"Protocollo 001: Pianeta Glomarq"
Prendendosi un momento per formulare dei piani adatti al raggiungimento di questo enorme obiettivo, Decadia osservava il gruppo con occhio attento, intanto che una sigaretta pendeva dalle dita di una mano. Sembrava interessato a come si organizzavano, e vedendo persino il fratello minore che conversava con loro, lo fece sorridere da sotto il rivolo di fumo che rilasció poi. C'era un senso di orgoglio personale nel vedere questa sinergia, questo modo di rapportarsi così legato con anche quelli che si erano aggregati da molto poco, a simboleggiare che, forse, il suo lavoro da dio di questo pianeta poteva esser rappresentabile anche così. Voleva dire di essere felice di ciò, ma poi, ampliando il campo visivo anche altrove, c'era altro che gli fece tornare quella sorta di indifferenza demoniaca che lo contraddistingueva. Vedeva sua sorella, Aesir, rimasta per le sue e con le mani appoggiate sotto il mento, mostrava un po' quelli che erano i suoi pensieri: sicuramente, non erano buoni. Egli digrignò i denti, in silenzio, non volendo far vedere un po' la sua debolezza nel trattare la sorella in modo più rispettoso, proprio perché tutti avrebbero avuto modo di guardarlo storto; si sentiva combattuto per la prima volta. «Preoccupato per Aesir, zio?» improvvisamente, la voce giovane di Lucifugo quasi gli fece cadere la sigaretta di mano, sorpreso. Decadia fece quindi per voltarsi, e sospirando debolmente, rispose con un po' più di calma rispetto al solito:«Sai quanto è difficile, soprattutto per me, dirlo a chi non ha mai davvero mostrato rispetto a me. È vero, ho sbagliato tanto con lei... ma non è oggi il giorno in cui devo mostrare il mio disprezzo» quantomeno, l'Erdester riusciva a vedere oltre i problemi che vi stavano in famiglia, e a metterli da parte, fin quando era possibile. Lucifugo annuiva per la sua risposta, mostrando un cenno col capo ad egli di farsi avanti, di dire le cose come stavano a chi di dovere. Lo voleva sorridere, stavolta per davvero, e finalmente di rompere questa orribile situazione nella quale vivevano: se il pianeta era in pericolo, così come si era mostrato, non c'era tempo per mostrare gli strascichi interni. «Dici che lei mi ascolterà?» chiese al Principe, come se non fosse ancora sicuro se davvero Aesir avrebbe voluto un vero confronto col fratello maggiore. Non rispose, a fargli capire che solo la prova effettiva poteva dirgli la verità.
Alla fine, non trovando altre vie d'uscita se non quella di approcciare ad un confronto, alla fine gettò via la sigaretta a terra, e prendendosi un lungo respiro per raccogliere un po' del suo poco buon umore rimasto, fece per avvicinarsi alla sorella. Era in silenzio, a contemplare qualcosa che solo lei pareva essere in grado di vedere, e sedendosi al suo fianco, con un po' di distanza così da darle il suo spazio vitale, infine fece quel passo che gli serviva, dicendo:«Posso parlarti, Aesir? Non è per qualcosa di brutto, ma qualcosa di serio» la Vita non sembrava volenterosa di volgergli lo sguardo, per niente contenta della presenza del fratello, soprattutto a una distanza così ravvicinata. Non volle dire nulla per quel suo atteggiamento distaccato, ma andando dritto al punto:«Senti, io so quanto tu possa odiarmi, e per come ti ho trattato l'altra volta, davanti agli altri e alla tua ragazza, merito il tuo disprezzo» a sentire ciò, quasi le pareva incredibile, senza replica alcuna. Anche dallo sguardo che mostrò, sembrava decisamente sorpresa. «Stai davvero dandoti la colpa di tutto questo, fratello? Siamo sicuri che io stia parlando con il temibile Decadia?» il suo tono, come le parole, erano ricche di sarcasmo, ma assolutamente con la presenza del suo essere incredula. Non le pareva vero che stessero avendo una conversazione di questo tipo, e un po', doveva ammetterlo che la rasserenava. «Sì, ovviamente sono io. Mi rendo conto di quanto sia sbagliato essere così distanti, in un periodo così difficile come questo» confermava nuovamente, annuendo anche. Vedeva come lo sguardo di lei si incrociava con quello proprio, ora potendo guardarsi in faccia. Decadia però non volle desistere, voleva in qualche modo avere una tregua da questo odio reciproco, e magari risanare un rapporto che, in fin dei conti, era sempre stato una piaga a sé. «Io voglio solo un fratello che mi protegga, che mi faccia sentire al sicuro, e col quale posso confrontarmi pacificamente, senza sentirmi uno schifo perché questo agisce in malo modo, con me» disse lei, andando a toccare precisamente quei punti dolenti, che tutt'ora distruggevano quel suo essere serena, dalla mentalità libera da pensieri negativi. Aveva ragione a richiederlo in modo così insistente, e proprio facendosi un poco più avanti, raggiungendo con una mano, la spalla del fratello, oltre ad uno sguardo che indicava quanto lo richiedeva, Decadia sentiva i sensi di colpa raggiungerlo oltre le tempie. Si mordeva l'interno delle guance, quasi a voler reggere nei confronti di questo senso di colpevolezza che lo assaliva. «Io voglio combattere al tuo fianco, per questo pianeta, e per i Decadia. Voglio cambiare... voglio essere al tuo fianco, a difenderti a spada tratta, perché io non posso essere crudele con la mia famiglia» erano parole che uscivano direttamente dal cuore, e l'espressione che mostrava il suo volto, era quella di un uomo affranto, cosciente dei propri errori. Aesir forse, non lo aveva mai visto così abbattuto, e per questo motivo, poteva dire di aver compiuto un ottimo lavoro, puntando a ciò che li divideva totalmente. Per questo motivo, volendo finalmente farsi valere come dea, ma prima di tutto come sorella, fu lei a farsi avanti, cingendo un braccio attorno alla schiena dell'Erdester, e appoggiandosi alla sua spalla, lo guardava da poco sotto il mento, con un sorriso che mai aveva mostrato alla Morte in persona. «E io sarò felice di essere al tuo fianco, coi miei venti ad alimentare il fuoco che risiede dentro di te. Sei il nostro capo, il nostro creatore, dopotutto» cercava di rassicurarlo, di andare oltre le loro differenze e di sorridere a come avrebbero potuto collaborare per il medesimo obiettivo. Non se lo aspettava, ma nel sentire la guancia del fratello sopra la testa, provava una sensazione di protezione che in tutta la sua vita, da lui, mai aveva percepito. «Andiamo là, sorellina. C'è un pianeta da raggiungere, ed una Gemma da ottenere» disse Decadia, dandole una pacca amichevole sulla testa oltre che a sorriderle con rispetto, per la prima volta. Erano fianco a fianco, e una scena come questa, sicuramente, era tutto fuorché immaginabile da chiunque, ma almeno, i loro sorrisi erano sinceri, senza ombra di dubbio.
«Allora, Handert: hai avuto gli ultimi dettagli del posto da raggiungere, da Astreo?» chiese all'altro dio, con questo che, voltandosi verso l'Erdester, annuì un attimo dopo:«Glomarq. Andiamo a casa degli Sterminatori del Vuoto, Valar e Valefor» vi erano quei due nomi che fecero stare sull'attenti sia Thaéris che Lucifugo, per due motivi simili ma ragioni differenti:«Glomarq? Ne abbiamo sentito parlare io e Ziquiel, da Lochzen»
«Ma un attimo! Handert? Quel Valefor? Ma non era a Shirya?» la domanda fatta dal Principe era di certo quella di più rilevante importanza, anche perché alcuni di loro ebbero modo di conoscerlo, durante la traversata nel continente del Fato. Era il bibliotecario di Sovalijeny, assieme al potente principe Stolas, nonché un demone goetico dalla conoscenza molto elevata. «Ah Lucifugo, c'è talmente tanta carne sul fuoco, riguardante il complesso goetico che ci rimarresti con un'emicrania. Nevvero, Malphas?» alla risposta data dalla Distruzione, Decadia annuì sogghignando, essendo lui uno di quei settantadue, prima di diventare creatore di un intero mondo:«Non mi stupirei se Belial avesse conseguito il suo sogno di creare un Inferno tutto suo, per esempio».
Ora, dopo essersi fatti dare la destinazione e la posizione della seconda Gemma della Genosfera, era tempo di decidere chi sarebbe rimasto a Cennet e chi avrebbe compiuto questo viaggio spaziotemporale, alla ricerca dell'artefatto. Vi erano già due volontari: Aesir e Decadia volevano mettersi in gioco assieme, e per questo motivo, anche Thaéris si fece avanti, così da dare un'occhiata ai due fratelli Erdester. Sapeva che avessero raggiunto una tregua, ma voleva essere sicura che fosse rispettata, almeno. Ziquiel era costretto ad esserci, essendo lui quello che avrebbe creato il varco per raggiungere il Glomarq, oltre a fare da tramite tra i due pianeti e con suo padre Astreo, il quale sarebbe rimasto in contatto con lui, pronto ad intervenire nel caso fosse stato necessario. Già adesso erano in quattro, e secondo Handert, sarebbe stato meglio che solo un altro fosse andato con loro. «Handert, vado io, e mi porto anche Lucistos, se per voi non è un problema» sentire la candidatura di Irene, la quale voleva aggiungere persino la più piccola dei due fratelli Morningstar, lasciò un po' tutti interdetti, tranne che la diretta interessata. «Err- mi fido di te, Irene, lo sai. Non saprei però se Kiku possa essere pronta ad andare là, da sola»
«E dai, mamma! Io voglio andare là» c'era una certa insistenza, un volere assoluto da parte della demonessa, e per questo motivo, Anachiel sospirò un attimo, ridacchiando debolmente. «E va bene, e va bene. Alla fine non saresti neache da sola. Rendici fieri, d'accordo? Ti sto dando la possibilità di metterti in gioco, addirittura molti anni prima di quanto tuo fratello ha fatto» il suo essere dubbiosa crollò un attimo dopo, nel vedere anche quello sguardo dolce, supplichevole della figlia, la quale voleva farsi avanti in questo. Anche Lucifugo quindi, volle augurare buona fortuna alla sorella, e stringendola tra le braccia disse, mostrando il suo essere il fratello maggiore, ma con quel rispetto dal quale anche Decadia stesso avrebbe dovuto attingere:«Ricorda, sorellina: non vai là per uccidere, ma per mettere la tua firma su questo miracolo. Compilo, e sappi che mi renderai il ragazzo più felice dell'oltretomba. Io conto su di te, Kiku» ella sentiva il suo confortevole calore, e la fiducia che le riponeva in maniera assoluta, con ciò che le causava un senso di responsabilità importante, rendendosi più grande di quanto fosse, secondo la sua carta d'identità. «La fiducia che riponi in me, è al sicuro con me, Kaiyo» gli diede un pugnetto sul petto, ridacchiando in simultanea col fratello, mostrando quanto il loro legame fosse stretto, composto da rispetto e anche quel fare giovanile che faceva sorridere anche gli adulti.
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Chronicles of a Sin: The Faint Light
FantasyQuanto male fa, sapere che tutta la luce è andata via via scemando verso un'oscurità dalla quale nessuno è mai riemerso? È tutto così in bianco e nero, e gli unici colori visibili sono il blu delle lacrime versate su tutte le scelte sbagliate, ed il...