Capitolo4

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Capitolo4: Stanza 204








Il sentiero sembrava buio e insidioso. Una miriade di radici intralciava il passo di Liam, Louis e Karen. I due ragazzi erano agili a scavalcare anche quelle più alte, ma a Karen serviva continuamente aiuto.
Era stato un attimo. Non appena gli alberi avevano smesso di parlare, si erano trovati immersi nella foresta.
Liam non avrebbe mai pensato di trovarsi in un posto così. Non sapeva neanche che a solo tre ore di macchina da New York ci fosse un luogo del genere. La foresta sembrava... incontaminata, come se nessun uomo vi avesse messo piede per millenni. Gli alberi imponenti creavano delle pareti impenetrabili lungo la sottile stradina, nessun raggio di sole riusciva a sconfiggere lo spesso tetto di rami. Si trovavano nel buio quasi totale.
- Ci siamo quasi- mormorò Louis dopo un quarto d'ora di cammino. - Il sentiero è abbastanza corto...
Liam si chiedeva come mai dopo quei guardiani così... invadenti, dovesse esserci anche un sentiero. Insomma quello non era sicuramente il persorso, che i boy-scout della chiesa vicino casa sua affrontavano ogni domenica... Quella via attraverso quella foresta aveva un qualcosa di strano... di opprimente. Liam si sentiva come se il suo esame non fosse ancora finito, come se i tre alberi stessero continuando a "testarlo" a distanza.
Se l'era cavata piuttosto bene, pensò. Ma nessuno dei guardiani sembrava esserne entusiasto. Insomma, ricordava perfettamente cosa aveva detto Eva: non erano riusciti ad analizzarlo, e dal modo in cui aveva risposto l'altra voce, si capiva che non era molto comune come cosa.

Camminarono per altri buoni dieci minuti. Le radici si facevano man mano più fitte e alte e a Karen serviva assolutamente una mano; per questo impiegarono tutto quel tempo a percorrere solo dieci metri di sentiero.
Avevano avvistato il cancello già da un po', quando lo raggiunsero. Si trattava di un enorme portone di pietra grigia, un grigio simile al colore delle nuvole. "Piuttosto strano come colore" pensò Liam; non aveva mai visto una pietra del genere, neanche nelle enciclopedie che sua madre custodiva gelosamente nella libreria in camera sua.
La porta sembrava quasi brillare nella profonda oscurità della foresta e Liam rimase a fissare quello che gli alberi avevano chiamato "cancello di pietra" per un tempo infinito. Ne era come abbagliato, i suoi occhi non riuscivano a smettere di immergersi in quel grigio luminoso per trovare ogni minimo dettaglio.
- Il cancello di pietra...- sussurrò Louis, fissandolo estasiato esattamente come Liam. Lui però sapeva che tutta questa curiosità era dovuta all'incantesimo del faro. Solo attirando l'attenzione di ogni giver, la porta li avrebbe guidati verso la città. Era appunto una specie di faro nell'oscurità della foresta. - Quanto tempo- continuò a mormorare il ragazzo. Non tornava ad Inen Spirit da quasi tre anni, ma amava l'effetto che il cancello gli faceva.
- Non è cambiato minimamente- bisbigliò Karen. Aveva sognato più volte di rivedere l'entrata della città, ma mai avrebbe pensato che ciò sarebbe accaduto. La pietra risplendeva perfettamente come ricordava, le parole dei creatori brillavano di blu lungo il profilo dell'arco. Parole, custodi di un messaggio molto profondo.
- " Per il bene di tutta l'umanità" - recitò Liam, quasi come un automa. La scritta era apparsa improvvisamente, come scolpita in quell'istante sulla pietra luminosa. Il blu oceano era inconfondibile e risaltava perfettamente sul grigio della pietra. Nessuno avrebbe potuto non vedere quelle parole.
- Benvenuti in città- Una voce ignota arrivò alle loro orecchie, riportandoli improvvisamente alla realtà. Era leggermente ovattata, come se facesse fatica a passare attraverso l'arco. Ma Liam era più che sicuro che fosse la foresta a fare questo effetto. Anche prima, quando Louis gli aveva detto di andare ad aiutare Karen, lui non aveva sentito bene. Gli alberi dovevano limitare l'udito o qualcosa del genere.
Il quindicenne ancora confuso distolse lo sguardo dalle parole di pietra e lo portò sulla figura che aveva parlato. Degli occhi color giada catturarono immediatamente i suoi color cioccolato, strappandoli dalla contemplazione in cui erano immersi prima.
Si trattava di un ragazzo; uno strano ragazzo, notò Liam. I capelli corvini gli contornavano il viso alla perfezione, mettendo in risalto i suoi tratti orientali; una leggera barbetta gli ricopriva le guance, come muschio sulle rocce. Liam non aveva mai visto un tipo del genere, neanche a New York dove di gente strana, ce n'era a palate. Ma la cosa più strana per lui, era il suo abbigliamento. Il ragazzo davanti a loro indossava una tuta nera super aderente, accoppiata a stivali e guanti grigi. Uno strano simbolo marchiava il suo addome: una specie di triplice spirale rossa, che emergeva perfettamente sul nero della tuta.
Quell'abbigliamento era strano persino per gli standard di New York. Non che gli stesse male ovviamente...
- Benvenuti a Inen Spirit- ripetè di nuovo, squadrandoli uno ad uno. I suoi occhi percorsero il corpo di ognuno di loro, dalla testa sino ai piedi. - Vi pregherei di seguirmi.
Si spostò di lato al cancello per permetterci di entrare, anche se l'arco avrebbe potuto far passare tranquillamente venti persone nello stesso momento. Appena Liam varcò la soglia di pietra, si sentì come... sollevato. Il calore al petto che provava fino a poco prima sparì immediatamente, come se non fosse mai esistito.
Ma un'altra sensazione si fece spazio dentro di lui: lo stupore, in perpetua lotta con la confusione. Nel luogo in cui adesso si trovava non era giorno, ma sera. La luce del sole di mezzogiorno era stata sostituita dalle vermiglie sfumature del tramonto. Gli ultimi deboli raggi del sole accarezzavano l'asfalto su cui si trovavano come per salutarlo. Come era possibile, si chiese. Erano partiti in piena mattina, ed era sicuro di aver passato solo pochi minuti in quel sentiero.
Si guardò intorno, anche se non sapeva bene cosa stesse cercando. I suoi occhi vagarono dal prato lì vicino, sino all'orrizonte ancora leggermente illuminato. Non vedeva nulla della presunta città; nè un palazzo, nè un qualsiasi edificio. C'era solo una strada dritta davanti a lui, costeggiata da diversi alberi. I rami ormai quasi spogli, erano rivolti verso il cielo, alzati verso l'alto come le braccia di un uomo in preghiera.
Il ragazzo iniziò a camminare lungo la strada e gli fece segno di seguirlo. I loro passi sull'asfalto sembravano essere l'unico suono in quel luogo dall'aspetto quasi spettrale. Nessuno oltre a loro, camminava per quella strada.
- Abbiamo un coprifuoco se ve lo state chiedendo- disse il ragazzo, come se gli avesse letto nel pensiero. - All'inizio del tramonto, ognuno deve essere nella propria abitazione.
"Un coprifuoco?" si chiese Liam. Non ne aveva mai avuto uno. Certo, sua madre lo voleva a casa per mezzanotte, ma non aveva mai avuto occasione di rispettarlo o infrangerlo. Forse perché non usciva mai...
- Bene- si fermò, indicando una stradina sulla destra. - Karen Payne lei è stata assegnata alla casa 103, la troverà in fondo a questa stradina. Lì c'è già qualcuno pronto ad accoglierla.
Karen si incamminò lungo la via asfaltata, perfettamente perpendicolare a quella su cui erano tre secondi fa.
Una tenue luce giallognola rischiarava debolmente l'oscurità della sera. Liam si aspettava di trovare un normale lampione, come quelli che si vedono nelle strade di New York. Ma quando sollevò lo sguardo, notò con stupore che si trattava di una specie di lampada ad olio, circondata da una miriade di falene. Non ne aveva mai vista una, o almeno non così da vicino. Una volta il prof ne aveva portata una a scuola per mostrarne il funzionamento, ma aveva tenuto tutti a una distanza minima di dieci metri e lui, come al solito, si era rintanato con Louis nell'angolo della classe.
Liam si sistemò il suo borsone in spalla e seguì sua madre, ma una mano gli afferró il braccio al suo primo passo. Liam si voltò di scatto, leggermente infastidito da quel gesto. La mano dello loro "guida" era stretta intorno al suo avambraccio. Era una stretta decisa, Liam ne percepiva tutta la forza; una stretta quasi oppressiva.
- Non credo di essermi spiegato- Tossicchiò con fare quasi arrogante. A Liam già cominciava a non piacere. - Karen Payne va da quella parte - Gli indicò la stradina. - Solo, Karen Payne.
- Ma come?- chiese la donna tornando immediatamente indietro. La luce della lampada faceva sembrare i suoi occhi ancora più incavati; sembrava quasi uno zombie. - Lui è mio figlio.
- So perfettamente chi è- Liam notò ancora una volta pura arroganza nel suo tono. - Ma la Corte vuole che lei sosti in un luogo diverso da quello di suo figlio per stanotte.
Liam sbiancò. Non era mai stato lontano da sua madre per più di poche ore. Lei non gli aveva mai permesso di passare la notte fuori.
- Non me ne frega nulla di quello che pensa la Corte- intervenne Karen. La faccenda degli alberi, il sentiero e tutto quello che era successo e che stava succedendo dovevano averla davvero sconvolta. Si vedeva dai modi in cui si muoveva, in cui agitava continuamente lo sguardo intorno a sè. - Io non abbandono mio figlio.
Il ragazzo in tuta alzò gli occhi al cielo. - Oh andiamo, signora. È solo per una notte.
- Non mi importa.
- Beh, temo di dover insistere. - replicò lui, mettendosi le mani sui fianchi. La tuta aderente gli si strinse sull'addome, rivelando il profilo perfetto dei suoi muscoli. Liam tenne lo sguardo più alto possibile per non distrarsi, ma gli sembrò impossibile non lanciare qualche occhiatina...
- Va bene mamma- esordì Liam, attirando tutta l'attenzione su di sè. Sentiva gli occhi di Louis e del ragazzo in tuta bruciare sulla sua pelle, mentre parlava. Non gli era mai piaciuto molto essere al centro dell'attenzione.
- Vai, ha ragione lui, è solo una notte- Notò un sorrisetto compiaciuto sulle labbra della guida. - Io starò bene.
Sua madre lo guardò. I suoi occhi castani lo fissavano muti, senza comunicare alcuna emozione. Liam non l'aveva mai vista così. Era preoccupata, questo era evidente, ma c'era anche qualcos'altro. Una nota di delusione forse, ma non ne era tanto sicuro.
Tornò di scatto a guardare il ragazzo. - Dove alloggerà mio figlio per questa notte?
- Ho l'ordine di seguire suo figlio e il suo amico per tutta la notte, quindi alloggerà nella mia abitazione assegnata- spiegò, grattandosi dietro la nuca imbarazzato. Liam ridacchiò: sapeva quanto sua madre potesse spaventare a volte; la paura era un'arma che usava con lui da più di quindici anni, era diventata molto esperta ormai.
- Quando lo rivedrò?- continuò l'interrogatorio. Sembrava di essere in uno di quei film d'azione, in cui l'imputato viene interrogato dal commisario. Ecco in quel momento, agli occhi di Liam sua madre era il commissario e il ragazzo in tuta, l'imputato.
Sbuffò. - Saprà tutto domani, dopo l'udienza della corte.
- La corte?- chiese Louis, sbigottito. Era rimasto in silenzio fino ad allora, ma adesso non era proprio riuscito a resistere. - Cosa c'entra la corte, adesso?
- Oh c'entra eccome- Il ragazzo sorrise divertito, rivolgendo uno sguardo di sfida al castano. - Louis William Tomlinson credevo che fossi già venuto ad Inen Spirit prima, dovresti conoscere le regole.
- Proprio così- Louis ricambiò il suo sguardo. - Ma nessuno mi ha condotto in un processo, appena arrivato.
- Be' - Alzò le spalle con menefreghismo. - le regole sono cambiate, allora.
- Un processo?- intervenne Liam, scettico. Non era un avvocato, ma benissimo cosa era un processo; e non era una cosa bella. - Perchè mai dovremmo essere processati?
- Oh Liam James Payne, tu non corri alcun rischio- Il tono della guida sembrava quasi... maligno. Rideva della situazione, come se stesse guardando un programma comico alla Tv. - Ma tua madre, be' ci sono delle cose da discutere sul suo conto.
Karen sbiancò. Gli alberi avevano fatto presto a dare l'allarme, pensò.
Liam si interpose tra la guida e sua madre. - Mia madre non ha fatto nulla...
- Nulla come nascondere te per più di quindici anni? - Ora il sorriso del ragazzo era davvero maligno, e se prima a Liam stava antipatico, adesso sentiva di odiarlo. - Come ho detto, ci sono delle cose da discutere sul suo conto...
Louis non ascoltò neanche una parola di quello che aveva detto, stava solo cercando un modo per togliergli quel sorriso strafottente dal viso.
- Va bene, Liam. Vai- disse alla fine Karen, esausta.
Liam si girò immediatamente verso di lei, stordito. - Ma cosa? Io non ti lascio, finchè non saprò se ci rivedremo.
La guida sbuffò divertita.
- Ci rivedremo.- Deglutì. - Domani, davanti alla corte.
- Ma...
- Niente ma, Liam- Il suo sguardo era tornato a essere severo. La sua espressione ricordava a Liam tutte le volte in cui non veniva a sapere la sua media scolastica e subito dopo gli ordinava di studiare. - Segui questo ragazzo fino a casa sua e rimanici, poi domani vedremo cosa fare.

La casa della guida era molto... disordinata. C'erano cartacce, lattine e vestiti dappertutto, persino sugli scaffali della libreria sulla destra. Nè Liam nè Louis erano mai stati molto ordinati, ma quello era davvero troppo. Sembrava la tana di un animale, più che una casa.
- Niall- urlò la guida, gettando le chiavi da qualche parte nell'ingresso. - Sono a casa.
Un ragazzo biondo spuntò dalla cucina con indosso solo un paio di boxer. - Zayn, ma cosa...- Si bloccò quando ci vide. I suoi occhi celesti si spalancarano e un tenue rossore colorò le sue guance. Liam fu sicuro di sentire una risatina alle sue spalle. Probabilmete era della guida, visto che amava tanto ridere, pensò. - Non mi avevi detto che avevamo visite.
- Oh, questioni di lavoro- Sbuffò lui, incamminandosi verso la cucina. - Certo che potevi mettere un po' d'ordine.
- Avrei voluto tanto, Zayn- Dunque la guida si chiamava Zayn, pensò Liam. "Se non altro, ha un bel nome". - Ma è tutta roba tua e tu odi quando tocco la tua roba.
- Ah la scusa sempre buona- Zayn gli scompigliò affettuosamente i capelli chiari e sorrise. Quello era il suo prima sorriso normale, notò Liam. Finora la guida aveva solo fatto sorrisetti maligni o divertiti.
- Loro sono Liam e Louis comunque. Dobbiamo ospitarli per la notte- Si guardò un attimo in giro. - Io addesso corro a cambiarmi - disse Zayn, iniziando a salire le scale. - ho sempre odiato questa tuta.
- Vai pure, sergente Malik- sorrise Niall, tirandogli una pacca sul sedere mentre saliva.
- Bene- esordì poi, rivolgendosi a Louis e Liam. Un sorriso a trentadue denti comparve sul suo volto bianco latte. - Perdonatemi per l'accoglienza- Indicò i suoi boxer, facendoli ridacchiare.- Ma Zayn non è mai stato molto loquace quando si tratta di questioni di lavoro.- Fece una piccola pausa, come per valutare la situazione. - Ad ogni modo questo bel ragazzone che avete davanti, si chiama Niall.
Un'altra risata contagiò la stanza in completo disordine. "Simpatico il biondino!" pensò Louis. Se non altro gli aveva dato un benvenuto migliore di quello di Zayn...
- Volete qualcosa, tipo un sandwich, una birra, non so?- chiese, continuando a sorridere.
Liam e Louis scossero subito la testa. Con tutto quello che stava succedendo, mangiare era l'ultimo dei loro pensieri...
- Bene- disse facendo un leggero saltello, come se fosse felice che avessero rifiutato. - Allora faremo meglio a organizzarci per dormire. Vi pregherei di seguirmi.
Li condusse subito al piano di sopra. - Una mano con i borsoni?- chiese gentilmente a Liam. "Oh si, era devisamente meglio di Zayn!" pensò il castano, offrendogli lo zaino che portava in spalla.
Le scale davano su un lungo corridoio con parquet a terra e carta da parati bianca. Vi si affacciavano diverse porte, tutte di legno scuro e tutte con un numero stampato a caratteri dorati. Sembrava più l'ala di un albergo, che il piano di sopra di una normale casa. Ma, evidentemente, doveva essere una cosa del genere, forse una specie di dormitorio, pensò Liam.
- Allora, il bagno è in fondo sulla destra, l'armeria di fronte a sinistra- Liam non potè fare a meno di chiedersi cosa ci facesse un'armeria in una casa. "Cos'è? Una specie di accademia militare?"? - La stanza numero 205 è off-limits, non vi consiglio di entrarci- disse, indicando le stanze come l'hostess sull'aereo. Liam non riuscì a trattenere l'impulso di guardare la porta di quella camera; era sempre stato un tipo abbastanza curioso. - La mia camera è la 207, se avete domande. - disse poi, poggiandosi alla porta della sua camera. - Adesso, tu Louis...- Il castano annuì, quando Niall indovinò il suo nome. - Sarai nella 206 e Liam nella 204.
Gli consegnò un paio di chiavi ciascuno. - La cucina è di sotto se volete qualcosa. Io adesso vado. Ci vediamo domani.




Spazio Autrice
Questo capitolo è noioso, lo so. Non odiatemi. Ma cosa ve ne pare della figura di Zayn? Naturalmente non è tutto, lo ho solo introdotto.
Ad ogni modo in questo capitolo, gli Ziam si conosce e compare anche Niall. Manca solo Harry all'appello. Vi prometto che comparirà presto.
Recensite per farmi sapere cosa ne pensate, e magari datemi qualche consiglio per continuare.

Ps Fatemi notare gli errori, così li correggo.


Alessia

Givers - DonatoriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora