Tieniti forte

4 2 0
                                    

Una parte di me sperava che fosse nuovamente Daniele, anche perché era stato lui l'ultima volta a suonarmi ad un orario discutibile.

Sbagliavo forse a sperarlo?

Quando aprii la porta, capii che non si trattava di lui.
Dovevo ammetere di esserci rimasta male.

Mi trovai davanti il portinaio, il signor Manfredi, con la sua espressione burbera e gli occhiali che gli scivolavano sempre sul naso. Teneva tra le mani una busta, una di quelle di carta.

«Signorina Mancini» disse con il suo solito tono brusco, «un suo amico mi ha chiesto di consegnarle questa. Era di fretta e non ha potuto aspettare.»
Mi porse la busta e io, ancora stordita, la presi senza dire una parola.

«Un mio amico?» chiesi con un filo di voce, cercando di capire di chi potesse trattarsi. Ma il signor Manfredi si limitò a scrollare le spalle.

«Sì, sì, un giovane dai capelli biondi. Mi ha detto solo di consegnarla e che sapeva che l'avrebbe ricevuta» aggiunse, facendo già un passo indietro verso il corridoio. «Buona serata, signorina.» E se ne andò, lasciandomi con più domande che risposte.

Chiusi la porta e mi appoggiai contro di essa, stringendo la busta tra le mani. Il cuore mi batteva forte, e un senso di inquietudine si faceva strada dentro di me. Avevo un’idea piuttosto chiara di chi potesse essere quel "amico", e non mi piaceva per niente.

Mi sedetti sul divano, poggiando la borsa accanto a me. Ci vollero alcuni secondi prima che trovassi il coraggio di aprirla.
Era perfettamente spillata.

Le spille si aprirono lentamente, rivelando un'altra busta, una di quelle che solitamente si usano per le lettere.
Vicino invece c'era un piccolo foglio di carta ripiegato su sé stesso.
Mi concentrai prima sul foglio e iniziai ad aprirlo lentamente, l'ansia che mi divorava.

"Grazie di tutto, scricciolo."

Queste erano le parole scritte sul quel foglio.
Una semplice frase su un piccolo pezzettino di carta, eppure, seppur così semplice mi provocò una strana sensazione alla stomaco.

Con le mani tremanti, strappai il bordo della busta bianca. All'interno, delle carte.
Non sapevo cosa aspettarmi.
Quando lo tirai fuori, un fascio di banconote sbiadite si svelò davanti ai miei occhi: settecento euro.

I soldi sembravano urlare nella loro assurda abbondanza, un richiamo che non potevo ignorare. In mezzo a quel caos di pensieri, il nome di Daniele mi si affacciò nella mente. Doveva essere stato lui.
Lui mi chiamava in quel modo.
Ma perché?
Gli avevo accennato dell'affitto, sì, ma non aveva motivi per mandarmi quei soldi, erano troppi.

Un nodo mi si formò in gola.

La sensazione di quel denaro tra le mani mi faceva male più di quanto avessi immaginato. Eppure, in quel momento, mi sentii come se un peso fosse stato tolto dalle mie spalle, ma anche come se qualcosa di più grande fosse ormai inevitabile.

Chiusi gli occhi per un istante, lasciando che quel piccolo gesto di Daniele le penetrasse nel cuore.

Non volevo quei soldi, non li avrei mai presi. Non avrei mai accettato un gesto del genere.

Sapevo di doverli restituire, e in fretta.
Se c'era una cosa che non potevo permettermi, era di prendere una decisione impulsiva che avrebbe messo a rischio tutto. Ma come restituirli? Non era che li potessi restituire come se nulla fosse. Daniele sembrava... non esserci.

Era un fantasma che mi osservava da lontano, sempre più sfocato. La sua presenza, come una nuvola oscura, mi appesantiva. Avevo provato a cercarlo, ma come sempre, spariva.

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: a day ago ⏰

Aggiungi questa storia alla tua Biblioteca per ricevere una notifica quando verrà pubblicata la prossima parte!

L'ultimo giorno d'inverno Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora