8 settembre
Il caffè delle macchinette faceva quasi più schifo di quello che preparava chloe la mattina per colazione. Lo buttai nel primo cestino che trovai e uscii.
Avevo bisogno di cambiare aria; da quando avevo parlato con il preside mi sembrava di non riuscire a respirare.
Sapevo che qualcuno mi avrebbe parlato di loro, l'avevo messo in conto quando mi ero trasferita da mia zia. Ma avevo anche pensato, che New York fosse talmente tanto grande e caotica che nessuno si sarebbe perso in chiacchiere e vecchi ricordi."Proprio il preside della mia scuola doveva essere amico dei miei genitori?" Brontolai sovrapensiero, e mi sedetti su uno scalino in pietra che divideva l'entrata della scuola dal cancello principale.
"Uguale a mia madre" pensai. Rabbrividii al solo pensiero di assomigliarle.
Noi due non potevamo essere più diverse. Forse da lei avevo ereditato l'aspetto fisico, gli occhi verdi uguali a quelli di Chloe, e i capelli chiari.
Ma per il resto, non potevamo essere più diverse. Io non avrei mai fatto ciò che lei aveva fatto a me.
Non sarei mai stata così egoista.Sentii alle mie spalle la campanella suonare, questo voleva dire che sarei dovuta andare in classe.
Feci un respiro profondo e mi alzai dal gradino, mi puliti i pantaloni da eventuale polvere e andai verso la porta pensando che non ero nemmeno riuscita a fumare.
Le porte erano in vetro, quindi mi permettevano di vedere la mandria di ragazzi che si rigettavano dalle classi ai propri armadietti.
In meno di pochi minuti, l'atrio deserto, si riempì di un numero incredibile di persone.Feci un altro bel respiro ed entrai.
"Cosa fanno le persone amichevoli quando sono al loro primo giorno di scuola, non conoscono nessuno, vengono da un altro Stato e si sono perse per una scuola che non conoscono?" Mi chiesi, continuando a guardarmi in giro per vedere se riuscivo a trovare l'aula 134 dove sarei dovuta andare alla lezione di letteratura inglese.
"Chiedono aiuto con un bel sorriso!" Mi rispose una strana vocina che avevo in testa.
Si, forse avrei dovuto chiedere aiuto. Per circostanze fortuite vidi un gruppetto di ragazzi, che avranno avuto all'incirca la mia età, venire verso di me.Feci un bel respiro sorrisi e andai incontro al gruppetto che pareva divertirsi molto.
《Ciao, scusate, volevo chiedervi un favore?》 Il gruppo di ragazzi in realtà era composto solo da pochi membri, meno di quanti mi sembrava di vedere da lontano.
《Dimmi tutto》Disse uno dei tre ragazzi che avevo difronte.
Sorrisi.《Non riesco a trovare l'aula 134, sapresti dirmi dov'è?》Ma non ebbi risposta.Il ragazzo dai capelli castani, leggermente ramati, che mi stava davanti non apri bocca.
Troppo occupato a guardarmi le labbra, pensai.《Se vuoi ti accompagno io》Disse un altro ragazzo dalla pelle olivastra, con fare ammiccante.
《Hai lezione con la Davis?》Mi girai, sentendo una voce femminile venire da dietro le mie spalle.
Controllai velocemente il foglio che tenevo in mano, guardando che professoressa fosse quella di letteratura inglese.
《Sì, la Davis》 confermai, guardando la ragazza che nel frattempo si era fermata vicino a me e stava salutando i tre ragazzi che avevo di fronte.
《Allora sei nel mio stesso corso, vieni, stavo giusto andando lì.》Mi fece strada precedendomi.
I suoi lunghi capelli castani leggermente schiarite sulle punte, si muovevano pichiettando sulla sua schiena ad ogni suo passo.
Non proseguimmo per tanto e ci fermammo davanti a una porta in legno verniciata.
Solo quando la ragazza si volto riuscii a vedere il colore dei suoi occhi, uno splendido nocciola chiaro con delle sottili venature di verde che mi ricordarono subito una foglia in autunno.
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Ci vediamo domani?
ChickLitLasciare la sua amata California, per trasferirsi dalla sua giovane zia, non era stata certo una scelta facile per Madison; ma necessaria. Restare a Santa Monica, nella casa dove aveva trascorso la sua infanzia, non poteva più essere un opzione acc...