Una tazza di té e una rosa rossa

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I ragazzi avevano passato una bella serata insieme. Belle si era sentita bene in compagnia dei suoi nuovi amici e anche Gaston era riuscito subito a socializzare. Come sempre quando il ragazzo usciva la sera, aveva peró bevuto troppo. Era una cosa che a Belle non piaceva, ma si era rassegnata ormai e lo accettava.
Quando si salutarono tutti per tornare alle loro rispettive case, Belle camminava sostenendo un barcollante Gaston che non la smetteva un attimo di parlare.
-Ruby é proprio una gran gnocca- biascicó. Ecco un'altra cosa che la infastidiva: quando era ubriaco iniziava a paragonarla ad altre ragazze, facendola sentire inferiore. -Dovresti imparare un po' da lei per lo stile con cui si veste...
-Lo sai che non sono quel tipo di ragazza- gli rispose Belle.
-Peccato- commentó lui.
-Peccato? Perché?
Stava iniziando a sentire una certa irritazione.
-Beh, tutti i maschi sognano una tipa cosí; potresti diventarlo anche te.
Così dicendo la prese per i fianchi e la spinse contro il muro di una casa, immobilizzandola.
-Gaston, lasciami andare- replicó Belle cercando di suonare decisa.
-Perché? Sono il tuo ragazzo, posso fare queste cose- le ansimó nell'orecchio, cercando di aprirle la camicetta che indossava.
-Sei ubriaco e non sai cosa stai facendo.
Belle cercó di spingerlo via, ma lui la tenne ancora piú stretta.
-Invece lo so bene- sussurró lui. -É da mesi che aspetto e tu non hai mai voluto fare nulla. Sono stufo di aspettare...
Con una mano le alzó la gonna e le toccó la coscia.
-Gaston, per favore, non voglio!
La ragazza cercava di dimenarsi, ma la presa di lui era piú forte. Piú lei cercava di spingerlo via e gli diceva di lasciarla andare, piú lui continuava. Sembrava quasi divertito a vedere la sua ragazza indifesa. Belle cercava in tutti i modi di trattenere le lacrime, non voleva apparire ancora piú debole di quanto già si sentisse.
-La signorina French non apprezza i suoi tentativi di conquista, mio caro, dunque le consiglio di lasciar perdere da subito.
La voce proveniva da un'ombra scura accanto a loro. Belle capí subito di chi si trattava. Alzó lo sguardo e i suoi occhi per un attimo finirono in quelli scuri dell'uomo.
-E io le consiglio di farsi gli affari suoi!- sbraitó Gaston.
-Oh, me li faccio sempre- replicó Gold tranquillo. -E questo é un affare mio, siccome siete praticamente accanto alla porta di casa mia. E inoltre la signorina French é mia allieva.
-E con questo?!- gridó Gaston, lasciando andare Belle e girandosi verso Gold. -La vuole forse lei? Vuole portarsela lei a letto?!
-Gaston, smettila! Non sai quello che dici!
Belle era avvampata e non osó guardare in faccia il suo insegnante.
-La signorina French é tutta sua- ribatté quest'ultimo con una calma gelida. Poi aggiunse:
-Ma la fanciulla non sembra apprezzarla particolarmente.
Un ghigno di scherno comparve sul suo viso, e Gaston perse la pazienza. Gli diede una forte spinta facendolo cadere e quando lo vide a terra inizió a tirargli calci. L'uomo ansimava per il dolore e cercava di tirarsi su, senza riuscirci.
-Sei un'idiota!- urló Belle. Si lanció contro di lui con tutta la forza che aveva in corpo e gli diede diverse spinte. -Mi fai schifo! Vattene via, non ti voglio piú vedere!
Gaston la prese per le spalle e la fissó negli occhi.
-Va bene, non mi faró piú vedere da te. Ma prima beccati questo, puttanella.
Le molló uno schiaffo in viso e quindi si allontanó come se non fosse successo nulla.

Sentiva un dolore lancinante alla gamba che già da anni ormai era mutilata. Provava un odio profondo verso quel ragazzo che era stato capace di umiliarlo in quel modo, rendendolo cosí indifeso.
-Professor Gold, sta bene? Mi dispiace davvero tanto!
La sua allieva si inginocchió accanto a lui.
-Venga, la aiuto ad alzarsi. Insieme ce la faremo.
Lui non rispose, ma lasció che la ragazza gli mise un braccio intorno alla vita e appoggiasse il suo attorno alle spalle di lei. Gold la guardó per un attimo e notó che la sua guancia era arrossata. Si chiese come fosse possibile che una ragazza come lei stesse assieme ad un individuo tanto ristretto di mente come quel tizio. I gusti delle donne... Non li avrebbe mai compresi.
Insieme varcarono la soglia del cancello e attraversarono il viottolo del giardino che portava alla porta della casa. Gold si rese conto che con il sostegno di Belle, cioé... della signorina French, riusciva a camminare quasi normalmente, nonostante il dolore al ginocchio. Forse fu per questo che nel momento in cui aprí la porta di casa le domandó:
-Perché non entri per una tazza di té?
Le propose di accomodarsi sul divano e fece per trascinarsi in cucina.
-No, aspetti, vado io! Lei deve riposarsi ora.
Prima che potesse replicare, Belle lo accompagnó verso il divano e poi si diresse verso la piccola cucina, dove trovó una teiera in cui c'era ancora un po' di té. Per non mettersi a frugare tra i vari cassetti, si affacció al salotto e con un sorriso domandó:
-Le tazze dove le trovo?
Lui le indicó un piccolo armadio. Lei lo aprí e trovó due tazzine. Mentre le prese fuori, le saltó all'occhio una foto incorniciata. Sembrava messa lí per stare nascosta. Belle sapeva che non era una cosa che la riguardava, ma ormai la curiosità era un vizio a cui spesso cedeva. Cosí mentre chiudeva l'armadio lanció un'occhiata verso la foto, e vide che rappresentava una donna, un bambino e un Gold un po' piú giovane.
-Ecco qui- disse versando il té.
-Ti ringrazio Belle... Volevo dire, signorina French.
-Belle va piú che bene. Non mi piace quando mi danno del lei, mi fa sentire troppo distante dall'altra persona.
Lui accennó un sorriso.
-E tu non vuoi essere distante da me? Saresti la prima.
Lei fece spallucce.
-Non vedo perché dovrei desiderare una cosa simile. É sempre stato gentile con me.
Lui la guardó un poco confuso.
-Beh... Quasi sempre, insomma- ridacchió lei.
-Che cos'hai alla guancia?- chiese lui all'improvviso.
-Niente... Credo- disse lei toccandosela. Sentiva ancora un po' di bruciore.
-É arrossata. É stato lui?
Lei abbassó lo sguardo, sconfitta.
-Sí... Mi ha tirato una sberla prima di andarsene. Niente di che.
-Oh no, non é affatto "niente di che" invece. Una donna non va ferita in nessun modo. Meriterebbe che gli venga fatto di peggio.
Lo sguardo di lui ora era cupo, sembrava che dei pensieri personali lo tormentassero.
-Io non credo che la vendetta sarebbe una buona idea- disse Belle. -Mi basta lasciarmi alle spalle lui e questa serata e potró ricominciare da capo.
-Lo... Lo amavi?- domandó lui prudentemente.
-No...- Scosse la testa. -Mi ero affezionata a lui, ci tenevo, credo che gli volessi anche bene, e ho imparato ad accettarlo con i suoi difetti e vederne i lati buoni, come faccio con tutti... Ma non sono mai riuscita ad amarlo davvero, perlomeno non credo. Non ho mai provato qualcosa che mi facesse pensare che si trattasse di amore. Ma ho sempre sperato di poter sviluppare dei sentimenti piú profondi nei suoi confronti, con il passare del tempo.
Lui annuí.
-Sai, non hai versato nemmeno una lacrima... É ammirevole.
-Oh... Semplicemente trovo che non ne valga la pena. Piango solo per determinate persone. Delle altre cerco di scrollarmi di dosso i ricordi e vado avanti sorridendo.
Ed infatti un sorriso comparí sul volto di Belle. Gold si accorse che il suo nome le si addiceva molto. La carnagione chiara, i capelli castani e morbidi, gli occhi verdi che brillavano come stelle e quel sorriso che non illuminava solo il suo volto ma anche tutta la stanza intorno... Era stupenda, anche se non doveva permettersi di pensare questo genere di cose.
-Mi viene in mente il tuo tema, quello che hai scritto all'inizio dell'anno.
Gold sorvoló volutamente tutta la parte che ne seguí.
-Avevi scritto di voler essere un'eroina...
-É stupido, lo so- disse lei arrossendo leggermente. -Ma lo vorrei davvero. Vorrei aiutare le persone in un qualche modo e contribuire a rendere migliore questo mondo.
-É un pensiero molto nobile. E questa sera sei riuscita ad esserlo.
Lei lo guardó, gli occhi grandi per lo stupore.
-Hai aiutato un uomo che chiunque altro avrebbe lasciato per terra a soffrire, perché é solo questo che si meriterebbe.
-Non dica cosí, la prego!- Istintivamente appoggió una mano sul braccio dell'uomo. -Nessuno merita di soffrire! Tutti vanno aiutati quando hanno bisogno.
Gold scosse la testa.
-Tu non mi conosci, Belle. Non sai che persona sono, cosa ho fatto e a chi ho fatto del male. Fidati che se lo sapessi correresti via da questa casa
all'istante. Non avresti nemmeno dovuto accettare di venire qui, se qualcuno dovesse scoprirlo ti farebbe un'enorme ramanzina.
-Puó essere, considerato che lei é il mio insegnante e io sono sua allieva. Ma di questo non mi importa al momento, cosí come non mi importa cosa pensa la gente di lei. Io voglio farmi un'idea mia, e quel poco che ho visto finora mi fa pensare a un uomo buono che si nasconde dietro ad una maschera. Non so cosa abbia fatto nel suo passato, magari un giorno lo potró sapere. Ma in ogni caso io non mi lasceró influenzare da nulla. Ognuno merita una seconda possibilità e ognuno merita di essere perdonato.
Per un attimo entrambi rimasero in silenzio. Belle prese la tazza di té e bevve l'ultimo sorso. La mano le tremava un poco e la tazza le cadde di mano senza fare in tempo a trattenerla.
-Oh no! Mi dispiace tanto!- si scusó affranta, vedendo che il bordo della tazza si era scheggiato. -Vede, non si é rotta, é solo scheggiata, se vuole gliela aggiusto o...
-Ehi, tranquilla- la rassicuró lui. -É solo una tazza, non mi importa!
Si sorrisero a vicenda, poi Belle vide che l'orologio a pendolo nel salotto segnava mezzanotte passata.
-É meglio che torni a casa ora, non vorrei che mio padre si preoccupi- disse Belle.
-Ti porto io in macchina- si offrí Gold. -Non voglio lasciarti camminare da sola al buio a quest'ora.
-La ringrazio- sorrise lei. -Ma con il ginocchio come va? É sicuro di poter guidare?
-Beh, tu sai guidare per caso?
La ragazza scosse la testa.
-Allora devo per forza farcela.
Belle ridacchió e quel suono gli fece comparire un altro sorriso sul volto.
Lasciarono la casa insieme. Questa volta Gold camminava con l'aiuto del bastone, e gli sembró di sentire la mancanza del corpo di Belle contro il suo. Prima gli era parso che lei lo completasse.
Accanto al cancello c'era un lampione che illuminava la strada e i dintorni, cosí Belle notó la bucalettere. Era etichettata con "T. Gold" e lei si domandó per cosa stesse la T. Poi notó che accanto alla bucalettere c'era un rovo dal quale sbocciavano delle rose rosse.
-Sono davvero belle- disse la ragazza ammirandole.
Gold ne prese una e la staccó, quindi gliela porse.
-Attenta alle spine; tienila cosí.
Gliela diede in mano mostrandole come tenerla per non pungersi.
-Che gentiluomo, la ringrazio- disse Belle, il viso luminoso. Gold la invitó a salire in macchina e la portó fino a casa. La guardó entrare e poi ripartí, con addosso una strana malinconia mescolata a una sorta di felicità.

Quella sera Belle si addormentó con il profumo della rosa accanto a sé, mentre Gold continuava a rigirare la tazzina scheggiata tra le mani, decidendo che mai e poi mai la avrebbe aggiustata o sostituita.

Eccoci con il terzo capitolo! Finalmente é entrata in scena l'adorata tazza scheggiata, simbolo per eccellenza di Rumbelle ♡
Spero vi sia piaciuta anche questa parte! Fatemi sapere :)

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