11.

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Rabbrividii quando lo vidi allontanarsi. Cercai di trattenere le lacrime ma fu più forte di me. Mi vergognavo di me stessa. Io non sapevo cosa provavo per Martin e lui veniva a dirmi che mi amava... Non poteva andare così. Mi stropicciai gli occhi e gli corsi dietro gridando il suo nome.
«Vattene» mi urlò senza voltarsi. Mi fermai chinandomi per riprendere fiato poi continuai a correre. Si voltò e mi fissò per quello che parve un lunghissimo secondo, poi salí in macchina. Tornai sconfitta in casa, con le lacrime agli occhi e una rabbia che mi invadeva il corpo.
Il giorno dopo non vidi quasi mai Martin, probabilmente mi evitava, fatto eccezione per la sesta ora. Ero con Abby e lui se ne stava su un muretto a leggere. Abby mi rivolse un'occhiata per sapere cosa volevo che facesse. Alzai le spalle dandole via libera. Martin si girò per dare uno sguardo al resto del mondo e alzò la mano quando si accorse di noi, ma ero sicura che quel saluto fosse solo per Abby. Sentii una leggera spinta da parte sua che mi mandò nella direzione del muretto.
«No» sussurrai puntando i piedi.
«Charlotte non fare la stupida» mi disse continuando a spingere, ora più forte. Sbuffai e quando mi trovai davanti Martin mi vergognai abbassando lo sguardo.
«Ehi» esortò Abby con un largo sorriso. Potevo sentire gli occhi di Martin fissi su di me.
«Come va?» borbottò lui distogliendo lo sguardo da me per puntarlo su Abby.
«Benone...» si fermò, probabilmente senza sapere come continuare, al che la guardai incitandola a non rimanere in silenzio. Martin mi stava ancora scrutando, mi sfiorò un braccio spostandosi ed io sussultai. «Te?» finalmente Abby era riuscita a dire qualcosa, ma notai benissimo il suo imbarazzo.
«Si va avanti» rispose rimandando vago «E te Charlotte, vai avanti ?» il suo tono era pieno di umorismo e odio. Alzai gli occhi per incontrare i suoi, non poteva essere serio. Abby mi prese la mano stringendola.
«Dobbiamo andare» disse poi trascinandomi più lontana da lui. Martin fece un cenno con la testa e noi ce ne andammo.
«Non può averlo fatto davvero» disse Abby quando gli fummo abbastanza lontani, sporgendosi per vedere come stessi.
«L'ha fatto invece...» continuai cercando di sorriderle. Non ci credevo nemmeno io, Martin così sfacciato non l'avevo mai visto. Faceva male sapere che infondo era per le cose che gli avevo detto che era così.
Non lo vidi più per tutta la settimana, lui mi evitava ed io facevo lo stesso. Abby e Chris si ritrovarono presto in mezzo a una situazione poco piacevole. Il weekend arrivò presto alleviando, per quel minimo che poteva, quella tensione.
«Charlotte muoviti, dobbiamo andare» gridò Abby. Io ero stesa sul divano, come era stato per tutta la settimana. Mi sembrava di essere caduta in una di quelle depressioni da manuale. Gelato al cioccolato, film d'amore e coperte.
«Non ci vengo a quella stupida festa» le risposi con lo stesso tono dalla mia postazione ormai abituale. Scese le scale con le braccia incrociate fermandosi sull'ultimo gradino per guardami nel solito modo, con lo scopo di farmi sentire in colpa.
«Abby non verrò stavolta» le dissi tornando a fissare il televisore e immergendo di nuovo il cucchiaio nella scatola, quasi vuota, di gelato.
«Non puoi davvero credere che ti lascerò qua in quello stato» si avvicinò e prima che me ne fossi accorta aveva spento la TV. Mi tese la mano, la presi scocciata sbuffando e mi alzai. Indossava una gonna aderente e una blusa nera. Aveva già i tacchi che risuonarono quando salì le scale trascinandomi. Anche i capelli erano perfetti, acconciati in una treccia che aveva messo sulla spalla.
«Vestiti Charlotte» ordinò chiudendo la porta della stanza. Mi sedetti sul bordo del letto aspettando che scendesse, lo fece solo dopo mi sentì muovere. Uscii poco dopo con un paio di jeans e una maglia bianca, indossai dei tacchi e le andai in contro.
«Così ti va bene?» le chiesi rivolgendolo una smorfia.
«Benissimo» disse sorridendo. Mi prese e mi trascinò fuori.
Figuriamoci se avevo voglia di andare alla festa di Collin. Ero già abbastanza poco socievole senza le critiche scorbutiche di quel biondo.
Abby si fermò davanti ad una grossa villa bianca. C'erano molte macchine parcheggiate nel viale che costeggiava tutto il giardino della casa. Collin era arrivato da una settimana e già la sua casa era piena di adolescenti in preda agli ormoni.
«Sará divertente» mi disse Abby scendendo. Continuai a fissare la casa, poi mi pizzicò il braccio.
«Non voglio vedere Martin» ammisi aprendo la portiera e scendendo.
«Lo so» chiuse la macchina facendosi tintinnare le chiavi nella mano e mi condusse sotto il portico. Si sistemò prima di suonare il campanello, mentre la fissavo Collin aprì la porta.
«Ecco la principessina» esultò. Un finto sorriso si fece spazio sul mio volto, Abby mi strinse la schiena spingendomi dentro, poi corse da Chris. Di Martin nemmeno l'ombra, per mia fortuna. «Allora?» mi voltai e mi accorsi che Collin era ancora di fianco a me. Non mi ero nemmeno resa conto della sua presenza.
«Allora cosa?» chiesi alzando un sopracciglio.
«Cosa vuoi da bere?» rise alla mia domanda, ma lo fece ancora di più quando alzai le spalle. «Bene, buona scelta» scherzò. Mi lasciò avviandosi ad un tavolo dove erano poggiate disordinatamente delle bottiglie. Continuai a guardarmi attorno mentre mi muovevo nella stanza di fianco all'entrata, probabilmente il soggiorno. Le ragazze ballavamo sul tavolo, alzai la testa per vederle e scorsi accanto alla cucina poco più avanti Martin che veniva in quella direzione. Chiusi gli occhi e iniziai a muovermi senza un verso. Tastai qua e là e trovai una porta finestra vicino a me. La spalancai e uscii fuori. Era freddo e il mio respiro affannoso usciva sotto forma di nuvola dalla mia bocca. Mi strinsi nelle spalle, il mio giacchetto era dentro ed io non avevo nessuna intenzione di rientrare. Mi sedetti sul marciapiede vicino al muro, poi sentii la porta aprirsi. Pregai che non fosse Martin, pregai con tutta me stessa.
«Ma che fai qua?» una risata riempì il silenzio del giardino, era Collin con un bicchiere blu in mano. Si sedette vicino a me passandosi la mano libera tra i capelli. Mi scrutò per un po' mentre io mi stringevo ancora per il freddo.
«Principessina hai freddo?» chiese sorridendo. Lo guardai senza dire niente, non ne avevo la forza. Mi strinsi ancora di più portandomi le ginocchia al petto.
«Tieni» sussurrò Collin lasciando cadere sulle mie spalle la sua felpa blu.
«Grazie» dissi levandogli di mano il bicchiere e portandomelo alla bocca.
Quel suo gesto mi colpì, probabilmente non avevo giudicato bene Collin.
«Non hai risposto alla mia domanda» disse poi poggiando una mano sulla mia spalla protetta dalla sua felpa.
«Cosa? Ah si, avevo voglia di stare sola» mentii. Le grida dei ragazzi di facevano sempre più forti ogni volta che cambiava canzone. Collin buttò un'occhiata dentro poi mi sorrise.
«Uhm... Okay. Puoi stare da sola anche al caldo sai?» scherzò, non avrebbe perso il suo umorismo ma stavolta era sopportabile e addirittura gradevole. «Dove l'hai lasciato il tuo... ehm.. Martin» concluse riprendendosi il bicchiere. Arrossii e abbassai gli occhi. «Credo sia dentro» risposi guardandolo di nascosto. Dalla stanza si levò un forte rumore di vetro rotto o qualsiasi cosa fosse.
«Cazzo» borbottò tra i denti «meglio che rientri» annunciò poi.
«Ci si vede dentro eh principessina» disse aprendo la porta finestra dietro di noi. Rientrò socchiudendola poco dopo e rimasi di nuovo da sola in quel giardino enorme e terribilmente silenzioso.

Between usDove le storie prendono vita. Scoprilo ora