Il deficiente.

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Scendo dal treno,poso le borse e l'iPod nella valigia. Sono finalmente a Roma. Si ricomincia. Vago per la città, e ho già un idea di dove sia situato l'appartamento che ho affittato, nonostante non sia mai venuta qui. Eccolo. È una villetta carina,tranquilla, a pochi passi dal trambusto della città. Prendo le chiavi dalla borsa e varco il portoncino. Sistemo le valige e dopo un po anche i panni negli appositi mobili. Do una spolverata qua e la, faccio una doccia fredda e mi cambio. Domani mi raggiungeranno Laura e Cristian. Non vedo l'ora. Almeno non mi sento sola.
Chiudo la porta alle mie spalle e iniziò ad osservare i vari negozi di Roma, finché non noto un posto tranquillo, dove si può ammirare la fontana di Trevi in tutto il suo splendore. Il rumore dell'acqua mi rilassa e placa, anche se per poco, la mancanza della mia Milano, anche se ultimamente era diventato un inferno lì. Si è già fatta ora di tornare a casa, ma chi mi costringe a farlo se sono appena arrivata e posso godere di questo immenso spettacolo? Nessuno. Quindi ci resteró ancora per un po. Il venticello scompiglia i miei capelli color nocciola,e i miei occhi verde chiaro per un minuto si chiudono e lasciano spazio alla tranquillità del momento. Sento dei passi dietro di me, ma decido di non aprire gli occhi, nessuno può interrompermi proprio ora.
Qualcuno si siede poco piu distante da me, non sarò la sola ad amare questo posto. Apro gli occhi e noto un ragazzo con un berretto al contrario, i capelli bruni, e degli occhi smeraldo. Alza lo sguardo verso di me e mi guarda per alcuni minuti.
Mi da fastidio essere guardata, anche se Cristian mi ripete che "so na gnocca da paura" non mi piace vantarmi e tantomeno mi sfiora l'idea di pavoneggiarmi dinanzi alla gente. Dopo un po smette di guardarmi e fissa la favolosa fontana che è dinanzi a noi. Lo guardo, sto scrutando tutto quello che indossa e anche i suoi lineamenti. Ha un ciuffetto carino che fuoriesce dal berretto, una maglietta a mezze maniche, un bermuda marrone e delle scarpe fighe. Sono una gran guardona. Che controsenso: amo scrutare la gente in ogni minimo particolare ma non voglio essere scrutata. Lo guardo ancora finché girandosi, mi rivolge la parola e da lì capisco che vive qui, a Roma.
-" Che c'hai da guardà?"-
E capisco che sicuramente dovrò essere dura con lui, che gia mi sta dando su i nervi, nonostante non lo conosca.
-" Senti, intanto fai poco lo sbruffone che non sono in vena di prendere a parole uno sconosciuto"-
Come ho già detto, sono molto trasparente e dico le cose come stanno in faccia alla gente, che mi prendano per una scorbutica, ma sono così.
-" Addirittura? A parole? Me stai a guardà da mezz'ora, quello a pigliatte a parole dovrei essè io"-
Mi squadra dalla testa ai piedi. Crede che mi sto zitta e mi lascio trattare cosi da lui che nemmeno mi conosce? Non sa con chi sta parlando allora. Lo metto apposto subito, sto deficiente.

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