21.

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Le possibilità erano due. Lasciare perdere entrambi o scegliere. La prima non sarebbe mai stata possibile, la seconda sarebbe stata troppo decisiva.
Martin c'era sempre stato, aveva fatto tanto per me, ma Collin mi faceva sentire in un modo del tutto nuovo.
Questi pensieri invadevano la mia mente anche dopo due settimane, il giorno del mio compleanno.
Le coperte quella mattina sembravano ancora più comode e calde e quando Abby mi tirò giù dal letto sbuffai irritata.
«Buongiorno piccola ventenne!»strillò baciandomi sulla guancia. Mi stropicciai gli occhi sbadigliando. Le sorrisi cercando di alzarmi, almeno ci provai. «Ehi dove vai?»chiese quando aprii la porta del bagno.
«Abby.. A fare una doccia» la guardai da capo a piedi per capire se stesse scherzando. Mi afferrò la mano e mi strattonò fino alle scale.
«Oh, non adesso» disse scendendo le scale. Si fermò e sorrise. «Da ora in poi mi amerai ancora di più»
Riprese la mia mano e mi condusse in cucina. Il tavolo era imbandito e ricoperto da cibo. Wow. Chris era seduto e quando ci vide, ci corse incontro. «Auguri Charlotte» mi abbracciò ed io ricambiai ringraziandolo. «Devi sentire i muffin Char, cavolo li adorerai» guardò la tavola, gli brillavano gli occhi. Allontanai la sedia per sedermi quando sentii il telefono vibrare. Forse era mia madre, o qualcuno che voleva farmi gli auguri.
Abby mi lanciò una rapida occhiata quando mi alzai per raggiungere il telefono. Sentii il cuore accelerare quando lessi il mittente.

AUGURI TESORO
GRAZIE COLLIN
Sorrisi a quel messaggio. Mi faceva piacere sapere che si ricordasse di qualcosa che interessava me.
OGGI TI RAPISCO, PREPARATI
COSA?
Risi cercando di capire a cosa si stesse riferendo. Abby mi guardò di nuovo, stavolta sorrise ed io ricambiai.
PASSO ALLE TRE
Aspettai qualche minuto, mi aspettavo un altro messaggio, ma niente. Lasciai cadere il telefono in borsa e tornai a tavola.
«Quando hai detto di andartene?»chiese Abby passandomi la maglia che stava per riporre nel cassetto.
«Alle tre.. Non so nemmeno dove andremo» sospirai infilandomi la maglia che rimase incastrata nella mia coda. «Come se importasse» borbottò Abby.
«Cavolo» Risi e quando Abby mi raggiunse per aiutarmi, anche lei.
«Sei un disastro» liberò il colletto della maglia dai miei capelli sistemandola addosso a me. Le sorrisi sussurrandole un " Grazie ".
Il cuore mi batteva a mille quando lanciai un'occhiata all'orologio che tenevo al polso. Dieci alle tre. Sospirai mentre lo stomaco entrava in subbuglio.
«È normale essere così agitate?»le mostrai le mani che tremavano e lei rise annuendo. «Direi di si se ti chiami Charlotte»
Il tempo di truccarmi velocemente e Collin suonava il clacson sul vialetto. Poi sentii il campanello risuonare.
«Abby, vai ad aprire. Arrivo subito» entrai in bagno e afferrai il mascara.
«Okay, calmati Charlotte. È solo un appuntamento» sorrise prendendo la maniglia della porta. Mi girai di scatto e la guardai. «Appuntamento» ripetei abbassando lo sguardo. Mi sarebbe preso un infarto.
«Andiamo, dimmi che non lo é» si avvicinò e posò le mani sulle mie spalle.
«Abby, sto sbagliando?» mi diedi un'occhiata allo specchio. Stavo facendo tutto questo per Collin, mentre Martin era ancora infuriato con me. Sentii gli occhi farsi pesanti e una lacrima scese. Cavolo, piangevo troppo. Aveva ragione Collin.
«Ehi, ehi. Non stai sbagliando e ora muoviti che Collin ti aspetta» passò la mano sotto al mio occhio prima di abbracciarmi e scomparire dietro la porta. Sentii dei passi sulle scale e poi il suono di due voci tenui. Okay, dovevo scendere. Sospirai tirando la maniglia e il mio cuore perse un battito quando vidi gli occhi di Collin.
«Auguri» urlò abbracciandomi. Abby sorrise e poi tornò in salotto dove Chris l'aspettava. Collin prese la mia mano e chiuse la porta dietro di noi.
«Allora come ci si sente ad avere venti anni?» sorrise mentre apriva la portiera. Alzai le spalle e scoppiò a ridere. La sua risata era contagiosa.
«Come dovrei sentirmi?»risi ancora quando notai la sua fossetta comparire.
«Oh benissimo. Per prima cosa sei con me..» si passò una mano tra i capelli e mi guardò.
«Devi lavorare sulla tua modestia» commentai rivolgendo uno sguardo fuori dal finestrino. Collin svoltò entrando in autostrada. Sussultai, ma era bello stare lì. «Ehm.. Dove andiamo?» chiesi indicando il paesaggio che ci sfrecciava vicino.
«Tra un po' lo saprai» sorrise compiaciuto quando alzai gli occhi al cielo sbuffando. «Potresti prendere il CD dentro il cruscotto?» lo guardai confusa alzando un sopracciglio.
«Cosa scusa?»
«Non riesco a guidare senza musica» ammise indicando appena sopra i miei piedi.
Mi chinai per arrivare al cassetto.
«Okay, ma sei..» spalancai gli occhi, mentre un sorriso compariva sotto il mio naso. Una rosa, rossa brillante, apparve tra le mie mani. Era perfettamente incartata con cura e sul lato sinistro un bigliettino color panna era attaccato alla carta. " Buon compleanno Charlotte " diceva. Sorrisi ininterrottamente voltando mi verso di lui.
«Ma cosa..?»guardai ancora il fiore che tenevo in mano.
«Se fossi una ragazza, mi piacerebbe ricevere una rosa..»
«Non lo hai detto davvero» mi sfuggì un risolino mentre poggiavo la rosa sulle gambe. Non l'aveva detto davvero, giusto?«Oh si. Non ci trovo nulla di male» alzò il mento in modo altezzoso. Risi ancora. Sentii il suono della freccia e poi Collin uscì dal grosso stradone che stavamo percorrendo. «Manca poco» disse quando si accorse che vibravo sul sedile. Annuii sorridendo, poi tornò a fissare la strada. Lasciò cadere la mano sulla gamba, sentivo i brividi anche se la pelle era ricoperta da strati di tessuto. Come d'istinto, poggiai la mano sulla sua, non esitò a stringerla immediatamente.
Erano le cinque quando Collin svoltò in una piccola piazza circondata da alberi. Le nostre mani non si erano mai lasciate, solo quando era stato indispensabile.
«Okay, non vorrei essere ripetitiva, ma dove siamo?» chiesi quando Collin chiuse la portiera dietro di se. Aggirò la macchina seguito dal mio sguardo, e venne ad aprire la mia.
«Piccola, non ti preoccupare» mi tese la mano e la strinsi tirandomi in piedi. «Chiudi gli occhi »
«Cosa? No, non se ne parla» blaterai. Rise posandomi le mani sugli occhi. Era dietro di me e mi conduceva dove voleva. Poteva essere sbagliato quello che stavo facendo, ma non me ne fregava assolutamente niente. La ghiaia scricchiolava sotto i nostri passi, e le urla di bambini c'è erano lì vicino riecheggiavano nelle mie orecchie. Le mani di Collin erano calde, come sempre, ma adesso erano leggermente sudaticce. Si sarebbe detto fosse agitato. Sorrisi a quel pensiero.
«Okay, adesso puoi aprire» si fermò e mi fece fare lo stesso, sbattei contro il suo petto adesso contratto. Levò le mani da dove le aveva messe, ma prima di aprire gli occhi aspettai ancora. «Dai apri Charlotte» non stava più nella pelle, si sentiva dalla sua voce. Aprii gli occhi, rimasi ancora una volta sbalordita. Due volte in meno di due ore, un record.
«Non dovevi..» sussurrai portandomi le mani alla bocca. Collin aveva preparato un pick-nick, in mezzo ad un parco. Dall'albero di fianco alla coperta, pendevano dei festoni. Si avvicinò dietro di me e mi cinse le spalle.
«Si che dovevo» mi voltai e alzandomi sulle punte, gli scoccai un bacio sulla guancia. Arrossì e mi scappò una risata sommessa. Mi prese la mano tornando in se, e mi invitò a sedermi sulla coperta. Fece lo stesso, aprendo il contenitore di vimini tra noi. Ne tirò fuori una scatola di waffles e due piatti, seguiti dalle posate.
«Mi volete fare ingrassare» Risi ricordando la colazione della mattina.
«Oh, saresti bellissima anche con qualche chilo in più» disse porgendomi il piatto. Arrossii infilando la mano nella scatola.
Il pomeriggio fu a dir poco favoloso. E quando rientrammo in macchina, non nascondo che sentii nostalgia. Non volevo andarmene. Non volevo che Collin se ne andasse.
«Grazie della giornata» dissi allacciandomi la cintura.
«Non è ancora finita» annunciò sfiorandomi il braccio. Sussultai al suo tocco. Mi faceva sempre quell'effetto averlo vicino.
«Cosa?» guardai l'orologio. Erano le sette, la giornata era passata troppo veloce. Annuì e sorrise notando il mio sconcerto. «Esatto. Non ti libererai così facilmente di me» disse fiero.
Oh, poteva stare tranquillo.

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