Capitolo 3: Sotto il cielo stellato

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La sera era scesa sul villaggio come una coperta di velluto, punteggiata da migliaia di stelle che brillavano nel cielo limpido. Emily, avvolta in una coperta di lana, si era sistemata sulla veranda della sua casetta con una tazza di tè caldo tra le mani. Era la sua nuova routine: osservare le stelle, ascoltare il silenzio e cercare di riordinare i suoi pensieri. Ma quella notte, il silenzio sembrava più pesante, interrotto solo dal fruscio delle foglie mosse dal vento.

Non poteva ignorare il tumulto che provava ogni volta che pensava a Nicolas. C'era qualcosa in lui che la faceva sentire viva, ma allo stesso tempo vulnerabile. Era come se lui fosse una forza della natura, difficile da avvicinare, ma impossibile da ignorare.

Mentre sorseggiava il tè, un’ombra si mosse lungo il sentiero davanti alla sua casa. Emily si irrigidì, il cuore che batteva più forte. Si alzò lentamente, la coperta che le scivolava dalle spalle. Riconobbe subito la figura alta e slanciata di Nicolas, il suo passo sicuro che sembrava quasi un’estensione del silenzio circostante.

«Non pensavo che avessi compagnia stasera,» disse Nicolas quando i loro sguardi si incrociarono. La sua voce era bassa, con un tono che sembrava carico di qualcosa di non detto.

Emily fece un passo avanti, lasciando la tazza sul parapetto. «Non pensavo di averti invitato,» rispose con un sorriso che sperava mascherasse il suo nervosismo.

Nicolas si fermò ai margini del sentiero, le mani infilate nelle tasche del suo cappotto. «Eppure sono qui.»

Per un momento, rimasero in silenzio, come se entrambi stessero cercando di decifrare l'altro. Poi, con un gesto rapido, Nicolas indicò il cielo sopra di loro. «Non si vedono stelle così a Milano o New York. È uno dei pochi privilegi di vivere in un posto come questo.»

Emily alzò lo sguardo, lasciandosi incantare dalle migliaia di puntini luminosi che punteggiavano l'oscurità. «Hai ragione,» mormorò. «Non mi sono mai fermata a guardarle davvero prima di venire qui.»

«La città non ti insegna a guardare in alto,» disse Nicolas, con un tono che aveva un'eco di malinconia. «Ti tiene la testa bassa, sempre concentrata su qualcosa che non conta davvero.»

Emily lo guardò di nuovo. «E tu? Perché sei qui? È per fuggire da qualcosa o per trovare qualcosa?»

Lui rimase in silenzio per un lungo momento, poi fece un passo avanti, entrando nel cerchio di luce proiettato dalla lampada sulla veranda. I suoi occhi erano scuri e profondi, e la sua espressione era indecifrabile. «Forse entrambe le cose.»

Emily non sapeva cosa dire. Per la prima volta, sentì la distanza tra loro come qualcosa di tangibile, una barriera invisibile fatta di passato e dolore. Ma invece di indietreggiare, decise di avvicinarsi.

«Vuoi salire?» chiese, indicando la veranda.

Nicolas la guardò per un istante, come se stesse valutando la proposta. Poi annuì lentamente e salì i gradini con passo deciso. Emily lo fece accomodare su una delle sedie di legno, poi si avvolse di nuovo nella coperta e si sedette accanto a lui.

Per qualche minuto non parlarono, lasciando che il silenzio parlasse al loro posto. Emily si rese conto che, per quanto lo trovasse intrigante, Nicolas era anche un enigma difficile da decifrare. Eppure, c’era qualcosa nella sua presenza che le dava una strana sensazione di conforto.

«Cosa facevi prima?» chiese infine, rompendo il silenzio.

Nicolas la guardò, un lampo di esitazione nei suoi occhi. «Ero un musicista.»

Emily alzò le sopracciglia, sorpresa. «Davvero?»

Lui annuì, ma non aggiunse altro.

«Perché hai smesso?» chiese con cautela.

L'incontro che cambiò tuttoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora