Lo seminai, il battito del mio cuore che risuonava nelle orecchie, e finalmente riuscì a trovare l'uscita del parco.
Feci qualche passo più veloce, il respiro affannoso, e appena raggiunsi la strada, senza nemmeno voltarmi indietro, sfrecciai verso casa di Carmen.
Una volta arrivata, non persi tempo: entrai di corsa, afferrai le chiavi dell'auto, e senza nemmeno cambiare i vestiti, mi misi al volante. La paura ancora mi scuoteva, ma la determinazione di raggiungere il Willow Creek mi spingeva a non fermarmi.
Forse trascorrere del tempo a lavoro mi permetteva di restare in un posto protetto, al sicuro. C'erano guardie in quasi ogni angolo, e non era così facile addentrarsi lì dentro. La scelta di rimanere il più a lungo possibile dentro l'ospedale mi sembrò la più appropriata. Un'illusione, forse, ma almeno lì avevo il controllo, o almeno così mi piaceva pensare.
Mentre guidavo, sentivo le braccia e le gambe tremare incontrollabilmente, rendendomi difficile mantenere il controllo. Cambiare casa e quartiere non era bastato, non era abbastanza: era riuscito a trovarmi di nuovo, come se conoscesse ogni mia minima mossa, ogni singolo passo che decidevo di compiere.
Era incredibile pensare a come fossi riuscita a scampare a quella misteriosa figura per ben tre volte, come se un angelo custode vegliasse su di me, pronto a intervenire ogni volta che il pericolo si faceva vicino. Ma sapevo, nel profondo, che quella fortuna non sarebbe durata per sempre; prima o poi sarebbe arrivato il momento in cui mi avrebbe presa, e non ci sarebbe stato più modo di sfuggirgli.
Non appena misi piede all'istituto, proseguii di corsa verso la sala comune, finché non mi scontrai con una figura imponente: il direttore Fisher.
«Delia! Cosa ci fai qui?» domandò l'uomo, afferrandomi il braccio con una stretta decisamente troppo forte, costringendomi a fermarmi.
Lo guardai, mentre mi sorrideva, mostrando una dentatura perfetta e un sorriso esageratamente vivace, in netto contrasto con l'oscurità e il terrore che permeavano quel luogo.
«Thomas non l'ha informata? Ho deciso di fare degli straordinari per darvi una mano, vista la carenza di personale.» risposi, visibilmente confusa di fronte alla sua disinformazione.
L'uomo lasciò la presa sul mio braccio e mi fissò per un istante. Poi, con uno scatto improvviso che mi fece sobbalzare, alzò leggermente le mani.
«Ma certo!» esclamò, mantenendo il sorriso.
«Che sbadato! Mi serve proprio un po' di riposo.» aggiunse, scuotendo la testa leggermente grigia.
Fisher aveva un modo di fare ambiguo, come se ogni suo gesto fosse studiato per apparire amichevole, ma con un'intenzione ben diversa nascosta sotto la superficie. Mi scrutava con quell'aria esuberante, quasi esagerata, che però non riusciva a ingannarmi. Sapevo bene cosa si celava davvero dietro il sorriso smagliante che sfoggiava, quel sorriso che sembrava voler coprire, senza riuscirci, l'oscurità che si nascondeva nel suo sguardo. I suoi occhi erano freddi, vuoti e disinteressati, come se vedessero ogni cosa come semplice materiale su cui sperimentare.
Dopo tutto ciò che avevo visto: le torture disumane, esperimenti senza scrupoli, violenze soffocate dalle mura spesse, ero ormai certa che ogni tratto gentile fosse solo un'altra maschera indossata. In quell'istante, mentre continuò a osservarmi con il suo falso calore, capii che per lui io non ero altro che un'altra variabile, una pedina sacrificabile in un gioco crudele di cui solo lui conosceva le regole.
Riuscii finalmente a sottrarmi alla sua presenza, accampando la scusa di essere in ritardo per l'inizio del turno. Lui mi lasciò andare, ma continuò a studiare ogni mio movimento mentre mi allontanavo.
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Echoes ; Nicholas Chavez
Mystery / ThrillerDelia, una giovane studentessa di infermieristica, inizia un tirocinio presso il Willow Creek Asylum, uno degli ospedali psichiatrici più antichi e controversi dell'Oregon. Sebbene l'istituto sembri un centro riabilitativo per pazienti con disturbi...