17 ottobre
Un piccolo locale, abbastanza distante da dove abitavo, fece al caso mio.
Mi sembrava di esserci già stata, ma non ricordavo esattamente come avessi fatto a conoscere quel posto, ne riuscivo a ricordarmi con chi ero stata lì.
Probabilmente con Cameron.
Era lui quello dei posti insoliti."per questa sera andrà benissimo." Pensai, mentre mi guardavo attorno, avvicinandomi al bancone in legno smaltato, del bar.
Era un posto piuttosto buio, esattamente come gli altri bar di new york che frequentavo, con solo delle luci chiare puntate sul bancone e su delle mensole che sorreggevano le bottiglie degli alcolici. Lo associvo involontariamente ad un pub irlandese, forse per via del verde scuro sugli sgabelli e il piano del bancone, anche se di pub non aveva niente a parte i prezzi abbordabili.
Sarei facilmente riuscita a sbronzarmi spendendo meno di quindici dollari.Mi allungai sul bancone per richiamare l'attenzione del barista e ordinare il primo Martini della serata.
Dopo aver bevuto il primo mi sentii subito meglio, più leggera e rilassata. Sembrava quasi che le miei preoccupazioni svanissero come per magia grazie a quella bevanda.
Dopo il secondo, avevo già iniziato a straparlare, raccontando al barista tutti i problemi che mi passavano per la mente.
Dopo il terzo mi ero messa a ballare al centro del locale.Ma improvvisamente un pensiero mi fece smettere di muovermi.
"Chloe." Pensai rattristandomi.
Forse sarei dovuta tornare verso il bancone, prendere le miei cose e tornarmene a casa con la coda tra le gambe, chiedendo perdono a Chloe e supplicandola di non cacciarmi da casa sua.
Si era fatta una certa ora ormai.
Ma chi ci riusciva a camminare in linea retta fino al bar? Io pribabilmente no.Avevo scoperto, nel corso degli anni, che il mio limite massimo di alcool erano quattro, a volte cinque drink, se leggeri, e con quelli bevuti mi ero avvicinata pericolosamente al mio limite.
Sarebbe stato sensato fermarsi.
Rimasi in mezzo alla pista, senza muovermi per una buona manciata di minuti, provando ad usare il mio unico neurone non annebbiato dai fumi del alcool per decidere cosa fare.Si, la scelta era semplice.
E la cosa giusta da fare era andare a casa e chiedere scusa.
Sbuffai pesantemente, e a passi altrettanto pesanti mi trascinai verso il bancone per prendere le mie cose e andarmene.《Non balli più?》mi chiese una voce alle miei spalle.
Una voce che non riuscivo ad associare a nessun mio conoscente.
Mi girai verso il ragazzo e mi sforzai di sorridere, non sapendo come rispondergli.《Ti posso offrire da bere?》mi chiese.
"Mi sta offrendo da bere? Non vorrei sembrare maleducata, forse è meglio accettare. L'educazione prima di tutto." Pensai, mentre osservavo il ragazzo.
Feci un cenno con la testa e sorrisi nuovamente.Il ragazzo era alto, molto alto. Quasi mi metteva in soggezione per la sua struttura possente.
Ed era... biondiccio.
I capelli abbastanza lunghi, mossi e piuttosto arruffati.Gli andai di fianco e mi sedetti su uno di quegli sgabelli con la seduta rivestita in pelle verde.
Lui si voltò, rimanendo con un braccio appoggiato al bancone e mi sorrise.
Aveva un bel sorriso, uno di quei sorrisi da persona che non aveva particolari problemi nella vita.
Uno di quelli da persona rilassata.
Mi piaceva il suo sorriso, ed era quasi contagioso.
Anche i suoi occhi marroni erano sorridenti, tutto il suo viso era allegro in realtà.
Non riuscii a trattenere una risata che provocò una piccola ruga sulla sua fronte.《Ti faccio ridere?》mi chiese divertito, mentre saliva con agilità sullo sgabello affianco al mio.
《Si, a dire il vero si!》dissi ridendo più forte.
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Ci vediamo domani?
ChickLitLasciare la sua amata California, per trasferirsi dalla sua giovane zia, non era stata certo una scelta facile per Madison; ma necessaria. Restare a Santa Monica, nella casa dove aveva trascorso la sua infanzia, non poteva più essere un opzione acc...