Chapter seven. Strange confessions.

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"La notte ritorno a casa e io non sono in me. La notte se lei non chiama c'è un bar che fa le tre.

Se tu avessi avuto il tempo per reagire ancora, e tutto ciò che è stato, non colpire ancora. Che io ti vorrei ma non è niente di speciale se non sei con me. Se fossi stata l'unica, ti avrei dato me, ma non sei più la solita ed io non sono in me.

[...] Lo sai, la vita a volte è strana, non va come vorresti te, che è già difficile, sopravvivo nonostante te."

Mattia:

Tornai da Patrizia che mi aspettava annoiata all'ingresso della sala. Aveva un ciuffo dei capelli castani sugli occhi e nel spostarselo aveva un'aria dolcissima. «Andiamo?» mi fece una smorfia, «Ah, ti sei ricordato della mia esistenza,» giocai con una ciocca dei suoi capelli, «gelosa?» si mise a ridere strafottente, «Io? Di te? Ovvio Mattia, ormai dovresti conoscermi.» Cercò di nascondere con il sarcasmo l'evidente rossore che aveva fatto capolino sulle sue guance. Entrammo nella sala, «fila M, umh, posti 12 e 13,» con i biglietti in mano mi indicò una delle ultime file e i posti laterali che ci erano stati assegnati. Si mise seduta in quello più interno, appena poggiata sulla poltroncina bordeaux notai con piacere che la gonna aderente si era alzata sopra il ginocchio lasciando un lembo di pelle della coscia scoperto, un piccolo particolare che la rendeva ancora più sexy di quello che era. «Hai finito?» Patrizia mi lanciò un'occhiataccia e si aggiustò la gonna, «Sì, ho un paio di gambe anche io, sai in questi ultimi anni mi sono cresciute,» rise sarcastica, sbuffai roteando gli occhi, «non me ne fai passare una, al solito,» mi diede un colpetto sulla spalla sinistra, «al solito,» disse sorridendo. In quell'attimo mi sembrò di essere tornati ai vecchi tempi, in cui ridendo e scherzando passavamo le nostre intere giornate, quella sintonia pensavo si fosse persa per sempre, ma ora in quel semplice scambio di frasi era quasi magicamente ricomparsa.

Si spensero le luci e il grande schermo della sala si illuminò, il film parlava di un uomo, che, deluso dalla propria donna, desidera di tornare indietro nel tempo per cambiare il momento in cui l'ha conosciuta e cancellare la loro storia d'amore, una volta ritornato nel passato però, si accorge di star facendo un grande errore, in quanto si scopre sempre e comunque innamorato della stessa donna. Il film si conclude, ovviamente, con la riunione dei due innamorati.

«Pieno di cliché questo film,» sghignazzai una volta terminato, «proprio come piacciono a te.» Patrizia si scostò e mi fece una smorfia, «Beh, sentiamo, signorino, se tornassi indietro nel tempo cambieresti qualcosa della tua vita?»

Sì Patrizia, sì. Lascerei perdere Ludovica, e proverei a metterti sopra il resto, appena saputo del tuo trasloco correrei da te, non farei passare sei lunghi anni, stavolta non sbaglierei te lo giuro.

Patrizia era ancora in attesa di una risposta, mi guardava con le braccia conserte, «Beh, in effetti una cosa ci sareb-»

«Mattia, Patrizia!» Sandro ci venne incontro interrompendomi, «dai venite a ballare.» Patrizia mi guardò sorridendo e mi tirò per il braccio, in poco tempo ci ritrovammo sulla pista da ballo, il cinema infatti, per la prima del film aveva allestito una sala da ballo nella stessa struttura, e ora sulla pista c'era la crème della crème della società italiana, ballerini, attori, imprenditori, cantanti, modelle ... eppure io non riuscivo a non focalizzare la mia attenzione su Patrizia che rideva come una matta e alzava le mani mentre ballava, incitandomi a fare lo stesso.  Passammo un'ora così a ridere e ballare, come ai vecchi tempi.

Dopo un po' mi accorsi della presenza di una bionda, devo dire, bellissima, che mi guardava insistentemente, «Pat, vedo che sei in buona compagnia, ti lascio un secondo, torno subito.» Lasciai Patrizia ballare con Sandro e la sua compagna e mi diressi verso la ragazza. «Posso offrirti qualcosa?» la bionda dalle labbra rosso fuoco, striminzita in un vestito grigio pieno di paillettes mi guardò, «Beh, dipende da cosa hai da offrirmi.» Risi di gusto di fronte alla sua sfacciataggine, «Mattia,» le sussurrai all'orecchio, «Oh, non hai bisogno di presentazioni, fidati, Beatrice comunque, piacere,» si morse il labbro inferiore e mi si avvicinò, dando dei baci sopra il colletto della camicia. «Forse è meglio uscire da qui,» la presi per mano e la portai fuori, ci infilammo dentro la mia macchina. La prima cosa che notai fu' il mazzo di fiori per Patrizia che aveva lasciato sul sedile, prontamente lo scansai mettendolo nel bagagliaio, mi sedetti reclinando il sedile e Beatrice fece lo stesso sedendosi su di me. Incominciammo a baciarci con foga, tirai sul il vestito e lo feci arrivare all'altezza del bacino, lasciando così via libera per il mio lavoro. Diedi un'occhiata all'orologio accanto al volante, le due e mezza, stavo quasi per proporre alla bionda di andare a casa mia ma poi mi ricordai che Patrizia era in macchina con me... merda, Patrizia, erano ore che l'avevo lasciata sola. I miei pensieri vennero offuscati dai continui baci di Beatrice che scendevano sempre più giù, navigando sul petto lasciato scoperto da una camicia semiaperta.

Can't hold you. [M.B]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora