Luke sobbalzò nel letto verso le due di notte, sentendo la porta di casa aprirsi lentamente e richiudersi, al piano di sotto. Si mosse lentamente sopra le lenzuola e alzò il busto, cercando di non fare alcun rumore in modo da sentire meglio cosa stesse succedendo. Afferrò subito il cellulare sopra il comodino, pronto a chiamare la polizia, mentre qualcosa di pesante cadde sul pavimento del piano inferiore. Un'imprecazione seguì il tonfo, così Luke scese in fretta le scale, per colpire chiunque fosse appena entrato in casa sua con la prima cosa che gli capitasse in mano. Afferrò uno dei tanti vasi a cui era affezionata sua madre e accese la luce, pronto a spaccare la testa del ladro.
«Luke, sono io,» urlò Liz, il viso distorto in un'espressione di dolore e la mano appoggiata alla nuca. Al buio doveva aver sbattuto la testa da qualche parte, prima ancora che potesse colpirla lui. «Mettilo via,» indicò con un cenno il vaso e Luke si rese conto solo in quel momento che lo stringeva ancora nella mano sollevata a mezz'aria. Lo appoggiò velocemente a terra e si diresse in cucina per prendere del ghiaccio. Chiuse la porta dietro di sé e prese un respiro profondo, chiedendosi perché sua madre fosse tornata a casa, tra l'altro senza suo padre. Doveva essere successo per forza qualcosa, ma Luke decise che non le avrebbe chiesto nulla e, se possibile, non le avrebbe rivolto proprio la parola. Non poteva definirsi proprio arrabbiato con lei, era più che altro deluso dal suo comportamento. Capiva quanto fosse ancora difficile per lei superare il tradimento di sei anni prima del marito, ma non condivideva affatto la sua scelta di abbandonarlo a casa per seguirlo fino in Canada e in tutti i suoi viaggi. Avvolse qualche cubetto di ghiaccio in un panno e lo porse a Liz, dopo essere tornato in salotto. La donna lo afferrò e lo appoggiò sui capelli, per poi sospirare. «Grazie,» sussurrò, alzando il viso verso suo figlio. Lui cercò di mantenere un'espressione impassibile, ma non poteva negare quanto gli fosse mancata in tutti quei mesi. Gli occhi di lei si inumidirono e batté un paio di volte le palpebre come per trattenere le lacrime, ma pochi secondi dopo scoppiò a piangere. Luke non ci pensò due volte ad abbracciarla e lei si lasciò stringere, singhiozzando sul suo petto. «Mi dispiace così tanto, Luke. Non avrei mai dovuto lasciarti per seguire tuo padre e-»
«Cos'è successo?» chiese semplicemente, rinunciando ai suoi precedenti propositi.
«L'ha fatto di nuovo, Luke,» rispose Liz e il ragazzo capì subito a cosa si riferisse. Suo padre l'aveva di nuovo tradita e lei era corsa fra le sue braccia a piangere. In un'altra situazione si sarebbe arrabbiato con lei per essere tornata a Sydney solo perché suo marito l'aveva tradita e non perché sentisse la sua mancanza, ma in quel momento si limitò a stringerla e ad accarezzarle i capelli, come se fosse lui il genitore e non il contrario. «Ti voglio tanto bene, tesoro,» mormorò, quando le lacrime smisero di scorrere sulle sue guance, ma Luke rimase in silenzio. Le voleva bene come a nessun altro, ma non riusciva a dirlo. Proprio quando apriva la bocca gli tornavano in mente tutte le volte in cui l'aveva pregata di non tornare in Canada, le poche volte che era andata a Sydney per trovarlo. «Torna a dormire, ora,» Liz si allontanò dal suo petto, forse un po' risentita per la sua mancata risposta, e Luke tornò nella sua stanza. Appoggiò la testa sul cuscino e si addormentò subito.
La mattina Luke si svegliò al suono della sveglia e si precipitò in cucina, ma rimase deluso quando non trovò Liz. Prima che, però, potesse arrabbiarsi con lei per essersene andata di nuovo, si accorse che un foglietto era attaccato con una calamita al frigorifero. Lo lesse in fretta e si rilassò: Liz era uscita per sbrigare varie commissioni e sarebbe stata di nuovo a casa prima che lui uscisse da scuola.
Fece colazione e, dopo essersi vestito, uscì di casa per dirigersi a scuola, nonostante fosse ancora molto presto. Aveva intenzione di percorrere la strada con calma e, se possibile, godersi la tranquillità del parcheggio della scuola vuoto. Arrivò in pochi minuti davanti alla scuola e, prima che potesse sedersi su qualche muretto, qualcuno lo chiamò vicino al portone di vetro della scuola. Si voltò in quella direzione e, quando vide Calum, evitò di sbuffare solo perché era in compagnia di Chloe e Daisy. Luke e Daisy non si rivolgevano la parola da due settimane, settimane durante le quali Calum aveva cercato di avvicinarsi sempre di più a Daisy per riuscire a conquistarla e uscire con lei. La ragazza non sembrava molto intenzionata a dargli così tanta confidenza ma, nonostante questo, Luke poteva ben immaginare come si sentisse a disagio Chloe a stare con loro due. Camminò lentamente fino al gruppetto e salutò sia Calum che Chloe, evitando invece di rivolgere la parola a Daisy. In realtà gli dispiaceva che lei si fosse arrabbiata alla spiaggia, ma ne aveva approfittato per non legarsi troppo a lei, prima che Calum le spezzasse il cuore come aveva fatto con Chloe. Forse non si era comportato molto bene con lei ed era stato troppo indiscreto con quel suo commento sulla possibile verginità di Daisy, ma andava bene così.
STAI LEGGENDO
Daisy || Luke Hemmings
FanfictionImpazzire non era ciò che la preoccupava. Temeva che Daisy Smith rimpiazzasse Jacqueline Williams e non poteva permetterselo. Sentiva il bisogno di ricordarsi ogni giorno chi fosse lei davvero, stringere quei documenti che portava sempre con sé e ch...