Capitolo 9

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Jacqueline continuò a guardarsi intorno, ma non c'era proprio alcuna traccia di suo padre. Possibile che non fosse venuto a riprenderla per accompagnarla a casa? Be', in quel caso era proprio spacciata perché non aveva la più pallida idea della strada da percorrere e non credeva che chiedere indicazioni le sarebbe tornato utile, dato che non conosceva nemmeno l'indirizzo. Continuò a cercare, ma purtroppo Dan non c'era davvero, a meno che non fosse ringiovanito di trent'anni e fosse lì, in mezzo a tutti quegli adolescenti. La cosa era in effetti un po' improbabile, così decise di iniziare a camminare per dirigersi verso la strada, sperando di riuscire a intravederlo da lontano. Alcuni studenti si voltarono a guardarla e altri sorrisero, per poi salutarla. Si trattava dei suoi compagni di corso, così forzò un lieve sorriso e ricambiò i saluti di tutti. Le dispiaceva di dover ostentare gentilezza con persone così disponibili, ma era in pensiero per suo padre e giurò a se stessa che si sarebbe fatta perdonare, in qualche modo. Continuò a camminare, fino a quando non sentì il suono di un clacson alla sua destra. «Jackie!» mormorò la voce dell'unica persona che lì a Sydney conosceva il suo vero nome e la ragazza bloccò i suoi passi, cambiando direzione e sentendosi una stupida per non essersi accorta che suo padre era in quella macchina grigia e discreta. Ma come faceva ad avere una macchina?

Rincuorata per aver finalmente trovato Dan, entrò nell'auto e si sedette sul sedile del passeggero, accanto a suo padre, posticipando di qualche minuto la raffica di domande che le frullavano in testa, dal momento che lui stesso iniziò a chiederle come fosse andato il primo giorno di scuola.

«Bene,» sussurrò, mentre lui mise in moto dopo averle appoggiato sulle gambe un sacchetto chiuso che le scaldò la pelle. Lo aprì per curiosità e scoprì che conteneva del cibo da asporto, direttamente da qualche ristorante italiano. Sentì improvvisamente fame e non aspettò nemmeno che Dan la incitasse ad afferrare la forchetta di plastica per mangiare, piombandosi subito sul contenitore con della deliziosa pasta con panna e prosciutto. Lo ringraziò e Dan le accarezzò il viso, dicendole che avrebbe preferito che mangiasse finalmente qualcosa a casa in tutta tranquillità, ma avevano un sacco di commissioni da sbrigare. Le chiese nuovamente come fosse andata a scuola e lei rispose sempre che era andata bene, senza dilungarsi in inutili particolari. Dan sospirò con risentimento, ma decise di non insistere. «Piuttosto, da quando abbiamo una macchina qui in Australia?» chiese finalmente, desiderosa di spostare l'attenzione di suo padre su qualcosa che non fosse la nuova scuola. Si trovava abbastanza bene per il momento, ma davvero non aveva alcuna voglia di parlarne.

Dan sorrise, stringendo leggermente il volante. «Be', sono stato in commissariato dopo che sei entrata a scuola e... niente, il commissario ha pensato bene che potesse servirci. Ovviamente ne comprerò una nostra appena possibile e-»

«Oh, non preoccuparti. L'importante è che non ci siano insegne sulle portiere o la sirena sul tetto,» commentò, rassicurando il padre. Sapeva bene che non potevano permettersi una macchina tutta loro, ma andava bene così, non le importava.

Dan ridacchiò, per poi parcheggiare l'auto nel primo posto libero che trovarono di fronte a una cartoleria. «Speriamo che abbiano già tutti i libri in negozio o dovremo aspettare come minimo qualche settimana,» commentò, tirando fuori dalla tasca dei pantaloni un foglio piegato, probabilmente la lista dei libri fornita loro quella mattina dalla segreteria.

Scesero dalla macchina contemporaneamente e a Jackie venne subito in mente Mia. «Sai, avrei anche bisogno del... del mio vecchio cellulare,» disse, balbettando leggermente. In realtà avrebbe voluto davvero disfarsene, ma se voleva passare inosservata doveva averlo. «Qualcuno potrebbe chiedersi perché a quindici anni non abbia un telefono.»

Dan aprì la bocca, ma la richiuse subito dopo, come se stesse valutando la situazione. Sapeva che Jacqueline aveva ragione: era poco probabile che un'adolescente non possedesse un telefono. Annuì, «Ovviamente dovrai cambiare numero,» pose la sua condizione e Jackie acconsentì senza pensarci due volte.

Daisy || Luke HemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora