Tremotino decise di recarsi a casa. Lasció l'aula con una sensazione strana addosso; un misto di sconsolatezza e rabbia. Non rabbia verso il mondo intero, come era suo solito, e nemmeno rabbia contro Belle. Era arrabbiato con se stesso. Era arrabbiato perché sapeva che in fondo la ragazza aveva ragione. Certo, lui non sarebbe mai stato la persona adatta a Belle, ma pure lei costituiva un pericolo per lui. Stava smuovendo e cambiando qualcosa nella sua vita, sembrava la stesse migliorando. Sí, negli ultimi tempi lui si sentiva davvero bene, e proprio questo gli faceva paura: le cose belle erano di breve durata, e dopodiché tutto sarebbe peggiorato ancora di piú, perché lui avrebbe avuto un'ulteriore perdita importante da aggiungere alla lista che avvelenava
il suo cuore.
Stava pensando cosí intensamente a Belle che quando arrivó davanti a casa sua gli parve di vederla lí, in piedi sulla soglia. Sto impazzendo, pensó. Ma avvicinandosi, si rese conto che la sua allieva era veramente lí.
-Tremotino...- fece lei.
-Belle...
La ragazza gli si avvicinó, lo sguardo colpevole.
-Sono venuta qui per chiederti scusa.
-Non hai assolutamente nulla per cui scusarti, mia cara.
-E invece sí. Tu mi hai confidato la storia della tua vita, hai aperto il tuo cuore a me e sei stato sincero, e io non ho saputo altro che prendermela con te e offendermi. Mi dispiace, a volte sono davvero immatura.
Il vento fece volare una ciocca di capelli davanti agli occhi della ragazza. Tremotino la scostó con un gesto delicato.
-No, Belle, non é affatto vero. Tu sei la ragazza piú matura che io abbia mai conosciuto. Sai ascoltare le persone e sai guardare dentro di loro, senza lasciarti distrarre da pregiudizi e dicerie della gente. Questa é una virtù che pochi hanno.
-Ma io me la sono presa con te, e non ne avevo motivo- insistette Belle. -É solo che... mi sentivo rifiutata.
Ecco, finalmente lo aveva detto. Abbassó lo sguardo e incroció le braccia per proteggersi un poco dal freddo. Sentí una mano di Tremotino posarsi sulla sua schiena, e giá sentiva un poco di calore.
-Vieni cara, andiamo dentro- le disse.
Entrarono nel salotto arredato con mobili antichi e nuovamente si sedettero sul divano, come qualche settimana prima. Per un attimo Belle lasció volare lo sguardo intorno e notó un dettaglio che la fece sorridere.
-La tazza scheggiata... Non l'hai fatta
aggiustare.
Infatti era lí, ben in vista su uno degli scaffali, come un trofeo.
-Non ne vedo la necessità- disse lui con semplicitá. -In fondo ne ho ancora molte altre.
-Sai...- fece Belle. -Ho apprezzato molto la sinceritá con la quale prima mi hai raccontato la tua storia. Mi ha fatto davvero piacere sapere che tu abbia voluto aprirti cosí tanto con me.
Tremotino cercó di ignorare un vago senso di colpa che si stava facendo largo dentro di lui. Sensi di colpa... Pure quelli dovevano farsi sentire?! E in fondo aveva solo tralasciato una parte della storia che aveva pensato fosse meglio che la ragazza non sapesse.
-E dunque ci tenevo a dirti che anche io ho perso una persona a me cara, una delle piú importanti della mia vita.
-Di chi si tratta?- domandó Tremotino colpito.
-Mia madre.
Per un attimo Belle rimase con lo sguardo fisso davanti a sé, persa nei pensieri.
-In realtá mi sono espressa male- continuó quindi. -Piú che averla persa é come se non l'avessi mai conosciuta... Ho solo delle vecchie foto sue. Deve essere morta tanto tempo fa, quando io ero piccola, perché non ricordo nulla.
-E tuo padre?- domandó Tremotino con prudenza.
Belle scosse la testa.
-Non ha mai voluto parlarmene. É come se cercasse disperatamente di nascondermelo; questo mi fa pensare che debba trattarsi di qualcosa di davvero brutto... Ma io vorrei tanto sapere cosa le é successo: è da tutta la vita che mi porto dentro questa inconsapevolezza, e a volte davvero non la sopporto piú. Dicono che quando non hai mai conosciuto qualcosa o qualcuno non ne puoi sentire davvero la mancanza, ma io posso assicurare che invece la si sente eccome.
Rimasero in silenzio per un momento.
-Belle, mi dispiace davvero tanto- disse poi Tremotino, avvicinando la ragazza a sé. Sorprendendo sia lei che se stesso, la strinse contro il suo petto, una mano appoggiata sulla schiena per accarezzargliela.
-Dev'essere stata veramente dura per te e tuo padre... Eppure sei sempre cosí ottimista, nonostante quello che hai passato. É davvero ammirevole.
-Credo che sia quello che lei avrebbe voluto- spiegó Belle. -Sono convinta che lei fosse una di quelle donne che non perdeva mai il sorriso.
Tremotino le sollevó la testa.
-Ne sono certo anche io, e tu per fortuna hai preso da lei.
Si guardarono negli occhi. Quasi si potevano udire i loro cuori battere in sintonia. Sarebbe il momento perfetto per farlo, pensavano entrambi. Ma c'era qualcosa a frenarli. Da una parte una ragazza inesperta, dall'altra un uomo ferito. Due anime cosí diverse, ma irresistibilmente attratte l'una dall'altra. Ma ancora non osavano unirsi davvero, per timore di un rifiuto, una delusione, un errore.
"Sono solo una giovane ragazza insignificante" pensó lei.
"Sono solo un uomo rovinato dentro e invecchiato troppo in fretta" pensó lui. E nello stesso momento abbassarono lo sguardo.
-Ehm...- tossicchió Belle imbarazzata, cercando qualcosa da dire. Poi vide l'ora sull'orologio a pendolo. Si stava affezionando a quel vecchio aggeggio, come ad ogni cosa che si trovasse in quella casa e concernesse Tremotino.
-Devi andare?- indovinó lui.
-Sí- rispose Belle. -Preparo la cena in modo che non ci debba pensare lui quando torna dal lavoro.
Tremotino annuí, sulle labbra un sorriso e nello sguardo quasi una punta di ammirazione.
-Sai, lui si sta facendo in quattro in questi ultimi anni per avere abbastanza soldi, ma non basta... Infatti ci siamo trasferiti perchè non potevamo piú permetterci la nostra casa. Ma spero di trovare presto un impiego per poterlo sostenere.
Belle si alzó e Tremotino la seguí. Mentre la accompagnava alla porta, si fermó improvvisamente.
-Tutto a posto?- chiese la ragazza.
-Mi é venuta un'idea- disse lui, sorridendo enigmatico. -Hai ancora tempo un attimo? Sai, ti devo ancora una sorpresa.
-Non é vero- ridacchió Belle. -Non ho mica indovinato il tuo nome.
-Nessuno lo avrebbe mai indovinato... Era un tranello troppo perfido; ti devo qualcosa ora.-Oh mio Dio...- sussurró Belle mentre si guardava intorno. -Questo luogo é davvero stupendo...
-Da quando la vecchia bibliotecaria é morta, questo luogo é rimasto chiuso
per molto tempo, perché non c'era nessuno interessato a occuparsene.
-E tu pensi che potrei davvero lavorare qui?- domandó Belle incredula, intanto che si aggirava tra gli scaffali e sfiorava il dorso di ogni libro.
-Oh, non lo penso soltanto, ne sono sicuro. Non riesco ad immaginare una persona piú adatta di te per questo impiego. E gli abitanti di Storybrooke saranno contenti che la biblioteca apra di nuovo.
-Sarebbe davvero stupendo!- esclamó Belle. -Potró venire qui dopo scuola e nei week-end, cosí potró lavorare e studiare un po' nel frattempo che non ci saranno clienti!
Tremotino sorrise, soddisfatto di aver reso felice la giovane ragazza. Ecco cosa amava ancora di Belle: non pretendeva gioielli preziosi, vestiti costosi e lussi vari; per accontentarla bastavano una rosa, dei libri e un impiego come bibliotecaria per poter sostenere il padre. Era possibile l'esistenza di una creatura tanto perfetta nella sua semplicità?
-Sarà meglio aprire un po' le tende e le finestre per dare una spolverata!- disse Belle decisa. Prima che Tremotino potesse fermarla, salí sul davanzale di una finestra per aprire una delle tende. Lui le si avvicinó.
Belle stava cercando di tirare la tenda quando con un piede scivoló dal davanzale. L'uomo si precipitó verso di lei e la prese in braccio, evitandole una caduta.
-Gra...Grazie- balbettó Belle, le braccia attorno al suo collo.
-Figurati- disse lui altrettando turbato. Dentro di sé sentí un guizzo
partirgli dal basso ventre e risalire fino all'altezza del cuore, facendolo battere velocemente. La appoggió quindi a terra e le propose di continuare le pulizie il giorno dopo.
-Tremotino?- fece Belle quando lasciarono la biblioteca.
-Dimmi, cara.
-Grazie, davvero.
-Mi hai giá ringraziato, Belle. Non ti avrei mica lasciata cadere per terra.
-No, non intendo solo quello. Intendo tutto ció che hai fatto: hai pensato a me, mi hai portata qui, mi hai permesso di trovare un lavoro che sicuramente mi piacerá e con cui potró sostenere mio padre... Grazie, davvero.
-Non c'é di che, Belle. L'ho fatto con piacere.
Le dedicó un sorriso e si voltó per allontanarsi. Fece il primo passo e poi sentí qualcosa che lo prese dal dietro per le spalle. Si giró di nuovo, e finalmente si ritrovó le labbra di Belle sulle sue, unite in un lungo, dolce bacio.Ecco, come accennato oggi pomeriggio, ho aggiornato la storia!
Tra l'altro, si sta evoluzionando in maniera differente di quel che avevo intenzione inizialmente... Ma ve lo spiegheró un po' meglio nel prossimo capitolo! ;)
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Lasciati amare
Fanfic"-Tu non mi conosci, Belle. Non sai che persona sono, cosa ho fatto e a chi ho fatto del male. Fidati che se lo sapessi correresti via da questa casa all'istante. Non avresti nemmeno dovuto accettare di venire qui, se qualcuno dovesse scoprirlo ti...