Luci della città

11 3 1
                                        


Il bar era affollato e pieno di vita quella sera, con le luci calde che riverberavano sui tavolini in marmo e la musica che pulsava in sottofondo, mescolandosi al chiacchiericcio delle persone intorno a noi.

Mi sentivo quasi fuori posto in mezzo a quel brusio di risate e brindisi, come se avessi lasciato dietro di me una parte di me stessa che non si sarebbe mai adattata di nuovo a quelle serate spensierate.

Federica, invece, era nel suo elemento: i suoi occhi brillavano di entusiasmo mentre raccontava l'ultima avventura che aveva vissuto con il suo ragazzo.

«E poi mi ha detto che non si aspettava che sapessi sciare così bene!» rise, battendosi una mano sulla coscia come faceva sempre quando qualcosa la divertiva sul serio.

Le sorrisi, anche se la mia mente vagava lontano.
Il bicchiere di spritz davanti a me rimaneva praticamente intatto, e io giocherellavo con lo stelo, tracciando piccoli cerchi sulla superficie appannata.
«Ma è ovvio che sai sciare bene.» risposi con un tono di voce che non riusciva a imitare del tutto il suo entusiasmo.
«Ti ho vista in azione, ricordi?»

Federica mi osservò per un attimo, il suo sguardo si addolcì. Sapeva quanto mi fosse difficile ritrovare la leggerezza, anche se non diceva nulla per non ferirmi.
«Nina.» iniziò piano, ma prima che potesse aggiungere altro, una presenza ben nota si materializzò accanto a noi.

«Ehi, ragazze!» La voce di Luigi tagliò l'aria come un coltello affilato, carica di quell'energia sfacciata che mi faceva sempre alzare gli occhi al cielo. Aveva un sorriso sicuro stampato sul viso, le mani infilate nelle tasche della giacca, e si comportava come se la sala intera gli appartenesse.

Mi sentii istintivamente irrigidire. Non era la prima volta che Luigi tentava di avvicinarsi con l'intento di stabilire un qualche tipo di connessione, come se pensasse che bastassero qualche battuta e un drink pagato per farmi dimenticare tutto. Ero sicura che per molti avrebbe funzionato, ma non per me.

«Ciao, Luigi.» dissi, mantenendo il tono neutro, sperando che cogliesse il mio scarso interesse. Ma lui non colse, ovviamente.

Osservò il calice di spritz.
«Allora, Nina, vuoi che ti offra qualcosa di un po' più forte?» domandò, il suo sguardo che cercava di catturare il mio.
«Magari qualcosa che ti faccia dimenticare questo ambiente così noioso?»

Mi voltai lentamente, incontrando i suoi occhi. Sapevo che per lui tutto era un gioco, una scommessa costante per vedere fin dove poteva spingersi. Era il tipo che non si arrendeva facilmente, ma non avevo né voglia né pazienza di affrontarlo stasera.

Doveva imparare a limitarsi ad avere un semplice rapporto tra colleghi.

«Apprezzo l'offerta.» risposi con un mezzo sorriso che non arrivò mai ai miei occhi.
«Ma penso di star bene con quello che ho.» Alzai il mio bicchiere mezzo pieno per sottolineare le mie parole.

«Dai, su, non essere così fredda.» insistette, avvicinandosi di un passo, troppo sicuro di sé per accorgersi del disagio che si era insinuato tra noi.
«Solo un drink, tanto per passare una serata più... vivace.»

Federica mi guardò con una nota di preoccupazione, come se temesse che avrei potuto scattare o fare una scenata.
Ma non ne avevo bisogno.
In quei momenti, sapevo come mettere i confini senza far vibrare la voce di emozioni troppo forti.

«Luigi» dissi piano, cercando di scegliere le parole con cura.
«Ho bisogno che tu capisca una cosa: non cerco nulla e nessuno al momento, nemmeno una serata vivace. Preferisco restare così. Ti auguro di trovare qualcuna che apprezzi la tua compagnia, ma quella persona non sono io.»
I miei occhi si fissarono nei suoi, lasciando che capisse che ogni mia parola era una linea invalicabile.

L'ultimo giorno d'inverno Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora