Primo giorno di scuola

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Ciao! Questa é la prima fanfiction che scrivo. Essendo una fan sfegatata di OUAT e in particolare della coppia Rumbelle, mi é venuta l'idea di provare a scrivere questa storia. É ambientata a Storybrooke e i personaggi sono tutti presenti nel telefilm. Nella fanfic non sará peró presente la magia e inoltre ho aggiunto un luogo inesistente, ovvero il liceo (lo so, detto cosí fa quasi un po' ridere immaginare un grande liceo in un paesino come Storybrooke). Spero che vi possa piacere l'inizio e se avete voglia fatemi sapere cosa ne pensate! :)

La nuova scuola era molto grande e a Belle pareva che ad ogni angolo comparisse un nuovo corridoio. La ragazza sospiró, chiedendosi come sarebbe mai riuscita ad orientarsi in quel luogo.
Leggeva ogni cartello accanto alle aule, alla ricerca di quella in cui si doveva recare lei per iniziare la giornata. Si sentiva spaesata in mezzo a tutte quelle persone che sembravano sapere esattamente dove stessero andando.
"Forse dovrei chiedere informazioni a qualcuno" pensó Belle. "Ad esempio a lui!"
Un uomo vestito di nero le stava venendo incontro. Zoppicava e camminava con l'aiuto di un bastone, e il suo sguardo non era uno dei piú amichevoli. Ma Belle non era una ragazza che si lasciava scoraggiare facilmente dalle persone, nemmeno
dalle piú scontrose. Cosí fece per avvicinarsi all'uomo, ma qualcuno dietro di lei la trattenne.
-Ehi!- la salutó una ragazza raggiante.
-Ciao!- ricambió Belle. Era un po' confusa: la conosceva? Osservó i capelli castani con le ciocche rosse, il fisico magro e i vestiti corti e succinti che indossava, e in effetti improvvisamente la ragazza le sembró vagamente famigliare.
-Sono Ruby- si presentó questa, continuando a sorridere gentilmente. -Questo week-end sei stata da Granny's e hai comandato un hamburger e un té freddo, vero?
-Ora mi ricordo!- esclamó Belle. -Lavoravi lí come cameriera! Ma come hai fatto a ricordarti di me?
-Lavorando nel ristorante di mia nonna sono diventata brava a riconoscere le persone... Inoltre mi sei rimasta impressa perché non ti ho mai vista qui prima d'ora.
-Sí, in effetti mi sono trasferita qui settimana scorsa con mio padre. A proposito, io sono Belle!
Le due ragazze si strinsero la mano amichevolmente.
-Sei in terza anche tu?- chiese Belle.
-Sí, ora devo recarmi nella 128, inizio con francese.
-Grazie al cielo, pure io!
Belle era sollevata di aver appena trovato qualcuno che la aiutasse ad orientarsi in quella scuola e con cui passare anche del tempo magari.

-Bonjour les élèves, je suis Mary Margaret Blanchard, votre professeur de français.
La donna che parlava era giovane e molto carina, con quei capelli neri e corti e la pelle chiara. Aveva una voce e un modo di fare molti dolci che a Belle piacquero molto, anche se le sembró quasi di ritrovarsi in una scuola elementare piuttosto che in una classe di terza liceo. Ma non le importava; un po' di dolcezza che rendesse la scuola meno amara per lei era sempre benvenuta.
L'ora di francese trascorse in fretta e dopodichè li attendeva un'ora di letteratura. Un ragazzo domandó alla professoressa Blanchard se avesse idea di chi fosse il loro insegnante. Lei controlló sulla tabella degli orari e quando alzó gli occhi verso la classe sembró quasi aver assunto un'aria di scuse, mentre pronunció il nome:
-Professor Gold.
Nella classe si levarono sbuffi, lamenti, proteste e mormorii contrariati. Belle dunque domandó a Ruby informazioni su questo Gold. Doveva essere un tipo davvero preoccupante.
-É quello da cui ti ho salvata prima!- disse Ruby.
Salvata? Deve essermi sfuggito qualcosa, pensó Belle.
-Quello zoppicante con il bastone a cui stavi per rivolgerti stamattina- le spiegó la sua nuova amica, vedendola poco in chiaro.
-Ah, lui? Ma non sarà mica cosí terribile, dai!
-No, certo che no... Solo quando è di malumore, ovvero 365 giorni suddivisi in dodici mesi ogni anno! - ironizzó Ruby.
Mentre si dirigevano verso l'aula del professor Gold insieme, Belle si domandó come potesse un povero uomo zoppo essere tanto temuto da tutti. D'accordo, quando lo aveva incrociato quella mattina aveva avuto un'aria piuttosto cupa, ma poteva essere davvero cosí terribile come tutti dicevano?

Detestava il primo giorno di scuola. Certo, detestava tutti i giorni dell'anno, ma quello in particolare. I ragazzi che credevano di essere ancora in vacanza mentre si sedevano ai banchi di scuola, i colleghi che si raccontavano a vicenda dei loro viaggi, fingendo anche di interessarsi a lui cercando di essere "gentili e simpatici". In realtá erano tutti quanti ipocriti e nient'altro. Aveva giá deciso come trascorrere quel primo lunedí post-estivo: ad ogni classe avrebbe fatto scrivere un tema sulla loro relazione con i libri e la scrittura. Sapeva già cosa lo avrebbe aspettato la sera: accenni ai soliti libri adolescenziali e a biografie di qualche nuovo gruppo musicale dal nome strano, e in quanto alla scrittura "mi piace molto scrivere messaggi ai miei amici". Tipico
di quella generazione. Non pretendeva nemmeno altro ormai; quel tema lo faceva fare piú che altro per starsene tranquillo almeno un giorno in piú ancora e non dover già affrontare delle vere e proprie lezioni.
Giunto finalmente alla sua aula dopo molti interminabili passi, vi entró e si sistemó alla cattedra con un sospiro, attendendo che arrivassero i primi studenti di quel mattino.

Nella classe del professor Gold regnava un silenzio tombale. Tutti erano seduti taciturni e diritti ai loro banchi, quasi senza fiatare. Il professore rimase in silenzio e sembró guardarli uno ad uno.
-Mi scusi professor Gold...
Una ragazza alta dal fisico atletico e i tratti asiatici si alzó in piedi insicura. -Qui c'é la lista del registro, dovrebbe fare l'appello...
La ragazza aveva l'aria di chi stesse
per scoprire la propria condanna a morte. Ma l'uomo si limitó a rispondere:
-Giusto, me ne stavo dimenticando. Portamelo qui, cara.
La ragazza glielo porse e tornó al suo posto piú in fretta che poté. Il professor Gold inizió a leggere e cosí Belle cominció a memorizzare alcuni nomi dei suoi compagni di classe. Filippo, Mulan, Aurora, Anna, Elsa, Kristof...
-French, Belle.
Belle diresse lo sguardo verso l'insegnante e disse:
-Sono io.
Lui la guardó per un attimo con i suoi occhi scuri e spenti. Forse lei si sbaglió, ma le parve che per la frazione di un secondo le rivolse un minuscolo sorriso.

Alla seconda ora giunse una classe di terza nella sua aula. I ragazzi si sedettero ai loro banchi, timorosi. Sapeva che gli allievi lo temevano. La loro calma e attenzione durante le ore di letteratura non erano dovute al rispetto nei suoi confronti, ma bensí alla paura. Ma a lui non importava. Meglio essere temuto che amato, rendeva tutto piú semplice. A lui, perlomeno.
Prima di poter dare la consegna di lavoro alla classe, una ragazza, probabilmente la capoclasse, gli ricordó di dover fare l'appello. Che perdita di tempo; non gliene importava nulla di sapere i nomi di quei ragazzi. Li avrebbe visti da lí fino in giugno e poi addio probabilmente, quindi che scopo aveva fingersi interessato a sapere chi fossero?
Lesse i vari nomi con aria annoiata. Ad un certo punto giunse a "French, Belle". Subito si levó un "Sono io". La voce che disse quelle due parole era strana; sembrava essere sicura di sé
ma allo stesso tempo incerta. Apparteneva ad una giovane ragazza che lo guardó negli occhi. La cosa lo colpí: gli allievi, anzi le persone in generale, lo guardavano raramente in maniera cosí diretta. Solitamente preferivano non incrociare il suo sguardo e se possibile evitavano di entrare in contatto con lui.
Chi era dunque quella stramba ragazza, che giá quella mattina stava tentando di avvicinarsi a lui? La sua ingenuitá lo divertí, e per la frazione di un secondo sul suo volto comparve un minuscolo sorriso.

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