"Alcune sere io non sto come dovrei, alcune sere io non sto come vorrei, alcune sere non sento il passare del tempo ma ammetto che è lento, ma dove sei?"
Patrizia:
Pensavo a Mattia ogni giorno, ogni singolo giorno della mia esistenza. Le settimane, lente, sembravano interminabili. Puntata dopo puntata lo vedevo realizzarsi, cambiare, fare lo strafottente come sempre.
A volte me lo diceva, sei bellissima Patrì, e io per poco mi ci sentivo. Io e Mattia siamo stati migliori amici per molto tempo, per un periodo mi ero presa una piccola cotta. Il vantaggio di essere amica di Mattia era che mi trattava sempre come una principessa. Di ragazze se ne passava ogni giorno, a me no, mi teneva su un piedistallo. Passavamo tutti i giorni insieme. Un giorno Mattia, era tornato a casa con una ragazza, era la prima volta che ne presentava una a me o a sua madre, ero spaventata da quella figura femminile che teneva per mano, avevo paura potesse prendere il mio posto, ma lui mi rassicurava, nessuna sarà mai come te. Invece avevo ragione io, dopo l'ennesimo litigio in cui aveva preferito lei a me ci eravamo detti, forse implicitamente addio. Bruscamente avevamo chiuso, non parlavamo quasi più, io che per lui ero stata una casa, una famiglia, improvvisamente ero diventata spazzatura. Me n'ero dovuta andare, non ho mai saputo la sua reazione nel vedere la mia stanza vuota. Immagino che un minimo ci fosse rimasto male, perchè nonostante tutto era da me che tornava quando non aveva nessuno. Ero io la donna della sua vita, a volte, quando mi guardava a lungo lo sussurrava.
Mattia non aveva vinto Amici, era arrivato secondo, ma per le strade di Roma si parlava solo di lui, ragazzi e ragazze pronti a fare la fila per ore pur di vederlo. Tante volte avevo avuto la tentazione di congratularmi, ma Elena mi aveva sempre fermato. «Ti farai del male solo sentendo la sua voce» e probabilmente aveva ragione. Sta di fatto che una mattina mi ero svegliata in modo particolarmente positivo e avevo provato a chiamarlo, ma, evidentemente aveva cambiato numero. Nonostante il nostro distacco ero ancora molto legata alla sua famiglia, a sua madre, a sua sorella, e perlomeno ero sicura sul chiamare loro due, per dirgli che ancora c'ero.
«Pronto, sono Patrizia» la voce dalla parte opposta della cornetta esitò a rispondere per qualche secondo.
«Tesoro, quanto ci manchi, come stai?» la voce della mamma di Mattia era evidentemente sorpresa ed emozionata, non mi facevo sentire da tempo.
«Mi mancate anche voi, tutto bene comunque.»
«La scuola? A casa? Quando torni a trovarci?»
La conversazione si era dilungata parecchio, avevamo parlato del mio corso all'università, tra poco avrei cominciato a lavorare come tirocinante in una libreria del centro, la casa era piccola, ma ci si stava bene, le avevo detto che sarei tornata presto a trovarli ma mentivo, non potevo tornare.
«Avevo chiamato per congratularmi con Mattia, mi ha fatto molto piacere sentirti.»
«Ah, vedi Mattia non è a casa, è uscito a festeggiare, sai certi vizi sono duri a morire...» aveva attaccato una risata dolce «so che non siete più in ottimi rapporti, gli dirò che hai chiamato, sono sicura che gli manchi molto, ogni tanto Rebecca ha provato a parlargli di te in questi ultimi anni, ma lui si comportava in modo sempre strano e distaccato, sai com'è fatto...»
«Stai tranquilla, conosco Mattia, un bacio grande, ci sentiamo presto.»
E avevo attaccato, fiera di me stessa per l'azione appena compiuta, tornare a contatto con il mio passato non mi aveva fatto stare poi così male.
Elena era poi entrata nella mia stanza, con una faccia indagatrice, non le dissi niente della telefonata e ce ne andammo insieme a fare un giro in una serata della torrida estate romana.
Mattia:
Ero tornato stanco morto a casa, la serata era andata per le lunghe, devo dire che mi ero divertito, anche parecchio. Essere catapultati nel mondo dello spettacolo all'inizio non è facile, ma io sono nato per questo, per il palco, per la musica.
«Mamma, cosa ci fai ancora sveglia?» mia madre, accovacciata nella poltrona del salotto mi guardava, nei suoi occhi un velo di rimprovero.
«Te la ricordi Patrizia?»
Come potrei dimenticarla, la mia piccolina, ne sono passate molte di persone nella mia vita, eppure a distanza di anni, lei, non me la sono mai dimenticata. Come non mi sono mai dimenticato il dolore, la stretta al cuore che avevo sentito appena avevo suonato alla porta e suo fratello, Giacomo, mi aveva liquidato, dicendo che Patrizia aveva cambiato casa, che non voleva avere più niente a che fare con me. Ero stato giorni, intere settimane in attesa sul terrazzo della mia stanza, sperando che dall'ennesima macchina parcheggiata sotto al mio portone scendesse lei. Il mio orgoglio mi impediva di chiamarla, Giacomo era stato specifico, io non la dovevo più cercare. Non la cercavo, ma l'aspettavo, con gli occhi incollati al vetro, avevo scritto decine di fogli dedicati a lei, era la mia ancora, era più importante di quanto pensassi, e in realtà solo in quel momento me n'ero reso conto.
«Sì ma'.» posai la camicia sul tavolo, mi seddetti accanto a lei.
«Oggi ha chiamato per sentirti, per farti i complimenti, ma tu non c'eri, volevo solo dirtelo il prima possibile. Buonanotte.»
Cercai di prendere la cognizione di ciò che mi aveva detto, erano anni che non si faceva sentire, era tornata proprio nel momento in cui non c'ero. In questi ultimi anni avevo piano piano smesso di pensarla, dopotutto, era lei ad essersene andata, io all'inizio me n'ero fatto un po' una colpa ma poi il rimpianto di non averla più cercata nelle lunghe notti mi logorava, allora avevo cercato di cancellarla, e in alcuni momenti mi convincevo di esserci quasi riuscito. Ora la sua presenza era tornata e aleggiava nelle stanze della casa come un fantasma, la rivedevo rincorrersi con mia sorella Rebecca, a pranzo, cucinare con mia madre, scegliermi i vestiti per gli appuntamenti. Mi mancava da morire.
«Buonanotte mamma.»
Mi chiusi nella mia stanza, buttato sul letto chiusi gli occhi, l'unica immagine che riuscivo a vedere era quella di una ragazzina dal sorriso largo e gli occhi grandi, la mia Patrizia.
Spazio Autrice;
Buonasera a tutti, questo è l'inizio di questa fanfiction, spero vi abbia suscitato anche solo un minimo di interesse.
Aggiornerò al più presto, un abbraccio,
Elisa.
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Can't hold you. [M.B]
Fanfiction«Ci siamo persi e ritrovati molte volte, eppure non ci siamo mai riusciti a prendere.» Ride, di una risata triste, malinconica, ha l'amaro tra le labbra. ||Mattia Briga.