Capitolo 16 ~ Gloria

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Elizabeth si ritrovò in una stanza buia. Si mise a sedere, con la testa che girava. Capì dalle sbarre di fronte a lei di trovarsi in una cella.
«Ben svegliata.» dall'altra parte della stanza Poison la guardava torva «Grazie per avermi aiutata.»
«Avresti fatto la stessa cosa.» rispose la rossa «Sei tu quella che ha voluto combattere.»
«Non l'ho voluto io.» la ragazza aveva un tono freddo e distaccato «È colpa di Jade.»
«Jade?»
«Jade. Quella ragazza strana. Ha degli strani poteri. Si teletrasporta, predice il futuro, parla telepaticamente e...»
«...controlla la mente.» concluse Elizabeth. I ragazzi che non potevano ribellarsi, Poison che tutto d'un tratto le si era rivoltata contro... Tutto la aveva portata a pensare che avesse quello strano potere.
«Il taglio che ti ho fatto con il mio coltello è guarito, altrimenti saresti morta adesso. Non che cambi molto, visto che tra una settimana ci giustizieranno.»
«Ci giustizieranno?»
«E ne sei sorpresa? Ti stanno cercando da mesi, e anche a me. Dopo tutte le persone che ho ucciso...»
In effetti era vero.
«Come mai hai iniziato ad uccidere?» Poison cercava di fare conversazione, tanto valeva parlare un po', prima di morire.
Elizabeth le raccontò la sua storia, di come Homicidal Liu avesse ucciso le persone a lei più care ed avesse tentato di uccidere lei, di come era cambiata, di come si era vendicata. Le raccontò anche di come avesse sofferto per la morte della sua migliore amica, non sapendo che era viva. Tralasciò però la parte del Rifugio, non poteva parlarne con nessuno. Lo raccontò con voce monotona, guardando il vuoto con la schiena e la testa appoggiate al muro.
«E tu?» chiese alla fine del racconto.
«Non sono sempre stata Poison. Una volta il mio nome era Gloria Evangelin, e neanche il mio aspetto era quello che vedi. Avevo i capelli biondi e gli occhi azzurri. Oh! Che begli occhi avevo. Erano azzurri come il mare, mi piacevano tantissimo.
«All'età di quindici anni mia madre, mio padre e mio fratello morirono in un incidente stradale. Ero addolorata, soffrii tantissimo per la loro perdita. Dovetti andare dai miei unici parenti ancora in vita, Mike Evangelin, fratello di mio padre, con sua moglie Monika e il loro figlio diciottenne Justin. Vivevano in una grande villa, avevano il meglio del meglio.
«All'inizio mi trovai abbastanza bene. I miei zii mi trattavano bene, ed ero felice. Poi Justin iniziò a farmi visita la notte. Era molto inquietante. Poi iniziò a picchiarmi. Inoltre aveva quel suo fastidioso coltello pieno di veleno, e per non farmi morire si divertiva a vedermi lottare per prendere l'antidoto. Ci provava gusto, finalmente aveva la sua bambolina, a cui poteva fare quello che voleva. Stavo malissimo, malissimo davvero. Non riuscivo a capire perché fosse così. Poi scoprii che aveva uno strano disturbo, era un maniaco del controllo, quindi per un po' lo lasciai fare. Un giorno, era più nervoso del solito, e mi portò in un luogo isolato, per poi violentarmi. È stata l'esperienza più orribile che io abbia mai provato. Dolore, tanto tanto dolore, e la consapevolezza di non essere più pura. Poi mi fece questo taglio» indicò la cicatrice che le attraversava il viso e il resto del corpo « e il sorriso, perché diceva che non ero felice come dovevo. Entrambi vennero poi ricuciti. Non dissi niente a nessuno, avevo paura che mi facesse soffrire di più per punirmi. Qualche mese dopo, venimmo invitati tutti ad una festa. Mi venne regalato da Justin questo vestito, dovetti indossarlo per forza. Andammo a questa festa, in una grossa villa simile a quella dei miei zii, e conobbi un ragazzo.
«Il suo nome era James. Aveva i capelli rossicci e gli occhi più belli che avessi mai visto, più belli dei miei, neri e profondi, impenetrabili, inscrutabili. Non si poteva vedere niente della sua personalità guardando i suoi occhi. Era il figlio di un ricco imprenditore, molto amico di mio zio. Parlammo molto e in poco me ne innamorai, così, per sbaglio, ma fu la cosa più bella che provai in tutta la mia vita. Anche se lo conoscevo da meno di qualche ora. Scoprii che ero ricambiata quando mi baciò, ma purtroppo durò poco. Justin ci vide, venne verso di me e mi separò da James.
«Mi portò in un vicolo e tirò fuori il suo coltello avvelenato. Mi accoltellò, e prima di morire sentii sussurrarmi queste parole: "Questa volta non ti darò l'antidoto, Gloria. Se non potrò averti io, non ti avrà nessuno."
«Il veleno non funzionò come aveva creduto. Il mio aspetto cambiò radicalmente, diventai come mi vedi ora, e le mie cicatrici divennero nere. Sentivo una forte rabbia ribollire dentro di me, una furia omicida, folle e irata. Entrai nella cosiddetta "Blooder Mode".»
«Come fai a sapere cos'è la Blooder Mode?» la interruppe Elizabeth, che era rimasta ad ascoltare concentrata.
«Me ne ha parlato Jade, ma ci arriverò dopo.» rispose solamente Gloria, poi ricominciò a parlare, guardando un punto fisso di fronte a se e gesticolando molto con le mani. Sembrava che fosse in una specie di stato di trance mentre raccontava la sua storia «Entrai di nuovo dentro la villa e uccisi tutti, anche James venne mietuto dalla furia della mia follia. Li uccisi a mani nude. Non avevano nessuna colpa, ma sentivo che meritavano di morire, tutti quanti. Lasciai per ultimo Justin, lo uccisi con il suo coltello, lo feci soffrire, perché lo meritava, doveva morire, per tutto il male che mi ha fatto.
«Iniziai a girovagare, mentre a volte venivo presa da questi miei attacchi di follia, uccidendo persone a caso solo per divertirmi. Poi incontrai Jade e la G.O.D. Mi rapirono e mi obbligarono a lavorare per loro. Non ho un carattere forte, non l'ho mai avuto. Mi faccio mettere i piedi in testa molto facilmente, ma ormai ho capito che devo cambiare.» Venne interrotta da un mugolio di dolore da parte di Elizabeth. Quest'ultima guardò il suo polpaccio, e vide uscire due proiettili dalla carne ancora sanguinante. La ferita si stava rimarginando, e le doleva tantissimo.
«Continua, continua.» la rossa rassicurò Gloria «Cosa sai di Jade?»
«Jade era l'unica ragazza cosciente che voleva davvero la morte degli angeli. Controllava mentalmente tutti i ragazzi che tu hai ucciso.»
Allora Elizabeth aveva ragione. Quei ragazzi non volevano davvero attaccarla, e quella che la ragazza vedeva nei loro occhi era davvero gioia, gioia per essere liberati dal controllo di Jade. Elizabeth si sentì in colpa. Aveva ucciso tante persone, ma mai si era sentita così male per la loro morte. «Lei e un altro ragazzo... Un certo David.»
«David?!» la rossa conosceva quel nome. Kam gliene aveva parlato, era il suo coinquilino. Quindi... Quel David aveva accolto la sua amica solo per poterla uccidere in seguito «No... No... Kam...» iniziò a mormorare, portandosi le mani nei capelli. La sua amica sarebbe morta per colpa di quell'uomo, sarebbe morta di nuovo, l'avrebbe persa una seconda volta. Non poteva sopportate un dolore simile, non avrebbe avuto più nessuno dopo la morte di Kam... Anche Sarah era morta... Sentì delle lacrime di sangue scenderle lungo le guance .
«Ehi...» Poison si avvicinò a lei e le posò una mano sulla spalla. Elizabeth alzò la testa. Poison non sembrava più l'assassina con cui aveva combattuto poche ore prima, la rossa poteva perfino vedere negli occhi viola della ragazza un po' di azzurro, e potè scommettere che per un secondo le sue cicatrici erano scomparse e la sua pelle era tornata di un pallido rosa «Andrà tutto bene. Kam sa difendersi, l'ho vista dare un pugno memorabile ad un ragazzo. Non le è successo niente, ne sono sicura.» parlava con voce rassicurante «E in caso fosse morta...»
Elizabeth la guardò male «... La raggiungeremo tra una settimana.»

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