete.» Tasha sorrise «Questa mattina verrà mio marito, poi se volete andremo a fare un giro per Roma. Se vi serve,» indicò la terza porta «quello è il bagno. Buonanotte.» David entrò nella camera e Kam stava per seguirlo, quando Tasha la fermò «Posso chiederti una cosa?»
«Certo.»
«Come mai tu hai gli occhi... Ehm... Normali?» chiese Tasha.
«Sono lenti a contatto.» rispose Kam «I miei occhi sono bianchi.»
«D'accordo. Buonanotte, allora.» Tasha si diresse verso una camera, e Kam andò verso la stanza dove era entrato David.
«Buonanotte.»
David era immobile di fronte ad un letto.
«Cosa è successo?» chiese Kam entrando.
«Il letto è matrimoniale.»

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