Lo script finale che scandì la calata del sipario dell'ultimo spettacolo non parve inneggiare a una chiusura dell'atto, bensì all'inizio di quella che appariva come un'apatica tragedia. Ma in quale modo il componimento più sentimentalista per antonomasia era preceduto da un aggettivo tale? Semplice. I presenti e tradizionali temi borghesi di carattere adolescenziale, con oggetto un complesso problema di coscienza sviluppato attraverso vicende accentuatamente ricche di pathos, in direzione di una conclusiva catastrofe chiarificatrice, venivano camuffati da espressioni facciali imperturbabili e indifferenti. Un po' come quelle impersonificate da un robot su un palco. Non avendo veri sentimenti all'interno del proprio corpo, le sopracitate macchine perseguivano nel loro imitare la varietà degli avvenimenti meccanicamente. Fu quello che fecero i coetanei che si unirono allo svolgimento dell'opera, anzi ne presero direttamente le redini, trasformando l'inespressività in un tuonare di pura frustrazione e nervosismo. L'inizio delle lezioni di Wooyoung fu quello di San; così come la loro fine. Solamente la ricreazione non fu condivisa. Una cosa simile avrebbe portato battibecchi, lunghe discussioni, scontri fisici, almeno uno scambio velenoso di battute, però non accadde nulla di tutto ciò. Un lungo velo di rassegnazione coprì tutta l'ipotetica rabbia e fece da tappabuchi per l'intera durata del corso delle giornate scolastiche che portò alla famosa tappa di Parigi. Fu l'argomento preferito di tutto l'istituto; non si parlò d'altro, perfino i gossip delle coppie più seguite del momento furono messi al secondo posto. La sua escalation penetrò la falsa quiete.
Tutti erano felici, entusiasti... tranne lo scapestrato duo. Il mondo non aveva intenzione di dare loro tregua, cosicché lentamente anche le pause ricreative vennero intaccate. Nemmeno i docenti parevano essere discreti, essendo più chiacchieroni degli stessi alunni. Wooyoung avrebbe sicuramente fatto parte di quella schiera. Era il sogno di una vita o, meglio, di quella piccola parte di era che aveva vissuto fino a quel momento, ma tutto gli era stato portato via per colpa di qualcosa che non dipendeva neanche dal suo controllo. Naturalmente, Changbin, da bravo amico, tentava di tirargli su il morale, dicendogli che non tutto era perduto e che non sempre avrebbero controllato gli spostamenti del giovane dall'evidente codino. Dopotutto, era una richiesta assurda per una semplice rissa tra scolari, però Wooyoung non la percepiva in quel modo. Per lui, un viaggio non riguardava principalmente l'arrivo in un determinato posto e/o il rimanere lì fisicamente; al contrario, era una trasformazione costante di emozioni che partivano fin dalla sua progettazione e che dipingevano lo stomaco con colori caldi o freddi a seconda dell'ansia che ne scandiva l'avvicinamento sempre più prossimo. Uno stato d'animo che cominciava da dentro e che colpiva anche l'ambiente esterno, dato che era un continuo prepararsi in base al tipo di esperienza che si voleva fare, oggettistica compresa; un'intera agenda apriva le proprie pagine a ogni appunto o evento segnato sul calendario del cellulare. Certo, non tutti vivevano quel tipo di itinerario, però di sicuro per il giovane dalla lunga chioma era così, perciò non si accontentava di metà magia; lui la voleva tutta e, all'ennesima rassicurazione proveniente dal compagno di scuola, ebbe una sorta di attacco nevrotico e sbottò davanti ai rispettivi colleghi, dicendogli di piantarla, perché la vedeva come una giustificazione nei confronti di San, il quale ebbe la geniale idea di seguirlo in corridoio per calmarlo, dicendo una di quelle frasi che fecero arrabbiare ulteriormente il coetaneo e risvegliarono in lui un desiderio represso di ribellione.
-Guarda che dei capelli simili necessitano di un cuoio capelluto in salute e tu lo stai solo stressando con questa rabbia. Sarebbe uno spreco, no? -
Il suo cervello ebbe un'unica risposta a tale concetto: accorciare le ciocche. Che si trattasse di un gesto di dispetto, di un atto di riscatto, di una forma di difesa o di una semplice marachella? Questo aspetto, come già accennato, rimase avvolto nel mistero, poiché la razionalità non fornì alcuna spiegazione al riguardo; tuttavia, la sua volontà di procedere in questo modo era indiscutibile. A ben vedere, sarebbe stata anche una maniera per prendere le distanze da quel personaggio enigmatico che, come un'ombra, faceva visita ai suoi sogni notturni. Tutto sommato, la sua chioma non era altro che un vero e proprio deposito di tutti i ricordi accumulati nel corso della sua esistenza. Chissà se in essa si annidavano addirittura le memorie di quelle già vissute. Magari c'era una parte specifica dei filamenti di capelli dove succedeva maggiormente oppure no, ma tagliandoli, avrebbe tolto ogni dubbio. Per questo prese appuntamento il giorno stesso per avere il primo posto disponibile. Era da un bel po' che sopportava e che aveva subito una conseguenza sull'altra.

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So young, but not so royal
FanfictionTra le pagine di un libro, durante una semplice lettura, si possono vivere un milione di vite, si può combattere lo scorrere del tempo e si può anche amare ciò che non esiste, ma ad un caro prezzo. ["Chiunque viva secondo i propri mezzi, soffre di m...