Un cuore ferito

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-Si puó sapere dove é finito Gaston? Non é tornato con te ieri sera?- le domandó suo padre domenica mattina a colazione.
Belle alzó le spalle.
-Non ne ho idea; avrà smaltito la sbronza su una panchina e poi sarà tornato a casa con il primo bus stamattina.
-Avete litigato?
La ragazza guardó suo padre e disse:
-Sí, e abbiamo anche chiuso.
Un velo di preoccupazione si pose sul volto dell'uomo.
-Belle...- Posó una mano sopra quella della ragazza. -Qualsiasi cosa succeda in una relazione, la si puó sempre aggiustare quando é in gioco l'amore tra due persone.
-Non ne dubito- disse Belle ritirando la sua mano. -Ma ad essere sincera io Gaston non lo amo e non credo di averlo mai amato davvero.
-Figlia mia, Gaston é davvero un bravo ragazzo. Non dovresti lasciartelo sfuggire cosí.
Belle posó la tazza di caffé sul tavolo con decisione. Per un attimo le tornó in mente la tazzina di té che aveva rotto a casa del signor Gold la sera precedente.
-No, Gaston non é un bravo ragazzo. É di famiglia ricca e potrebbe aiutarci con i debiti, ne sono consapevole. Ma per quanto io ci tenga ad aiutarti, questa é la mia vita e non voglio stare assieme ad una persona come lui.
Fece per alzarsi.
-Belle, aspetta...
Il padre la trattenne per un braccio.
-Mi dispiace. Ovviamente hai ragione, sarebbe egoista da parte mia convincerti a stare con qualcuno solo per i miei interessi. Tu sei mia figlia e non ti voglio usare; la cosa piú importante per me é la tua felicitá, anche se a volte non sembra.
A quelle parole Belle si addolcí.
-Papá, se vuoi... Posso cercare un impiego. Troveró qualcosa che mi piace e con cui potró guadagnare un po' di soldi fuori scuola e sostenerti.
-Sei cosí buona, proprio come tua madre... Sono fiero che tu sia mia figlia.
Padre e figlia si abbracciarono.
-Dimmi solo una cosa ancora, Belle... Lui ti ha fatto soffrire?
-Un pochettino- rispose lei evitando lo sguardo del genitore. -Ma é giá acqua passata.
Lui le sorrise e le accarezzó la testa.
-Allora troverai presto qualcuno che ti merita davvero, te lo assicuro.

Il professor Gold era cambiato; se ne accorsero colleghi e allievi, con il passare delle settimane. Era piú gentile, piú paziente e piú disponibile. Gli studenti cominciarono ad essere meno timorosi durante le lezioni di letteratura e diventarono piú partecipi.
-Non so cosa sia successo a Gold- disse Ruby durante una ricreazione. -Ma qualunque cosa sia, mi piace un sacco.
-Secondo me non é qualcosa, ma qualcuno- ridacchió Elsa maliziosa.
-Oh, dici che si é innamorato? Che cosa dolce!- commentó Anna sognante, dando il via a speculazioni varie su chi potesse essere la misteriosa persona in grado di trasformare in quel modo l'uomo un tempo perennemente di malumore. L'unica che non si univa alle chiacchiere era Belle. Non sapeva se Gold fosse davvero innamorato di qualcuno; quel che lei sapeva era che tra loro due era nato un rapporto che le piaceva. Il venerdí dopo l'ultima ora si fermava spesso in classe a parlare con lui. Trovavano sempre argomenti di conversazione in grado di tenerli ancorati in aula anche per un'ora o di piú. Belle amava ascoltare Gold: le sembrava che riuscisse a rendere interessante qualsiasi tema. Quando era con lui perdeva il senso del tempo e il mondo fuori non esisteva piú. E anche se lui non lo aveva mai espresso apertamente, dentro di sé la ragazza sentiva che per lui era lo stesso.

-Voglio che mi dici una cosa- disse Belle un venerdí, avvicinandosi alla cattedra dell'uomo con un sorrisino.
Già da un paio di settimane aveva preso l'abitudine di dargli del "tu", sotto richiesta di Gold, ma solo dopo le lezioni ovviamente. 
-Sentiamo, cara- rispose lui con un occhiolino.
-Il tuo nome inizia con la T...
-Sul serio?- la interruppe lui fingendosi stupito.
Belle rise.
-Dai! Sí, ho visto sulla tua bucalettere che davanti al cognome c'é una T. Per cosa sta?
-Prova a indovinare- la esortó lui. -Se scopri il mio nome, ti faró una sorpresa.
-Va bene...- Belle riflesse un attimo. -Thomas?
No, lui scosse la testa.
-Taylor?
Nemmeno.
-Tim?
Certo che no. "Non ha affatto la faccia da Tim. E nemmeno da Thomas o Taylor." pensó Belle. "In realtà... Non ha la faccia da nessuno, se non da se stesso..."
-Ho capito!- esclamó in quel momento. -È un tranello. Il tuo nome deve essere qualcosa di assolutamente strano e insolito.
-Complimenti- sorrise lui. -Ma non l'hai ancora indovinato.
-Mi arrendo, lo so che non ci riusciró mai!- sbuffó lei sedendosi sulla cattedra. -Non tenermi piú sulle spine. Lui rimase un attimo in silenzio, poi la guardó e disse solamente:
-Tremotino.
-Come?- fece lei.
-Lascia perdere!
L'uomo inizió a radunare le sue cose, l'aria visibilmente seccata.
-No, ehi, non fare cosí adesso!-
Belle gli posó una mano sul braccio. -Hai detto di chiamarti Tremotino, ho capito bene?
-Sí- borbottó lui.
-Bene- sorrise lei. -Mi piace!
Lui la guardó, lo sguardo incredulo.
-Cosa stai dicendo?- sbottó.
Belle fece spallucce.
-Sí, mi piace, che c'é di strano? É diverso dai soliti nomi, non conosco nessun'altra persona che si chiama cosí. É qualcosa di solamente tuo.
Tremotino sorrise.
-Riesci ad estrarre qualcosa di positivo da tutte le cose, Belle.
-Beh... D'altronde anche il mio nome non é uno dei piú comuni- disse la ragazza ricambiando il sorriso.
-Hai ragione, ma ti si addice molto.
Belle arrossí leggermente e poi notó che lo sguardo dell'uomo stava assumendo una velatura malinconica.
-Belle...- pronunció sottovoce, quasi sovrappensiero. -Assomiglia a Bae...
-Chi é Bae?- domandó Belle prudentemente. Tremotino non rispose subito, cosí aggiunse:
-Non devi parlarmene se non vuoi, ovviamente. Credo di farmi fin troppo gli affari tuoi...
-No no no!- intervenne subito lui. -Adesso ti spiego.
Si sedette sulla cattedra accanto a Belle e inizió a raccontare.
-Bae era l'abbreviativo di Baelfire, figlio mio e di mia moglie Milah. Quanto amavo la mia Milah e il mio piccolo Bae... Erano la mia famiglia e non volevo perderli per nulla al mondo. Per questo quando fui chiamato alle armi per combattere lontano da casa, mi mutilai questa gamba in maniera da poter restare con loro. Un colpo secco con l'accetta e via.
Si toccó la gamba in questione al ricordo, mentre Belle deglutí. Spesso si era chiesta cosa gli fosse successo, ma mai avrebbe pensato che fosse stato lui stesso a infliggersi quel dolore.
-Non l'ho fatto perché ero troppo pigro o impaurito per combattere- continuó. -Io l'ho fatto perché non volevo che mio figlio dovesse crescere senza suo padre. Non volevo correre il rischio di non vederlo diventare grande e di non poterlo piú accompagnare lungo il suo percorso di vita. Ma nessuno l'ha mai capito... Tutti vedevano in me solamente un vigliacco, un codardo; Milah prima di tutti.
-Ma... Io non capisco!- interruppe Belle perplessa. -Tu lo hai fatto solo per il bene della tua famiglia! Lei non era felice che tu fossi lí con loro invece che stare in campo di battaglia e rischiare di morire?
-Diceva che io l'avevo umiliata. Diceva che essere la vedova di un soldato morto in guerra sarebbe stato piú onorevole.
Belle quasi rabbrividí dall'indignazione. Meglio un marito morto che vivo, praticamente.  
-Milah inizió ad evitarmi. Quando tornavo a casa lei usciva e restava fuori tutta la notte, mentre io restavo con Bae. Lui era l'unico che non mi considerava un codardo ed era felice che fossi rimasto a casa; d'altronde era troppo piccolo per capire. Una di quelle ennesime sere mi recai nella taverna dove era solita andare, e la trovai con un uomo. Era alto, piú giovane di me, con i capelli neri e indossava una giacca di pelle e indumenti neri. Era un buono a nulla, lo avevo capito subito, ma Milah si era innamorata di lui e aveva deciso di andarsene, non aveva piú voglia di sprecare la sua vita con la sua famiglia. Fu l'ultima volta che la vidi.
Tremotino guardava fuori dalla finestra, gli occhi persi. Belle stava seduta accanto a lui in silenzio, intristita e colpita dal racconto del suo professore, aspettando che continuasse a parlare per spiegarle anche che fine avesse fatto Baelfire.
Un attimo dopo proseguí infatti.
-Io e Baelfire continuammo a vivere insieme per diversi anni. Lui crescendo mi poneva spesso domande a proposito di sua madre, ma io non gli volevo mai dare spiegazioni. Come avrei potuto dirgli che ci aveva piantati in asso per un idiota? Io mi ero accorto che andando avanti col tempo, quella mancanza di una madre la sentiva sempre di piú. Forse avrei dovuto cercarmi una nuova compagna, ma non sarebbe stato certamente lo stesso, e poi io stavo iniziando a volgere le spalle all'amore. Ma Bae avrebbe avuto bisogno di qualcuno. Era un ragazzo solo, senza amici e sempre triste, anche se cercava di nascondere il suo stato d'animo dietro a dei sorrisi indossati come una maschera. Era diventato come me dopo che mio padre mi aveva abbandonato. Era diventato ció da cui volevo proteggerlo. E inoltre, al contrario mio, un giorno decise di non voler continuare in questo modo. Non voleva continuare a vivere.
Belle spalancó gli occhi verdi, scioccata.
-Sí, mia cara. Il mio Bae alla tenera età di quindici anni si tolse la vita, buttandosi nel fiume da un ponte. Il suo corpo non fu mai trovato, ma un pescatore aveva raccolto il suo zaino che stava venendo trascinato via dalla corrente.
-Mi dispiace... cosí tanto... davvero...- mormoró Belle, mentre sentiva che le lacrime le stavano scendendo lentamente lungo le guance. Tremotino se ne accorse e strinse la mano della ragazza tra la sua. Rimasero in quella posizione per un tempo indeterminato, osservando le gocce di pioggia che nel frattempo avevano iniziato a scendere dal cielo grigio.
Dopo un po' Belle si schiarí la voce.
-Tu hai perso proprio le persone piú importanti della tua vita, sin da piccolo... É per questo che eri diventato cosí freddo e chiuso con tutti, sempre sulle difensive e pronto all'attacco? Per fare in modo che le persone non si affezionassero a te e tu non ti affezionassi a loro, vero?
-Sí, penso che fosse per questo. Effettivamente non sono sempre stato cosí; ho iniziato ad esserlo dopo la scomparsa di Milah e ancora di piú dopo la perdita di Baelfire.
-E ti é servito?
-Insomma... Non ho piú provato dolore al cuore. Ma non ho nemmeno piú provato particolari piaceri nella vita. È come se negli ultimi anni non avessi piú avuto sentimenti, a parte rabbia e odio.
-E adesso invece?
Belle si fece coraggio e si avvicinó ancora di piú a lui. Le loro gambe ora si toccavano, cosí come i loro fianchi. -Adesso... É difficile. 
Belle lo guardó; a Tremotino sembrava di vedere un punto interrogativo nei suoi occhi verdi.
-Belle, tu sei una ragazza pura. Sei giovane e bella e buona; dovresti stare lontana da me. Non sono la persona giusta per te, se é questo che ti stai chiedendo.
Gli occhi di Belle si abbassarono. Poi peró li rivolse un'altra volta verso l'uomo, ora piú determinati.
-Non mi avevi già detto una cosa simile quella volta che ho bevuto il té a casa tua? A me sembra di sí, e ti avevo anche risposto.
Tremotino non reagí.
-Sono una stupida- disse Belle d'improvviso, gli occhi luccicanti di tristezza. -Sono solo una ragazzina   immatura per te, mi chiedo come avessi potuto pensare anche solo per un attimo che tu potessi vedermi sotto un'altra luce.
-No, Belle!- intervenne il professore con enfasi. -Non é cosí che ti vedo! Tu sei davvero speciale per me, sai... Per questo sto cercando di proteggerti.
-Smettila con queste sciocchezze!- replicó Belle arrabbiata, scattando in piedi. -Tu stai solamente cercando di proteggere TE STESSO. Ma non puoi tenerti dentro un cuore di ghiaccio per sempre, sai. Prima o poi si scioglierá, che tu lo voglia o no.
Con queste parole Belle lasció la stanza e Tremotino rimase da solo con i suoi pensieri cupi.

Et voilá il quarto capitolo! Spero che la storia continui a piacervi ;) Secondo voi chi ha ragione? Tremotino deve allontanare Belle per proteggerla o semplicemente non vuole correre dei rischi?

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