Chapter five. Surprises in the night.

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" Buonanotte, buonanotte amore mio, [...] ti ringrazio per avermi stupito, per avermi giurato che è vero.

Buonanotte fra le stelle e la stanza, per sognarti e per averti vicino e vicino non è ancora abbastanza, la tristezza passerà domattina, [...] Buonanotte, questa notte è per te."

Patrizia:

Mi alzai di malavoglia, indossando alla rinfusa alcuni vestiti lasciati sulla sedia. Mi diressi poi in cucina, dove Elena, stava nervosamente bevendo un caffè.

«Agitata?»

Posò la tazza sul ripiano vicino al lavabo, mi guardò con le sue iridi azzurre, «Si Pat, non sai quanto, vado a prepararmi e poi usciamo.»

«Sì, okay.»

Presi anche io una tazza e la riempii con il caffè avanzato di Elena, non avevo voglia né tempo di prepararne altro, bevetti, posai la tazza nel lavabo e mi diressi in camera di Elena. Le nostre stanze erano piuttosto diverse, la mia, riempita di oggetti, poster e libri non aveva un angolo libero, era tutto disordinato, il che, a dire di Elena, rappresentava anche un po' la mia testa. La sua, invece,era pragmatica e ordinata, come lei. Alle pareti non aveva nulla, se non due grandi fotografie di sua mamma e suo fratello e un disegno fatto a matita che la ritraeva al mare. La scrivania, sgombra di qualsiasi oggetto inutile, aveva sopra solo un computer e una pila di fogli bianchi allineati, il letto matrimoniale, con delle lenzuola verde menta si trovava tra una cassettiera dove teneva l'attrezzatura per la danza, le scarpette, i body, gli strumenti per scaldarsi, vari cd e qualche libro sempre sull'argomento della danza classica, e un armadio a parete pieno di specchi. Elena era lì, sul pavimento intenta a fare una spaccata, indosso, un body nero e delle calze velate grigie.

«Andiamo?» le chiesi, attirando la sua attenzione. «Sì», si alzò da terra, prese il borsone accanto alla porta e ci avviammo verso la mia macchina. Una volta entrate, Elena mi rivelò tutta la sua tensione.

«E se non dovesse andar bene?» spostò una ciocca di capelli biondi dietro l'orecchio pieno di piercing, «insomma, ci saranno altre centinaia di ragazze, direi anche migliori di me, tutti questi anni di sacrifici buttati al vento.» Sbuffò guardando dal finestrino, «Ele, devi stare tranquilla, ti sei impegnata, e come andrà avrai dato sempre del tuo meglio.»Me ne uscii con una frase fatta, ma cosa potevo dire io che non risultasse ipocrita? Io che avevo rinunciato a tutte le cose belle della mia vita, per appunto, l'assurda paura di fallire e perdere, cosa potevo consigliare alla mia migliore amica, che se ne stava lì tremante sul sedile per uno stupido provino che di sicuro avrebbe passato? Io che ero scappata da la sola cosa che mi rendeva sicura, Mattia.

Arrivammo davanti all'edificio dove si sarebbero dovuti tenere i provini, Elena scese, «in bocca al lupo.» Mi sorrise nervosamente, «hai bisogno che ti rivenga a prendere?» si sistemò il borsone sulla spalla, «oh, no, tranquilla, ci vediamo stasera a casa, ti faccio sapere, viene Claudio a prendermi.» Le sorrisi e ripartii verso il centro.

Durante la giornata lavorativa non riuscii più di tanto a concentrarmi dato che, l'idea di andare a trovare Mattia sotto casa sua, non mi lasciava in pace, continuando a frullarmi per la testa. Solo una volta staccato dal lavoro ed essere tornata a casa mi rilassai. Il provino di Elena, era andato bene, come previsto, e nelle prossime settimane ne sarebbero avvenuti altri, per passare poi alle selezioni finali, Elena quindi per il momento era serena, dopo aver passato anche un pomeriggio con il suo ragazzo Claudio. Nel vedermi così sovrappensiero si incuriosii.

«Cosa ti frulla in quella testolina Patti?» Odiavo essere chiamata così, il mio nome, data la sua fastidiosa lunghezza veniva sempre storpiato, Pat, Patti, Titta, insomma veramente in tutti i modi, tra questi il nomignolo appena utilizzato dalla bionda davanti a me era il mio acerrimo nemico. «Quante volte ti ho detto di non chiamarmi così?»

Can't hold you. [M.B]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora