Capitolo3

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Capitolo3: I guardiani.






Quella notte nessuno dei tre andò a dormire. Louis e Karen parlarono per tutto il tempo in cucina, per decidere cosa fare. Ma ogni decisione veniva continuamente ridotta a pura ipotesi, tanto che non riuscivano a mettersi d'accordo sul da farsi e sulla versione da raccontare all'Alleanza. Louis voleva fare un rapporto completo sull'attacco sulla sirena, l'esilio della donna e la storia di Liam; ma Karen preferiva tralasciare alcune parti, soprattutto per proteggere Liam.
Dal soggiorno intanto, il ragazzino riusciva a sentire solo una parte dei loro discorsi. Parlavano di viaggi, provviste, di quel nome: Inen Spirit. Suonava strano alle orecchie del ragazzo. Quando lo ripeteva, era come se riuscisse a sentirne il sapore. Un sapore dolce e nel contempo acidulo; un sapore che avevi continuamente voglia di riassaggiare.
Liam aveva capito benissimo che stava succedendo qualcosa; qualcosa di nuovo, pensò. Di sicuro, non erano chiusi da tre ore là dentro a parlare della prossima vacanza a Ibiza. Sembravano abbastanza spaventati da quello che era accduto oggi, e sapeva bene che anche lui doveva esserlo. E lo era, ma poi la paura aveva man mano ceduto il posto a qualcos'altro. Interesse? Curiosità? Voglia di conoscere quella... cosa che lo aveva attaccato. Ricordava poco di quella ragazza: i capelli rosso fuoco, gli occhi color acquamarina erano solo immagini che si susseguivano disordinatamente nella sua testa. Si sentiva come subito dopo una spiegazione in classe. Era come se era certo di sapere le cose, ma queste si rifiutassero di venire a galla nella sua testa.


*  *  *


- Ok adesso dovrebbe girare a destra- disse Louis. Si era offerto di fare da navigatore, e con quella cartina in mano e gli occhiali sul naso, lo sembrava davvero; anzi somigliava quasi a un professore. Ma Liam non poteva fare a meno di essere preoccupato. Conosceva fin troppo bene il senso dell'orientamento di Louis. Una volta, l'anno prima, avevano deciso di andare al bowling nel pomeriggio. Louis aveva detto di sapere benissimo dov'era e di esserci andato con suo zio pochi giorni prima. Camminarono per le strade di New York per circa due ore, senza concludere niente, e alla fine scoprirono che il Bowling si trovava esattamente nella strada dietro la scuola. Scoppiarono a ridere entrambi quando lo capirono, ma da allora Liam ha sempre preferito rivolgersi al suo amato Google Maps, piuttosto che al suo miglior amico.
- Quanto manca?- chiese Karen spazientita. Erano in macchina da quasi tre ore e ancora non avevano trovato un posto dove fare una sosta o mangiare tipo. La donna sapeva bene che lungo la strada non avrebbe trovato molti autogrill, questa via non è molto famosa per la sicurezza. L'anno scorso ci sono state diverse frane, che hanno anche rischiato di ammazzare qualcuno, ma fortunatamente non ci sono stati incidenti troppo gravi.
Dal finestrino, Liam riusciva ancora a scorgere i grattacieli grigio argento di New York e il tiepido smog che li avvolgeva come una tiepida e familiare nebbia. Non aveva mai lasciato la città, con il suo caos e la puzza di fogna. Certo, qualche volta sua madre lo aveva portato a mare, a circa un'ora di distanza da casa, ma oltre a questo non si era mai allontanato. Non ci aveva mai pensato in realtà. Allontanarsi da New York non era mai stato nè nei suoi piani nè nei suoi desideri. Non perchè amasse la sua città - conosceva bene gli aspetti negativi della Grande Mela- ma perchè era l'unico luogo in cui si sentiva davvero al sicuro.
Karen si sistemò una ciocca di capelli biondi dietro l'orecchio. "È nervosa" pensò Liam. Ormai sapeva cogliere tutti i segnali di sua madre. Tipo: si sistemava i capelli quando era nervosa, o parlava con voce troppo dolce quando aveva paura.
- Louis, quanto manca?- ripetè la donna.
- Karen- Il ragazzo tornò a dargli del tu, con fare quasi dispregiativo. A Liam non davano molto fastidio le maniere di Louis. In fondo, da quel che aveva capito, aveva le sue buone ragioni per essere arrabbiato con sua madre. - Per l'ultima volta. Manca poco.
- Allora, visto che non avete fatto altro che parlare tutta la notte, potrei sapere dove stiamo andando o è un altro dei segreti oscuri della mia vita che dovrò scoprire da solo?- chiese Liam, visibilmente arrabbiato. Louis non lo aveva mai sentito parlare con questo tono. Per lui il suo migliore amico era sempre stato il dolce e calmo Liam, abile nel dare consigli e nel tranquillizzare le persone. Ma dopo tutto quello che stava succedendo, non sapeva piú cosa pensare...
Liam si sentiva strano. Da quella mattina aveva uno strano calore al petto e allo stomaco. Si sentiva quasi come se stesse andando a fuoco, non che avesse mai provato naturalmente. Sentiva le palpebre gravare come dei macigni sopra i suoi poveri occhi. Quella notte non aveva dormito molto, aveva tentato di origliare la conversazione fra sua madre e Louis in cucina. Aveva afferrato qualche parola, ma non era riuscito comunque a seguire. In un giorno erano successe talmente tante di quelle cose, che il suo cervello non riusciva piú ad afferrare nessuna informazione.
- Liam ascolta- iniziò sua madre. Le mani si muovevano sul volante, come se stesse realmente facendo un discorso, i capelli biondi ondeggiavano a ritmo del vento proveniente dal finestrino. - Una volta arrivati, ti prometto che...
- Ma arrivati dove?- la interruppe bruscamente il figlio. Più che arrabbiato, adesso sembrava impaurito. Louis riusciva a sentire le pulsazioni del suo cuore, quasi come se fosse il suo e... batteva come un tamburo.
- Potreste almeno dirmelo.- pregò dopo lunghissimi attimi di silenzio.
Era disperato. A Louis faceva compassione. Il suo migliore amico era solo la vittima di questa situazione. Aveva sperato di vedere quel giorno, il giorno in cui lo avrebbe scoperto, per anni, ma di certo non in quel modo. Credeva che un giorno Karen gli avrebbe parlato, magari addirittura prima del periodo della scelta, così che Liam non avrebbe perso i suoi poteri. Adesso, però, voleva solo tornare indietro. Riavvolgere l'orologio e ritornare alla settimana scorsa, quando giocavano accanitamente a ping pong sulla sua terrazza, scommettendo magari una bottiglia di birra.
- Che cos'è questo "Inen Spirit" di cui tanto parlate?
Guardai Karen attraverso lo specchietto retrovisore. Se mi fossi seduto davanti, come lei aveva suggerito, sarebbe stato molto più facile accordarsi su cosa dire. Ogni volta che stava per dire qualcosa, si sentiva come se le sue parole ferissero quella donna. E se ieri non gli importava molto, in quel momento sembrava ferire anche lui. Così si limitò a dire: - Lo scoprirai quando arriverai Liam.
- E quando arriveremo?
Louis si guardò intorno. La strada era stretta tra un dolce pendio e uno strapiombo sul mare. Non c'erano molte vie di fuga, insomma o ti tuffavi nell'acqua o ti schiantavi contro un albero.
Ma riconobbe perfettammente la piazzola di sosta sulla destra; era impossibile non farlo: ogni givers riconosceva il suo luogo d'origine. E Louis in que momento ne era attratto, come una falena dalla luce.
- Adesso- sussurrò, parlando più con se stesso che con gli altri.
La sua parola rimase a galleggiare nell'aria per quelle che sembravano ore, prima che Karen realmente si accorgesse di quello che il ragazzo aveva detto.
La macchina accostò velocemente nella piazzola di sosta dove partiva il sentiero. Louis aveva sempre pensato che come ingresso ufficiale alla città fosse poco monumentale, ma non si sorprendeva più di tanto. In questi giorni i givers devono mantenere la massima discrezione.
Karen e Louis scesero dalla macchina immediatamente, prendendo tutte le buste e i borsoni. Stare al di fuori delle mura della città, o meglio esattamente al di fuori delle mura, era alquanto pericoloso; questo sia Karen che Louis lo sapevano fin troppo bene.
Louis in particolare ricordava fin troppo bene cosa era successo a sua sorella Lottie tre anni prima.
- Bene e adesso che si fa?- chiese Liam, prendendo svogliatamente il suo borsone. Per quel viaggio sua madre aveva insistito per fargli portare il borsone di suo padre, una specie di tracolla grigia con diverse toppe. Il ragazzo non la aveva mai vista prima di allora. Sua madre raramente cacciava qualcosa di suo padre. Le ci erano voluti anni solo per parlarne con Liam; e dopo tutto quello che era accaduto e che più o meno aveva saputo, il povero ragazzo aveva persino l'impressione che gli avesse mentito...
Louis sospirò pesantemente, incamminandosi verso il gruppo di alberi che circondava la radura. Sembrava pensieroso, notò Liam. Non aveva mai visto il suo migliore amico così. Cioè si, lo aveva visto, ma talmente poche di quelle volte, che poteva contarle sulle dita.
- Vieni Liam- lo incitò sua madre, con un tono dolce. Gli occhi erano circondati da un alone rosso fuoco; quella notte doveva aver pianto davvero tanto. E Liam sa perfettamente quali siano i suoi standard riguardo ai pianti. Quando da piccolo cadde e si ruppe un braccio, ci misero più tempo a calmare sua madre, che a mettergli il gesso.
- Su, dobbiamo andare.
Raggiunse Louis e sua madre in un batter d'occhio. Il calore allo stomaco e al petto si erano fatti molto più forti da quando si erano fermati, e non aveva alcuna voglia di rimanere da solo. Quel posto lo metteva come in soggezione.
Attraversarono quei pochi metri che li separavano dal profilo del bosco in lunghissimi attimi. Liam sentiva i suoi passi molto più pesanti, come se facesse fatica a raggiungere quegli alberi.
Louis si fermò di scatto, come un serpente che ha appena avvistato la sua preda. Era esattamente di fronte ai tre alberi, e continuava a fissarli esattamente immobile. Doveva esporre gli occhi, si ricordò. Era una sorta di riconoscimento.
Liam e Karen lo raggiunsero dopo pochi secondi. Lui era entrato diverse volte ad Inen Spirit e ci aveva fatto l'abitudine. Avvicinarsi per loro invece doveva essere molto più faticoso. Erano praticamente degli sconosciuti per gli alberi, e dovevano essere ancora identificati. Forse avrebbero riconosciuto Karen, ma Liam... Liam non era mai venuto in quel posto.
- Ma che stiamo facendo?- chiese. Fissare imbambolati degli alberi per lui doveva sembrare una pura pazzia.
- Zitto!- gli intimò sua madre severa. I suoi occhi color terra non lasciarono mai le figure degli alberi, sapeva bene che farlo era rischioso.
Louis lo guardò di sottecchi solo per un attimo. Ma se ne pentì, quando un leggero dolore si diffuse dalle sue tempie per tutta la fronte. Erano gli alberi.- Fissa gli alberi, Liam.
Liam spalancò gli occhi, mettendosi quasi a ridere. Prima la ragazza del lago, poi gli strani discorsi di sua madre, e adesso gli alberi. "Ma stiamo impazzendo?" si chiese più confuso che mai. I suoi compagni potevano anche consuderarlo uno stupido, ma non sua madre e il suo migliore amico; e soprattutto non potevano prenderlo per il culo in quel modo.
Fece per girare sui tacchi e andarsene infuriato, ma... - Qual buon vento, Karen Payne.
Si voltò di scatto, preso alla sprovvista da quella voce tetra e profonda. Sembrava quasi provenire dalla terra sotto i suoi piedi, dagli abissi più profondi di un mondo completamente sconosciuto.
- Salve guardiani...
Stavolta era stata sua madre a parlare. Liam riconobbe immediatamente la voce dolce e vellutata, che usava solo quando aveva paura.
- Pensavamo che quando quindici anni fa, attraversasti le nostre radici, non ti avremmo mai più rivisto.
Adesso era stata un'altra voce a parlare. Era sempre tetra e oscura, ma diversa. Sembrava più... femminile, notò il povero Liam, che per ora fissava imbambolato la foresta. Nessun volto, nessuna faccia appariva sui tronchi davanti a loro. Riuscivano solo a sentire delle voci; delle voci strane, imponenti e in un certo senso... spaventose.
- Per quale motivo sei tornata?- chiese un'ultima strana voce.
Liam riusciva quasi a percepire il vento muoversi al ritmo di quei suoni, come a creare una danza triste e malinconica, in cui lui, sua madre e Louis non si trovavano altro che coinvolti.
- Questo ragazzo è mio figlio, Liam James Payne- disse sua madre, senza distogliere lo sguardo dalla foresta. Liam riusciva a percepire tutta la paura nella sua voce, quasi come se fosse lui a provarla. - Chiedo il suo asilo a Inen Spirit.
- Non sapevamo avessi un figlio, Karen Payne!- esclamò la voce femminile. Liam sapeva che in un certo senso era "stupita", ma dal suo tono non traspariva alcuna emozione. Sembrava quasi una macchina, anche se sicuramente una macchina non avrebbe mai avuto un simile timbro.
- Si lo so.
- E allora lo hai nascosto ai membri dell'alleanza?- chiese la prima voce. Adesso Liam capì immediatamente che era arrabbiata, anche se, ancora una volta, dal tono non risultò alcuna emozione. Era come se quelle voci condividessero le loro sensazioni, senza manifestarle.
Karen deglutì un po troppo rumorosamente.- Si.
- E perchè mai?
Karen aprì la bocca, ma la richiuse immediatamente, asciugandosi una lacrima. La paura gli impediva di fare qualsiasi cosa; la aveva come paralizzata.
Liam la guardò e un groppo salì su per la sua gola. Nonostante fosse molto arrabbiato con lei, capì che doveva fare qualcosa. Doveva aiutarla, non poteva lasciarla in questo stato. Così tentò di avvicinarsi, ma Louis lo bloccò, fissandolo severamente. Era la prima volta da quando erano lì, che distoglieva lo sguardo dagli alberi, e adesso i suoi occhi sembravano ancora più azzurri di quello che erano in realtà. Non erano più del colore del ghiaccio; erano davvero blu, come le acque dell'oceano più profondo.
- Per proteggerlo- rispose prontamente Louis. - Ovviamente, sappiamo tutti quanto il nostro mondo sia pericoloso.
- Vero - rispose la terza voce, finora rimasta in silenzio. - Ma la legge è legge.
Karen sospirò pesantemente, asciugandosi un'altra lacrima. Aveva già capito in cuor suo che ciò sarebbe successo, ma mai si sarebbe aspettata di avere così tanta paura. Sapeva bene che l'occhio dei guardiani era capace di far emergere tutte le sensazioni sepolte nel tuo animo, ma non ricordava quanto quest'occhio fosse potente.
- Ad ogni modo, possiamo conoscere il ragazzo?- chiese la voce femminile. Liam percepì quasi un ghigno malefico, udendo quelle parole. Si sentiva quasi come un fenomeno da baraccone, pronto a intrattenere il pubblico di un circo.
- Si, lui è qui.
- Bene. - La prima voce tornò a dominare tutte le altre. - Fai un passo avanti, Liam James Payne.
Liam eseguì l'ordine all'istante. Non aveva paura nè timore. Era come se la strana sensazione, che da ore bruciava il suo ventre, lo costringesse ad avanzare; era in completa balìa dei guardiani.
Improvvisamente sentì un fortissimo peso gravargli sulle spalle, come se un macigno lo stesse schiacciando. Aveva già sentito quella sensazione, ma non ricordava nè quando nè dove. Sapeva solo che ora erano gli alberi a crearla. Lo stavano analizzando come avevano fatto con Louis e sua madre.
Tentò di opporre qualche strana resistenza a quella forza smisurata, che lo spingeva verso il basso, ma non riusciva neanche a stare dritto.
- Liam smettila di resistere!- gli sussurrò Louis, ma lui non gli prestò la minima attenzione. Sentiva che gli alberi lo stavano schiacciando, e l'unica cosa a cui riusciva a pensare era a come resistere. Digrignava i denti, sentiva il sapore del sangue dentro la sua bocca, ma non si fermava. Non voleva e non poteva fermarsi.
- Strano, molto strano.  ..- disse la terza voce dopo un po'. Il suo tono non era affatto cambiato, ma Liam stavolta percepì vero e proprio interesse da parte di quell'albero.
Il peso lentamente scomparve dalle sue spalle, sostituito da una strana sensazione di dolore dietro al collo. Lo stesso dolore che si manifesta, quando si fanno sforzi troppo prolungati.
- Cosa?- chiese Liam affannato. Quell'esame lo aveva davvero sfinito.
- Non riusciamo a leggerti...- rispose la voce femminile. - Non siamo riusciti ad abbattere le tue barriere.
"Le mie barriere?" si chiese il ragazzo. "Ma dove cavol o sono finito?".
- Taci Eva!- la prima voce tuonò severa. Liam sentì l'eco rimbombare nella sua testa per quelle che sembrarono ore. Le voci adesso erano molto più chiare e nitide, e non erano così tenebrose come Liam aveva immaginato. Anzi avevano una loro, seppur strana, dolcezza.
- Liam James Payne, Karen Payne e Louis William Tomlinson, voi potete passare.- Fece una pausa. - Una guardia vi attenderà al cancello di pietra.







Spazio Autrice

Salve ragazze, prima di tutto scusate per la mia lunga, lunghissima ssenza, ma sono stata davvero occupata. Questo capitolo sarà presto seguito dal prossimo lo prometto. Credo che verso settembre ne pubblicherò molti, perchè ne ho già abbozzata qualcuno e quindi credo di poterli finire.
Ad ogni modo, in questo capitolo non succede molto; arriva alle porte di Inen Spirit e si sottopone all'esame dei guardiani. Su queste figure credo di ritornare in futuro, quindi aspettatevi di rincontrarli. Quanto I personaggi, beh nel prossimo capitolo ne introdurrò uno, anzi credo forse molti nuovi. Lascio a voi indovinare chi saranno.
Baci

Alessia

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