Capitolo 6 - Ombre nascoste

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Prima che potessi dire altro, il ragazzo di fronte a me scosse la testa ridendo.

«È un piacere rivederti... Delia, giusto?» disse, passandosi una mano sulla maglietta bagnata.

Sorrisi annuendo, sorpresa che si ricordasse di me.

«Sì, esatto. E tu...?» chiesi, lasciando la domanda in sospeso mentre lo osservavo, sperando che si presentasse.

«Drew.» rispose, tendendomi la mano, come per sigillare l'incontro con una stretta formale.

«Drew il poliziotto.» ripetei scherzosamente, stringendogli la mano.

Lui rise, lanciandomi uno sguardo complice.

«Comunque volevo scusarmi, giuro che non l'ho fatto di proposito.» aggiunsi con un sorriso imbarazzato, lasciando la sua presa e incrociando le braccia contro l'abito scuro che stavo indossando.

«Ne dubito.» replicò lui con ironia, proseguendo subito dopo.

«Devo dire che non è esattamente il tipo di incontro che mi aspettavo.» ammise, senza distogliere per un attimo gli occhi chiari da me, mentre stringeva il bicchiere ormai mezzo vuoto.

L'anello sul suo indice brillò per un attimo sotto le luci sopra di noi, e io rimasi a fissarlo, ipnotizzata da quel riflesso.

Annuii, trovando anch'io incredibile l'assurdità di quell'incontro e la sua modalità decisamente bizzarra. Portland era una città abbastanza grande, quindi incrociarci per ben due volte in una sola settimana parve quasi surreale, vista la vastità dei suoi quartieri e la varietà dei luoghi in cui la gente si poteva trovare a ogni ora del giorno e della notte.
Anche se, forse, c'era da considerare che entrambi i nostri ambienti lavorativi, fatti di turni imprevedibili e punti di ritrovo comuni, poteva a volte rendere la città molto più piccola di quanto sembrasse.

Decisi di mantenere un tono leggero con lui; percepii di potermelo permettere.

«E quale tipo di incontro ti aspettavi?» ripetei ciò che disse ma in tono interrogativo, con un tocco di curiosità nella voce e uno sguardo lievemente malizioso.

Drew mi lanciò un'occhiata compiaciuta, ma prima che potesse rispondere, una voce alle mie spalle richiamò la mia attenzione: Thomas mi stava chiamando, facendo cenno con la mano di raggiungerli.

«Sembra che il tuo pubblico ti reclami.» disse sorridendo, indicando con il capo il gruppo di ragazzi alle mie spalle.

Abbassai lo sguardo sorridendo, un po' imbarazzata, mordendomi il labbro inferiore. «Beh, è stato un piacere, Drew.»

Gli rivolsi un ultimo sorriso e mi voltai per tornare al tavolo, ma prima di poter fare un ulteriore passo in avanti la sua voce mi fece fermare, costringendomi a voltarmi nuovamente verso di lui.

«Mi farebbe piacere lasciarti il mio numero, sempre se questo non ti crea disagio.»

Mi lasciai scappare un sorriso a trentadue denti, rimasta piacevolmente sorpresa dalla sua iniziativa.

Ero sempre stata una ragazza solitaria e un po' introversa, ma dentro di me sentii che era giunto il momento di aprirmi a nuove esperienze e opportunità, godendomi di più i miei ventitré anni e pensando un po' meno alla crudeltà del lavoro e ai traumi casalinghi dai quali non mi ero mai del tutto ripresa.

«Certo, volentieri.» mi limitai a rispondere, curvando le labbra in un sorriso.

Il ragazzo appoggiò il bicchiere sul bancone del bar, afferrò al volo un tovagliolo di carta e chiese una penna al bartender. Chinò la testa verso il tavolo di legno, e io mi avvicinai a lui, osservandolo in silenzio.

Echoes ; Nicholas Chavez Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora