Capitolo 11 - Motel

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Restammo avvolti nel buio, uno di fronte all'altro, immobili, mentre sentivamo i passi dei medici avvicinarsi sempre di più. Il nostro fiato si mescolava nell'aria, cercando di non fare rumore, e per un attimo sembrò che il tempo si fosse fermato.

Sentii il suo corpo vicino al mio, quel contatto mi fece bruciare il viso dall'imbarazzo, come se ogni fibra del mio essere fosse in allerta. In quel breve istante di vicinanza, la paura e la tensione si mescolavano con qualcosa di inaspettato, un'emozione che non sapevo come definire.

Il gruppo passò, ignaro della nostra presenza, e solo quando i loro passi si affievolirono nel corridoio, osammo respirare di nuovo. Con lo stesso passo furtivo, riprendemmo la nostra marcia, consapevoli che il rischio di essere scoperti non era mai stato così alto.

Continuai a guardare dietro di me, controllando che nessuno ci vedesse. Quando mi rivoltai, vidi Nicholas, di fronte a me, che mi porse la mano. La guardai, aperta e in attesa, verso la mia figura. Esitai per un attimo, poi alzai lo sguardo e incontrai i suoi occhi scuri. Quando decisi di stringerla, sentii un'immediata sensazione di sicurezza: la presa era forte, ma non opprimente. Nicholas tornò a guardare la strada davanti a sé, guidando il nostro cammino.

Continuai a rimanere dietro di lui, la mano ancora stretta nella sua, ma con una distanza che mi permetteva di seguire ogni suo passo senza interferire. Ogni tanto, il mio sguardo tornava a posarsi sulle nostre mani unite, notando la forza con cui lui la stringeva, un legame che sembrava esserci sempre stato, ma che ora, in quel momento di fuga, sembrava ancora più importante. La nostra camminata silenziosa proseguiva, ma l'intensità del contatto era qualcosa che non riuscivo a ignorare.

Finalmente uscimmo dal Willow Creek, scivolando nell'oscurità della notte. La piazza antistante era avvolta in un'atmosfera silenziosa, illuminata dal chiarore della luna piena che rendeva tutto nitido e surreale. La luce argentea si rifletteva sui ciottoli del pavimento, mentre gli alberi, alti e fitti, si innalzavano appena a pochi passi dal parcheggio. Dietro, la boscaglia si estendeva vasta e misteriosa, un muro di vegetazione che nascondeva ogni traccia di vita, facendo sembrare tutto il paesaggio più remoto e isolato. Il vento leggero muoveva le foglie, creando un sottofondo di sussurri lontani, mentre il rumore dei nostri passi si mescolava al silenzio della notte.

Iniziammo a correre, l'aria fresca della sera portava con sé un senso di libertà. I nostri respiri si facevano più veloci, ma non ci fermavamo, spinti dall'adrenalina e dal bisogno di scappare, di fuggire.

Feci strada a Nicholas, raggiungendo velocemente la mia auto nera. Prima di salire a bordo, il ragazzo si guardò attorno, il mento alto e gli occhi indirizzati verso gli alberi folti e verdi. Inspirò l'aria pungente della notte, chiudendo per un attimo gli occhi, come per assaporare quel momento, per sentire la libertà che finalmente gli sfiorava la pelle. Sembrava voler catturare l'essenza di quella fuga, come se fosse consapevole che, per un attimo, la sua vita fosse davvero nelle sue mani, senza catene, senza restrizioni. Il silenzio della notte lo avvolgeva, e il mondo sembrava fermarsi mentre lui respirava, per poi riaprirli e tornare con determinazione al presente.

«Ehi, voi!» urlò una figura lontana, probabilmente un infermiere in pausa, appena uscito dalla porta del Willow Creek per fumarsi una sigaretta.

«Sali!» ordinai al ragazzo, che entrò nell'auto con un rapido movimento.

Accesi il veicolo, e il suono del motore ruggì, vibrando sotto di noi. L'infermiere corse verso la nostra direzione come una furia e, quando ci raggiunse, sbatté la mano sul finestrino numerose volte, gridando di uscire dall'auto e cercando di aprire il veicolo, strattonando la maniglia della portiera con forza.

L'auto scattò in avanti, scivolando veloce sull'asfalto e sfrecciando fuori dal parcheggio. I miei occhi si fissarono sullo specchietto retrovisore, dove l'uomo, intento a raggiungerci correndo, si allontanava sempre di più, fallendo nella sua impresa.

Echoes ; Nicholas Chavez Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora