Capitolo 4: La notte nel rifugio

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Le giornate nel villaggio sembravano scorrere lente, ma Emily non si lamentava. C’era una semplicità in quella routine che la calmava, come un balsamo per le sue ferite invisibili. Passava le sue mattine a scattare foto nei boschi e i pomeriggi a camminare tra le stradine acciottolate, osservando la vita tranquilla del luogo.

Ma quella sera, il cielo prometteva tempesta. Grandi nuvole grigie si stavano ammassando sopra le montagne, oscurando il sole e creando un’atmosfera quasi inquietante. Emily si affrettò a sistemare la macchina fotografica e a tornare verso casa, ma il sentiero che aveva imboccato sembrava condurla più lontano invece che avvicinarla al villaggio.

Il primo tuono la fece trasalire. Poi, quasi a rispondergli, le prime gocce di pioggia iniziarono a cadere, fredde e insistenti. Emily accelerò il passo, stringendosi il cappotto attorno al corpo, ma la pioggia stava già diventando un diluvio. Fu allora che vide una luce fioca filtrare attraverso gli alberi: una piccola baita in mezzo al nulla.

Senza pensarci due volte, si avvicinò e bussò alla porta. Non si aspettava di trovare nessuno, ma quando la porta si aprì, trovò Nicolas dall’altra parte. Lui la fissò per un istante, sorpreso, prima di allargare la porta per farla entrare.

«Sei bagnata fradicia,» disse, la voce bassa ma con un tono che tradiva una leggera preoccupazione.

«Mi sono persa,» ammise Emily, il respiro ancora affannoso. «E poi è iniziata la pioggia.»

Nicolas annuì, indicando una sedia vicino al camino. «Siediti. Ti preparo qualcosa per scaldarti.»

Emily si lasciò cadere sulla sedia, sentendo il calore del fuoco che cominciava a sciogliere il freddo che le si era insinuato nelle ossa. La baita era semplice ma accogliente, con un grande tappeto che copriva il pavimento di legno e mensole piene di libri e oggetti apparentemente fatti a mano. Sul tavolo c’era una tazza di tè ancora fumante, segno che Nicolas si era appena seduto prima che lei arrivasse.

«Non immaginavo che vivessi qui,» disse Emily, cercando di rompere il silenzio.

Nicolas le lanciò uno sguardo mentre riempiva una tazza con del tè caldo. «Non vivo qui. Questo è il mio rifugio. Ci vengo quando ho bisogno di stare da solo.»

Emily accettò la tazza che lui le porse, il calore che le scaldava le mani. «E stasera? Sei qui per scelta o perché hai bisogno di fuggire?»

Lui fece un leggero sorriso, sedendosi su una sedia di fronte a lei. «Forse entrambe le cose.»

Per un po’, rimasero in silenzio, ascoltando il suono della pioggia che batteva contro il tetto e i vetri. Emily si sentiva stranamente a suo agio, come se quella baita fosse il posto dove doveva essere in quel momento.

«C’è qualcosa di speciale in questo posto,» disse infine, rompendo il silenzio.

Nicolas annuì. «È dove vengo quando ho bisogno di ricordare.»

Emily lo guardò, incuriosita. «Ricordare cosa?»

Lui abbassò lo sguardo sulla tazza tra le mani. «Chi ero prima. E chi voglio essere.»

Quelle parole rimasero sospese nell’aria, cariche di significato. Emily non volle insistere, ma sentiva che Nicolas le stava mostrando una parte di sé che teneva nascosta a tutti gli altri.

«E tu?» chiese lui, sollevando lo sguardo su di lei. «Perché sei qui?»

Emily esitò. Non aveva parlato con nessuno del motivo per cui aveva lasciato la città. Ma con Nicolas, sembrava diverso. «Volevo scappare,» ammise. «Da tutto. Dal rumore, dalle persone. Da me stessa.»

Lui non disse nulla, ma il suo sguardo sembrava parlare per lui. Era come se la capisse, come se vedesse oltre le parole che stava pronunciando.

Il tuono rimbombò ancora, più vicino questa volta, facendo tremare le finestre. Emily si strinse la coperta che Nicolas le aveva dato attorno alle spalle, ma un brivido le percorse comunque la schiena.

L'incontro che cambiò tuttoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora