Chapter four. Memories of broken dreams.

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"Ho un nodo in gola. Allora come va?  [...]
Passo le dita sopra le tue rughe quando sorridi e ricalco i tuoi brividi a mani nude."

Mattia:

«Ho rivisto Patrizia.»

Il gelo. Rebecca con gli occhi fissi sulle pagine della rivista, spostò l'attenzione su di me, con tono apprensivo si sedette sul materasso, scrutandomi.

«Beh? Non dici niente?»

«Lo sapevo» posò la rivista sul comodino, accendendo la abat-jour verde accanto a lei, «insomma, due come voi, prima o poi si rincontrano, è destino.»

«Già.» sospirai sedendomi accanto a lei.

«Non è andata bene vero?»

«No no, anzi, è andata benissimo.» ricordai la serata e la gioia nello starle di  nuovo accanto, «quando l'ho rivista era come se non fosse successo niente, come se non fossero passati tutti quegli anni.»

«Credo sia normale.»

«Cosa?» domandai sfilandomi le varie collane d'argento che tenevo al collo.

«Il fatto che non vi portiate rancore, che sia tornato tutto come prima, insomma, due persone che si amavano come voi ...»

Deglutii a fatica. «Amavano?»

«Beh, Mattia, era una cosa ovvia, almeno agli occhi di me e mamma, eravate cotti.» posò una mano sulla mia spalla, «Dipendenti l'uno dall'altro. Indissolubili.»

«Così indissolubili da esserci separati alla prima difficoltà.» Deglutii ancora una volta con forza, ingoiando la frase amara, buttando giù il dolore degli ultimi tempi. Rebecca non rispose, lasciò un tenero bacio sulla guancia sinistra e poi si infilò tra le lenzuola. Mi alzai, trascinandomi con fatica in camera mia. Sulla scrivania, c'era una scatola di cuoio con un biglietto scritto a mano che citava "In ricordo di quando avevi poco ed eri felice. Mamma." Mia madre aveva avuto la brillante idea di farmi immergere nel passato, quando ero un ragazzino, con lo scopo, forse, di rendermi più malinconico di quanto già non fossi. Aprii la scatola, e con non grande sorpresa vi trovai all'interno varie foto, di media e piccola grandezza. Incominciai da quelle che si trovavano più infondo, scavando tra le altre foto. La prima che presi tra le mani fu' quella di mio padre, i capelli lisci e leggermente corti, un sorriso genuino sulle labbra, gli occhi semichiusi per la risata, una camicia bianca di lino. Rideva, quando aveva poco più di trent'anni, innamorato forse, ancora di mia madre. Ne presi altre, in cui mia sorella, tra due sue amiche, era intenta a preparasi per una festa. Poi un'altra ancora, io, con mia sorella al mare, la tenevo in braccio, sorridevamo entrambi. La foto che presi dopo, e quelle successive mi fecero solo stare peggio. In balia di ricordi raccolsi una in cui Patrizia, con i capelli lunghi e corvini, in un vestito nero, era seduta su un muretto, accanto io, maglietta militare, le cingevo la vita.  Migliaia di immagini percorsero la mente, io e lei al mare, mentre ridiamo e parliamo dei viaggi che vorremmo fare. Poi ancora, Patrizia in braccio a me, maglione lungo marrone, i capelli raccolti e due grandi orecchini, io camicia e cardigan blu. Siamo alla festa di mia mamma, tutti i parenti mi facevano i complimenti per la mia fidanzata, e io nonostante sapessi in cuor mio che Patrizia non lo era, li accontentavo sorridendo e tenendole stretta la mano. Prima di chiudere la scatola presi l'ultima foto, sempre Patrizia, i capelli in una treccia, lo sguardo che scruta l'orizzonte, gli occhi tristi, le mani sottili posate sulle gambe. Mi addormentai così, con quegli occhi che non scrutavano l'orizzonte, ma scrutavano me.

Patrizia:

Una volta tornata a casa trovai Elena raggomitolata nella poltrona, in dormiveglia. Non fece domande sulla serata, né chiese perché fossi tornata così tardi, o almeno non fece in tempo, perché io presa da un forte momento di sconforto la salutai frettolosamente e mi chiusi in camera. Ripercorsi con la mente tutti i momenti della serata e mi accorsi di quanto Mattia mi avesse fatto star bene, sentivo nel petto uno strano senso di gioia, mista alla paura di non rivederlo più.

Mi guardai allo specchio, i capelli umidi sulla fronte e le labbra screpolate. Pensai che dovevo essere proprio una stupida a preoccuparmi del mio aspetto fisico in presenza di Mattia, dopo che lui mi aveva visto nelle peggiori situazioni. Infondo io non mi ero mai preoccupata di apparire bella, perché sapevo che ai suoi occhi lo ero sempre e comunque. Mi inorgogliva il fatto che tra tante ragazze che gli andavano dietro lui avesse scelto proprio questo scricciolo un po' impacciato e di certo poco mondano. Nonostante non fossi la sua fidanzata mi sentivo un po' come privilegiata.

Mi spogliai degli indumenti della serata e dopo essermi infilata il mio caro pigiama e essermi legata i capelli mi infilai a letto. Ripassai mentalmente tutte le azioni che avrei dovuto fare il giorno successivo, il lavoro, accompagnare Elena ai suoi provini di danza e poi ... mi venne in mente l'insana (forse) idea, di andare sotto casa di Mattia e rivederlo, dato che non avevo il nuovo numero e mi era impossibile chiamarlo per dargli appuntamento.

Spaventata un po' dall'idea di rivederlo presi sonno.

Sarebbe stato un incontro tra vecchi amici, no?

Spazio Autrice:

Buonasera, scusate il tardo orario per aggiornare ma ho avuto tempo solo ora, grazie alle ragazze che commentano, leggono e votano. La storia piano piano prende forma e qui c'è stato in particolare un ampio spazio riferito ai ricordi di Mattia.

Fatemi sapere cosa ne pensate, un bacione

Elisa.

Can't hold you. [M.B]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora