Chapter nine. Is it so wrong?

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"Vorrei spiegarti il motivo per cui sto male e ultimamente faccio fatica anche a ragionare è solo che non riesco più a sognare. Ho solo incubi. [..] Dammi un motivo ed io mi accodo ai problemi tuoi, che almeno mi sfogo così diventano anche i miei. [...] Tu sei il mio modo di sentirmi libero."

                  

Mattia:

L'ascensore si fermò al piano terra. «Sicuro che non hai impegni? Posso chiamare un taxi o Elena.» Le poggiai una mano sul braccio, «stai tranquilla, veramente,» annuì silenziosa per poi prendere il telefono. «A proposito di Elena, fammi chiamare per avvertirla di aprirmi che sto tornando,» portò il telefonò all'orecchio mentre camminavamo verso il parcheggio.

«Ele, che vuol dire che stai da Claudio?» si fermò improvvisamente, «Beh ti avevo detto che non ho le chiavi, no, ormai non posso dormire a casa dei miei, ma ti pare? Come ci vediamo domani, Ele...» chiuse la chiamata e mi guardò scuotendo la testa. «Non ci posso credere, Elena è andata dal suo ragazzo pensando che dato non mi vedeva tornare restassi a dormire dai miei,» mi misi le mani in tasca, «Beh ti accompagno a casa del ragazzo, così prendi le chiavi e torni a casa.» Si sedette sul marciapiede portandosi le mani alle tempie, «no, abita troppo lontano, dai miei non posso dormire, non hanno spazio, la mia camera la danno a mio cugino Nicolò che si ferma la notte con moglie e figlia,» sbuffò sonoramente. Vedendola così affranta mi vennero alla mente tutte le volte che si scordava le chiavi e rimaneva a dormire da me, quante notti le avevo dovuto cedere il mio letto o avevo dovuto dormire in salone per farla restare da me.

«Ho un'idea, ti porto in un posto» le porsi la mano e lei mi guardò, «Matti, almeno che tu non voglia prenotarmi un hotel non posso accettare, hai altro da fare.» Scossi la testa, «Patti, zitta e vieni in macchina, non devo fare proprio niente, il mio amico aspetterà.» Prese la mia mano alzandosi da terra, si pulì il vestito e mi seguì. La vidi sorridere con la coda dell'occhio e quel minimo gesto mi rese più tranquillo. Mi dovevo far perdonare della scorsa serata, del mio solito atteggiamento e passare un po' di tempo insieme sarebbe stata l'occasione giusta.

Salimmo in macchina, «dove mi porti? A qualche festa?» si sistemò i capelli dietro l'orecchio, ridendo. «No, ti porto a casa mia,» accesi il motore. «A casa tua? Beh, non vedo la necessita di andarci in macchina, abiti di fronte a me.» Scossi la testa divertito, «quanto sei stupida, ti porto casa mia e basta, sai anche io sono indipendente che ti credi?» Storse la bocca in una piccola smorfia, «ah, Patti, ti devo dire una cosa,» si girò, «dimmi,» al primo punto di sosta mi fermai, prendendo dei giornali nella tasca del sedile. «L'altra sera ci hanno scattato delle foto, pensano tu sia la mia ragazza,» lo dissi seriamente, pensando a una sua possibile reazione brusca, ma Patrizia incominciò una sonora risata, «che dicano ciò che vogliono, ma poi io e te insieme, questa sì che fa ridere,» risi anche io dietro a lei. La mia risata però aveva un sottofondo amaro, mi sembrava strano immaginarci come una coppia, è vero, ma non a tal punto da riderci  su, come se fosse qualcosa di improbabile e ridicolo. Ripresi la corsa in macchina, «hai qualche altro pezzo da farmi leggere?» tirai su le spalle, «appena arriviamo a casa ti faccio leggere qualcosa, adesso fammi guidare,» Patrizia si accorse della mia freddezza e alzò le mani in segno di resa.

«Prima volevo solo sdrammatizzare la cosa, non so cosa significhi essere famosa, quindi non volevo fartela pesare troppo, non seguo i giornali e per me possiamo essere qualsiasi cosa, insomma, non volevo riderci in quel modo su.» Sospirai e la rassicurai con un sorriso che si rivelò essere puramente di circostanza. Per il resto del viaggio calò un silenzio che mi fece solo riflettere di più, Patrizia guardava fuori dal finestrino e sembrava come sempre assorta nei suoi pensieri. Aveva i capelli leggermente mossi che le cadevano sulla scollatura del vestito. La macchina ormai si era impregnata del suo profumo così tanto da aver cancellato tutte le tracce rimanenti delle ragazze passate per quei sedili. Vederla seduta accanto a me mi portò alla mente un pensiero, quello che tutta la mia vita sembrava fatta apposta per essere ricucita da lei, che quel vuoto aveva preso la sua forma, solo lei poteva colmarlo.

Can't hold you. [M.B]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora