Capitolo 3

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So che Aspen era felicissima di incontrare la grande mandria. Era guidata da uno stallone forte e si sentiva più sicura di quanto non si sentisse da molto tempo. Anche mia madre era contenta, per le sue ragioni: poteva affidare la sua indesiderata responsabilità alla loro cavalla guida.

Ma eravamo rimasti soli per così tanto tempo, solo noi cinque, che non potevo fare altro che fissare gli altri cavalli, sia eccitati che spaventati. Quando Strider venne a incontrarmi, mi sentivo a disagio come un puledro dalle zampe magre.

Una mattina Esperanza vide dei cavalli all'orizzonte. Stavano pascolando, muovendosi lentamente, sparsi sulle pianure.

Nel corso della giornata, si avvicinarono, senza fretta. Esperanza li osservò, sollevando la testa dall'erba verde così spesso che sua madre alla fine si avvicinò e le diede un colpetto sulla spalla, poi cominciò a brucare se stessa, come se stesse insegnando a un puledro come mangiare.

A disagio, sapendo che era maleducato fissare gli altri, Esperanza cercò di brucare, ma era dura. Era una mandria numerosa. Più si avvicinavano, più si rendeva conto di non essere mai stata in mezzo a così tanti cavalli, non aveva mai visto così tanti cavalli in un posto solo prima.

C'erano così tanti puledri di un anno che se ne stavano da una parte, giocando e pascolando, appena interessati alle nuove fattrici. Le fattrici con i puledri formavano un gruppo a sé, peró.

Lo stallone saltellava intorno alla sua mandria, fermandosi a brucare di tanto in tanto, ma sempre in movimento, con la testa alta, vigile e protettivo. Non c'era vento. Sollevò

la testa, cercando di annusarli, ma poi scosse la criniera irritato. Era impossibile perché l'aria era troppo ferma. Avrebbe dovuto avvicinarsi.

Esperanza lo guardò. Era un grulla alto e bello, di quello strano colore della corteccia di cedro tra il marrone e il grigio. Quando finalmente si avvicinarono abbastanza da annusarsi, Esperanza lo vide ricomporsi, i muscoli tesi mentre inarcava il collo. Raschiò il terreno, strillando un richiamo acuto che echeggiò contro le colline lontane. Quando non ci fu risposta, si voltò, tutti i suoi atteggiamenti si rilassarono mentre li osservava, la testa alta.

Esperanza capì. Era finalmente sicuro che non ci fosse nessuno stallone con loro, che non avrebbe dovuto combattere. Si avvicinò a loro con cautela, camminando rispettosamente verso Alma per prima, intuendo correttamente che era la cavalla guida di questo gruppo.

Esperanza rimase immobile, tenendo la testa rispettosamente bassa. Aspen e gli altri erano altrettanto cortesi.

Le cavalle e i giovani stalloni ora li guardavano tutti, osservando e aspettando di vedere cosa

Alma sarebbe andata bene. Anche i puledri avevano alzato lo sguardo.

Lo stallone si sporse, consentendo ad Alma di sentire il suo alito e la sua pelle. Esperanza riusciva a percepire un forte odore familiare da dove si trovava, un po' distante da sua madre. Non solo lo stallone era del colore della corteccia di cedro, ma l'odore di cedro si appiccicava anche al suo mantello. Quella mandria era appena scesa dalle montagne?

Cedar girò intorno ad Alma. Lei stava dritta, ma Esperanza sapeva che sua madre probabilmente stava tremando. Era timida. Tuttavia, mantenne la sua posizione, e quando Cedar allungò di nuovo la mano, lei tese il muso verso il suo.

In quel momento una cavalla si fece avanti dalla mandria, seguita da uno stallone semi-adulto. La cavalla era splendente, nera come il carbone, e così anche suo figlio. Aveva un'andatura audace e galoppante.

Il giovane stallone non aveva alcuna macchia bianca. Perfino la sua criniera e la sua coda erano scure come il cielo notturno. Seguì la madre per un tratto, poi si fermò quando lei si diresse dritta verso Alma.

Origini dello spirito, EsperanzaWhere stories live. Discover now