Capitolo5

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Capitolo5








La camera non era molto grande. Sembrava la classica camera di un college, dotata delle prime necessità di ogni studente. Un letto dalle lenzuola grigio cenere occupava la parete sinistra, rivolto verso la porta, mentre una scrivania era accostata alla parete opposta. I muri erano di un bianco immacolato, intatto, come se nessuno avesse mai messo piede in quella stanza. Erano così diverse dalle pareti della sua scuola, notò Liam. Quelle erano piene di graffi e scritte; nomi e parole stranissime inondavano quel bianco sporco e impuro. Liam stesso ne aveva scritta qualcuna... Sotto consiglio di Louis, ovviamente...
Quella sera andò a dormire subito. Tutto quello che era successo: gli alberi, la città, lo aveva completamente stordito. Sentiva la testa terribilmente pesante, come se avesse la febbre. Era più che sicuro che quegli alberi gli avessero fatto qualcosa. Ma cosa, si chiedeva.
Non lo sapeva, e qualcosa gli disse che non lo avrebbe saputo per molto tempo...

La mattina dopo fu svegliato dai raggi del sole freddo d'autunno. La sera prima era così stanco, che si era dimenticato di chiudere la finestra e soprattutto di cambiarsi. Il jeans sbiadito e la maglietta rossa coprivano ancora il suo corpo, sporchi di terra e sudore. Doveva assolutamente fare una doccia, e soprattutto cambiarsi. La Corte, da come ne parlavano, doveva essere un posto alquanto elegante, pensò. Non poteva presentarsi con quei vestiti tanto sporchi.
Prese un asciugamano dal borsone e aprì la porta. Nel corridoio non c'era nessuno. Il silenzio più cupo regnava in tutta la casa; dalla cucina non proveniva alcun rumore. Gli altri stavano ancora dormendo, pensò. "Meglio, così non darò fastidio a nessuno".
Camminò nel corridoio tentando di fare il minimo rumore, ma Liam non aveva mai avuto il passo felpato; anzi si muoveva come un camion troppo carico in una strada strettissima. Sua madre lo aveva sempre scoperto quando si alzava per spiarla nel soggiorno. Da bambino voleva sempre rimanere sveglio con lei a guardare la televisione, piuttosto che andare a letto alle nove di sera.
Il pavimento scricchiolò sotto l'avanzata della sua scarpa destra. Si maledisse per non essersi tolto le scarpe per passare, a piedi nudi avrebbe fatto molto meno rumore...
Arrivato in bagno, si chiuse immediatamente la porta alle spalle, come se stesse scappando da un terribile mostro. Ma l'unico mostro che temeva in quel momento, era proprio il luogo in cui stava andando. Non sapere cosa lo aspettava, o meglio cosa aspettava lui e sua madre, lo inquietava. E molto anche.
Scacciò tutti i pensieri dalla sua testa, tentando di liberare la mente, e si mise in una delle docce della parete destra. Ringraziò il cielo che non c'era nessuno. Quella camera somigliava più a uno spogliatoio che a un bagno vero e proprio e lui non era, ecco, mai stato molto felice di spogliarsi in pubblico...
Sorrise quando sentì il tepore caldo dell'acqua avvolgerlo completamente. Ogni singola goccia lambiva il suo corpo, accarezzandolo dolcemente. Amava farsi la doccia. Per lui era sempre stato un buon momento per pensare, e in quel momento aveva davvero un gran bisogno di farlo. Se prima si era ripromesso di non lasciare che la sua mente vagasse troppo a lungo tra idee e immagini a lui odiose, adesso non vedeva l'ora di farlo.
Il suo cervello ripercorse ogni singolo momento del giorno prima, mostrandogli una serie di immagini, quasi come se si trovasse in un film. Dagli alberi alla città, e poi a Zayn e Niall. A proposito di questi due, sembravano essere opposti. Liam si chiedeva come facevano quei due a essere amici, avendo due caratteri completamente diversi.
Zayn era stato molto strano con loro. Era addirittura divertito dalla loro situazione, e Liam sapeva benissimo che non era affatto divertente. Niall invece gli era sembrato carino. Insomma li aveva accolti gentilmente, ospitati in casa sua, mostrato le stanze... Si era comportato da vero padrone di casa.
Be', rimaneva della convinzione che quei due fossero davvero strani, ma almeno adesso aveva un posto dove stare. Da quel che aveva capito, venire qui era stato non necessario ma indispensabile, anche se non aveva ancora capito bene perché. Sua madre e Louis non erano stati molto chiari a riguardo, ma sicuramente prima o poi Louis avrebbe parlato. Era solo questione di aspettare, pensò. Ma lui aveva davvero voglia di aspettare, si chiese. L'unica cosa che voleva in quel momento era rivedere sua madre.
Non sapeva dov'era, non sapeva come stava, non sapeva nulla e il non sapere lo stava uccidendo. Sentiva la gola come chiusa da un nodo che non voleva sciogliersi e sentiva l'ansia scorrere nel suo sangue come acqua di un ruscello.
Chiuse l'acqua velocemente, lasciando che le ultime gocce scorressero sul suo corpo nudo e bollente. Respirò per un po' il vapore caldo dell'ambiente, appoggiandosi al muro. Era così rilassante sentire quel tepore sulla pelle. Si sentiva come protetto.
- Payne, ma che cosa stai facendo?- Una voce tagliente e allo stesso tempo delicata lo fece sobbalzare. Liam capì immediatamente a chi apparteneva quella voce, e la cosa non gli fece affatto piacere.
Arrossì di copo. Se prima si sentiva bollente, adesso lo era ancora di più. Si girò di scatto, afferrando l'asciugamano per coprirsi.
- Tu... Ecco- balbettò, davanti allo sguardo divertito di Zayn. - Che ci fai qui?
Zayn incrociò le braccia davanti al petto, tentando di trattenere una risatina. Quel ragazzino era davvero buffo. - Ero venuto a cercarti.
- Da... ecco... qua...quanto tempo sei qui?- chiese Liam, imbarazzato come non mai. Non aveva mai pensato di trovarsi in una situazione del genere, nè aveva mai voluto.
- Be' - Ammiccò con arroganza. - Abbastanza...
- Ok- Liam sospirò tentando di mantenere la calma, quel ragazzo era davvero insopportabile e l'imbarazzo era davvero troppo per poterlo sopportare. - Adesso dovrei andarmi a vestire.
Lui spostò il peso da una gamba all'altra. - Già, dovresti. Siamo già in ritardo.

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