Capitolo 17 ~ Evasione

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I giorni passavano lenti. Elizabeth e Gloria non parlavano, nella loro cella c'era una pesante tensione, quasi palpabile. I tentativi di evadere erano stati vani, e le due ragazze si erano abbandonate a loro stesse.
Il giorno prima dell'esecuzione sembrava diverso. Le guardie passavano di fronte alle loro celle e sorridevano, contenti per le loro imminenti morti. Non sembrava però il giorno prima di un duplice omicidio. Poison e Elizabeth non ci trovavano niente di diverso, le loro emozioni erano uguali ormai e non sapevano più cosa provare. Avrebbero accolto la morte senza opporsi, continuavano a ripetersi che se lo meritavano.
Era notte, le due dormivano. Tra qualche ora sarebbero state giustiziate, le loro menti si sarebbero spente e i loro corpi sarebbero diventati delle carcasse senza anima. I loro occhi irreali si sarebbero chiusi per sempre sotto il peso del mantello nero che la Morte cala sulle sue vittime, mietendole, non lasciando scampo a nessuno, rubando le loro anime e portandole con sé in un eterno viaggio verso l'infinito.
D'improvviso, Elizabeth si svegliò. Aveva fatto uno strano sogno. C'era uno specchio. Lei si era avvicinata per vedere il suo riflesso, ma al posto di esso c'era Kam. Eppure non sembrava lei. I suoi capelli non erano più lunghissimi e verde acqua, ma corti e verde spento. Sporca di sangue, sorridente e macabra, le aveva ricordato lei in Blooder Mode. Un ciuffo di capelli verdastri ricadeva sul suo viso coprendo l'occhio destro, un fiotto di sangue usciva da esso continuando sulla guancia. Poi Kam aveva rotto lo specchio con un pugno, ed Elizabeth si era svegliata.
«Elizabeth...»
Un sussurro. Un eco lontano, probabilmente nella sua mente. La rossa si voltò, cercando di identificare la posizione da cui proveniva la voce. Si avvicinò alla finestrella con le sbarre di metallo, loro unico contatto con il mondo esterno. La luna piena splendeva nel cielo scuro, illuminando con il suo chiarore il viso pallido dal freddo di Elizabeth. Tirava una brezza gelida, che le fece battere i denti. Mise le mani attorno alle sbarre ghiacciate e si tirò su, per guardare meglio.
«Elizabeth...» di nuovo quel sussurro, questa volta più forte. A Elizabeth parve di aver già sentito quella voce.
«Kam?» balbettò.
«In persona.» la voce adesso era ben udibile. Una figura dotata di un paio di grandi ali nere coprì la luce della luna.
«Kam!» Elizabeth sorrise. Il suo entusiasmo si spense quando vide che la sua amica era diventata proprio come l'aveva vista nel suo sogno: capelli corti e di un colore verdastro, sorriso sadico e abiti sporchi di sangue.
«Cosa ti è successo?»
«Non c'è tempo per spiegare. Adesso sveglia l'altra, che entro e vi tiro fuori da questa brutta situazione.» rispose vaga Kam. Elizabeth si diresse verso la ancora dormiente Poison e la scrollò. La ragazza si svegliò stropicciandosi gli occhi.
«Chi osa interrompere il mio sonno?» disse.
«Svelta, alzati!» le ordinò Elizabeth «C'è Kam qui fuori a salvarci.»
A quelle parole Poison si alzò di scatto, ancora con gli occhi socchiusi. Dopo qualche minuto la corrente saltò, e dopo altro tempo Kam comparve di fronte alle sbarre della loro cella e con delle chiavi liberò le due. Porse alla rossa un coltello da cucina incrostato di sangue, che lei riconobbe come il suo, e a Poison un pugnale. Sembrava fatto d'argento, luccicava alla tenue luce della luna che passava attraverso le celle degli altri carcerati, che con le mani cercavano di raggiungere le ragazze nella speranza di essere liberati. Il pugnale era molto bello, il manico foderato di pelle marrone, la lama con ghirigori intagliati nel metallo e con la scritta "Evangeline" in nero, con una calligrafia piena di riccioli e piuttosto elegante. La parte più affilata, quella che usava per uccidere, era di un viola acceso, il colore del veleno di cui Poison le aveva parlato.
«Come hai fatto ad entrare senza essere vista?» chiese Elizabeth. La risposta le venne mostrata quando, arrivate all'atrio, videro almeno cinque corpi in divisa a terra, inermi. La rossa guardò incredula i cadaveri e poi Kam, che camminava serena a passo svelto.
Uscirono dalla struttura e si diressero correndo verso il bosco. Elizabeth era la più veloce nonostante la ferita al polpaccio, quasi rimarginata del tutto, seguita da Kam aiutata dalle sue grandi ali color pece e da Poison, che ogni tanto sembrava sul punto di cadere. Adesso non sembrava un'assassina, bensì una ragazzina impacciata e sbadata.
Una volta che furono sicure di essere abbastanza lontane dal carcere, si fermarono a riposare.
Dopo qualche minuto di silenzio, Poison parlò.
«Grazie. A entrambe.» si avvicinò a Kam porgendole la mano, aspettandosi una stretta in segno di "pace" da parte sua. Ma la Custode si limitò a guardarla torva, con le mani incrociate. Allora Poison, leggermente delusa, si diresse verso Elizabeth, che strinse subito la mano della ragazza sorridendo.
«Spero di rincontrarti, un giorno.» le disse.
«Chi lo sa, può darsi che ci incontreremo, può darsi che non ci rivedremo mai più per il resto della nostra vita. Non so cosa il Destino ci prospetta. Speriamo in bene.» sorrise e lasciò la presa sulla mano della rossa.
«Adesso devo andare. Ho bisogno di fare qualche vittima, mi manca l'odore del sangue. Arrivederci Elizabeth.» il suo sguardo magnetico incontrò quello di Kam «Ceneraria.» abbassò leggermente la testa in un saluto educato, poi corse via nella notte, sparendo tra le fronde.
Kam e Elizabeth rimasero sole. Kam continuava a guardare il punto in cui era scomparsa Gloria, mentre la rossa guardava l'angelo curiosa e ancora incredula.
«Allora?» le chiese «Cosa ti è successo?»
«È una storia lunga da raccontare.»
«Io non ho niente da fare.» contestò testarda Elizabeth. Si sentiva responsabile della sua amica, anche se in realtà era il contrario.
«Ho scoperto cosa provi.» disse semplicemente Kam «Quando uccidi.»
«Perché hai iniziato ad uccidere?» Elizabeth assunse un'espressione contrariata.
«Perché le persone non meritano di essere felici da quando non posso più esserlo io.» il tono egoistico, la voce macabra... Ricordarono alla rossa Liu, colui che la aveva resa così. La sua amica era cambiata per la seconda volta.
«Ti starai chiedendo perché dico questo.» continuò Kam «Ero certa di aver trovato una persona che mi amasse, che mi accettasse, che mi rendesse felice. Pensavo che David fosse quella persona che tutti desiderano di trovare, quella che ti completa, quella che ti fa stare bene. E invece no. Si è rivelata un'enorme bugia, un'illusione, uno stupido scherzo, ed io ci sono caduta con tutte le scarpe. Quando pensi che tutto vada bene, c'è sempre qualcosa che distrugge tutto, e stravolge la tua vita, rovinandola.» terminò il suo discorso con un sospiro.
«Non puoi continuare ad uccidere.» disse fredda Elizabeth.
«Perché?»
«Perché no.»
«"Perché no" non è una risposta valida.» insistette Kam. Continuava a guardare il bosco, mentre la rossa la osservava.
Quest'ultima abbassò lo sguardo «È pericoloso. E non voglio che tu sia in pericolo.» la verità era che Elizabeth non voleva che Kam diventasse come lei. La sua vita era stata rovinata, il sapore del sangue e degli organi la teneva in vita. Non poteva smettere di uccidere... Ma Kam. Kam non poteva uccidere, Elizabeth non voleva che la sua coscienza si sporcasse ulteriormente, dopo il peccato che aveva reso le sue ali nere.
«Sarei io quella che dovrebbe preoccuparsi di te. Non tu di me.» rispose.
Elizabeth rimase in silenzio.
«Cosa hai fatto all'occhio?» le chiese dopo un po'.
«Prima che lo uccidessi David mi ha lanciato un coltello. Ma adesso va meglio, l'ho tolto.» rispose noncurante Kam. Sollevò i capelli che coprivano l'occhio, mostrando una benda tinta di rosso.
«Saresti potuta morire dissanguata. Lo sai, vero?» le disse. Si sentiva protettiva nei confronti di Kam, soprattutto adesso.
«Smettila di fare la mammina.» Kam lasciò ricadere la ciocca verde scuro sul viso.
«Non sto facendo la mammina.» rispose infastidita Elizabeth «Mi preoccupo per la mia migliore amica.»
«Io non ho migliori amiche.»
Qualcosa dentro Elizabeth si spezzò. Gli anni che avevano passato insieme, le risate, gli scherzi idioti... Tutti distrutti da quella sola frase. Rimase delusa da quella risposta. Kam era l'unica persona che aveva in quel momento. E la stava perdendo. Di nuovo. La tristezza rabbuiò i suoi occhi rossi, che dopo qualche secondo di riaccesero grazie ad un lampo di rabbia.
«Allora perché sei venuta a salvare me e Poison?» chiese, ormai più arrabbiata che triste.
«Perché mi sarei sentita in colpa.» disse semplicemente.
Elizabeth era disgustata «E invece non ti sei sentita in colpa quando hai ucciso quelle persone nel carcere?»
«No. Dovrei?» chiese strafottente Kam.
«Certo che dovresti. Pensi che io non provi rimorso quando uccido qualcuno? Credi davvero che lo faccia perché voglio farlo? Io uccido per sopravvivere, perché il sangue mi tiene in vita. Anche se ormai non ho più niente per cui vivere, non sono pronta ad affrontare la morte. Se potessi tornerei indietro ai giorni in cui ero felice con la mia migliore amica Kam Black.» disse tutto quello che pensava. Voleva davvero tornare a quando era felice, e quando i suoi occhi non erano di un rosso innaturale.
«Io non lo rifarei.» la rossa rimase in silenzio «Adesso, se permetti, vorrei tanto trovarmi un riparo per la notte senza essere presa dalla polizia.»
Cominciò a correre nella direzione opposta a dove era andata Poison, e anche lei scomparve nel buio, lasciando Elizabeth sola con i suoi pensieri.



Hello from the other side (?)
Ho aggiornato. Ringraziatemi :3
Mi scuso se fa schifo. Perché fa schifo D: mi dispiace di lasciarvi con un capitolo penoso come questo, ma non ho potuto fare di meglio. Spero che gradiate comunque :)
Ci rivediamo al prossimo capitolo!
Ciao a turuturututti
~ H.

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