Capitolo Quinto

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30 settembre

Mi rifiutavo di alzarmi dal letto quella mattina.
Non avevo alcuna intenzione di farlo, nemmeno per andare a chiudere la finestra che mia zia aveva aperto qualche minuto prima.

Mi limiti a girarmi nel letto e a mettermi il cuscino sulla testa.
La luce che entrava da quella maledetta finestra era accecante e mi faceva pulsare le tempie provocandomi un incredibile mal di testa.

"Non berrò mai più. Lo giuro. Gin tonic del cazzo!" Pensai tra me mentre stringevo più forte il cuscino sulla mia testa.

《Madison!》Sentii urlare Chloe mentre saliva le scale.

Se avessi avuto le forze sarei andata a chiudere la porta della mia camera a chiave, ma alzarmi dal mio comodissimo letto era fuori discussione.

Sentii entrare Chloe nella mia stanza, con quei suoi maledetti tacchi a spillo che facevano un rumore infernale.

《Ti prego vai via!》Protestai da sotto il mio morbido cuscino.

La senti proseguire indisturbata verso la porta finestra e spalancare anche le tende.

《Alzati, avanti》mi ordinò lei dalla finestra.

《Ti prego non ora, Chloe!》Mi rigira nel letto in cerca di un punto non inondato dalla calda luce di fine settembre.

《Non ora? Ieri notte hai vomitato sul mio tappeto da 4.000 dollari. L'unica cosa che puoi fare ora è alzarti, lavarti e scendere a fare colazione. Poi pulirai il casino che hai lasciato!》Mi voltai a guardarla ma distolsi subito lo sguardo, si trovava ancora davanti alla finestra e riuscivo solo a intravedere la sua sagoma avvolta nella luce della mattinata.

Avanzò piano verso di me, ed a ogni suo passo il mio mal di testa aumentava.
Si fermò hai piedi del mio letto con le braccia sui fianchi.

《Avanti alzati!》Disse starattonandomi la coperta.

《No!》Risposi io, mentre mi tirai su per guardarla meglio.

《No?》Ripeté lei quasi indignata.
《Tu fai quello che ti dico io Madison, e ora ti alzi e pulisci ciò che hai fatto! Pensi che sia stato bello o divertente per me rientrare ieri sera e rischiare di scivolare sul tuo vomito e sui vestiti che hai seminato in giro? Dio solo sa quanto mi sono preoccupata. Alzati ho detto!》 Mi strappo via le coperte, che si incastrarono nella struttura in ferro battuto del mio letto.

《Ho detto di no》ripetei io decisa, mentre cercavo di recuperare le lenzuola e il piumone.
《Chloe tu non sei mia madre! Per quanto tu muori dalla voglia di essere uguale a lei, non lo sei!
Mi dispiace se invece della tua vita tu avresti voluto incontrare l'amore della tua vita a 15 anni, rimanere incinta e scappare con lui in California.
Non è andata così pultroppo.
Mettiti l'animo in pace, tu non sei rose, non sei mia madre.
Quindi non dirmi quando devo alzarmi, non strapparmi le coperte e, soprattutto, non cercare di immedesimarti in lei.
E per quanto riguarda il tappeto, te lo ricomprerò, tranquilla!》
Guardai il viso di mia zia, aveva gli occhi gonfi di lacrime.

Lei non era come me, non reprimeva le sue emozioni per dimostrare agli altri che era forte.
No, lei era come mia madre.
Non gli interessava quello che gli altri pensavano, se voleva piangere, piangeva.

Mi sentii un verme mentre ripensavo alle parole che gli avevo detto.
Ero stata crudele, senza alcun motivo tra l'altro.
Trattenni le lacrime a fatica quando la vidi sedersi sulla chaise longue in pelle nera ai piedi del mio letto e prendersi la testa tra le mani.
Ero una persona orribile, ma di questo ne ero già consapevole.

Quella scena mi ricordo molto l'ultima volta che vidi mia madre.
Sentii una lacrima rigarmi la guancia e scendermi sul mento, l'asciugai velocemente con il dorso della mano, prima che mia zia potesse vedermi.

Ci vediamo domani?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora