13.

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Suonai il campanello senza avere risposta, suonai di nuovo e il cancello si aprì.
«Charlotte» mi guardai intorno senza sapere chi fosse a chiamarmi, poi vidi quei capelli biondi apparire davanti a me.
«C..Collin?» chiesi stupita del modo in cui mi chiamò. Rise alla mia reazione spalancando la porta per farmi entrare.
«Tranquilla non c'è nessuno in casa» disse mentre entravo. Alludeva alla sera prima, a Sarah. Sorrisi forzatamente fermandomi nell'atrio.
«Dov'è la mia..»
«Certo ieri sera potevi anche fermarti a salutare prima di andartene» sbuffò sedendosi sul divano e allungando le gambe sul tavolo davanti a lui. Mi scappò una risata. Ed io avrei anche dovuto salutarlo dopo quello che avevo visto? Ah ah ah, che ridere.
«Stai scherzando?» borbottai raggiungendolo.
«No» si voltò a guardarmi, la sua espressione era seria e continuava a girarsi tra le dita il telecomando.
«Non ci tenevo a vedere altri particolari» aggiunsi facendoli segno di alzarsi. Non mi ascoltò, si limitò a ridere di gusto.
«Sarah? Quella? Sei seria? Si è attaccata a me, ma non mi dispiaceva divertirmi»
disse passandosi una mano tra i capelli. Avrei dovuto immaginarlo.
«Pff. Ridicolo» borbottai alzando un sopracciglio.
«Cosa scusa?» chiese alzandosi. Sorrideva mentre si avvicinava a me e mi guardava curioso di sentirmi ripetere.
«Ridicolo» ripetei scandendo bene ogni singola lettera che componeva la parola. Collin chiuse gli occhi, sospirò e poi mise le mani su di me iniziando a muovere le dita provocandomi solletico.
«Smettila» cercai di dire tra le risa.
«Sarei ridicolo?» chiese continuando imperterrito. Sorrideva e la sua voce aveva un che di dolce. Era quasi credibile. Dopo poco sentii le gambe cedermi e mi ritrovai con la schiena appoggiata al tappeto celeste. Aprii gli occhi che avevo chiuso prima, Collin era sopra di me ed era in preda ad una crisi di risa. Incrociai o suoi occhi, mi scrutavano e quel verde era piacevole e rassicurante. Tutto d'un tratto il silenzio, poi prima di potermene accorgere Collin stava avvicinando le sua labbra carnose alle mie che ora tremavano.
«Devo prendere la macchina» annunciai velocemente cercando di togliermelo di dosso. Era rosso in viso quando mi alzaii, ma gli bastò smuovere i capelli per ritrovare la solita sicurezza.
«È qua fuori» disse afferrando le chiavi. Annuii sistemandomi e mi condusse fuori nello stesso viale della sera prima.
«Eccola» indicò la mia macchina, sporca come sempre. Sorrisi e infilai la mano nella tasca per farla comparire poco dopo con delle chiavi.
«Bene grazie» dissi facendo suonare le chiavi nelle mia mano. Annuì e feci per salire in macchina, ma non ne ebbi tempo.
«Non andare» disse Collin stringendomi il braccio e attirandomi a se. Guardai la sua mano che mi teneva e poi lui. Era serio, non stava scherzando come pensavo o almeno era bravo a farlo credere.
«Devo andare Collin» risposi. Non so nemmeno perché persi tempo a rispondere quando sapevo che stava solo recitando. Lasciò cadere la sua mano e salii in macchina. Continuai a guardarlo fino a quando ne ebbi la possibilità poi sprofondai nel sedile. Mi stava davvero per baciare e non ci credevo. Scossi la testa e presi il telefono.
MACCHINA PRESA. STO TORNANDO A CASA.
Scrissi a Martin mettendo in moto. Una parte di me voleva tornare dentro, un'altra no. Non riuscivo a togliermi di mente Collin per quanto ci provassi, era tutto inutile.
Era lunedì. Mi trascinai giù dal letto, in cucina e infine in bagno. Quando ne uscii per andare in classe sembravo uno zombie e Abby non faceva che ridere nel vedermi in quello stato.
«Bene, un altro esame di fisica» borbottai quando fui davanti alla porta della classe socchiusa.
«Buona fortuna» sussurrò lei lasciandomi entrare. «Ci vediamo dopo»
Spalancai la porta e cercai con gli occhi Collin, ma niente. Non seppi se essere felice o delusa, ma per il momento ero solo agitata.Mi sedetti e sbuffai quando il professore poggiò davanti a me il foglio pieno di quesiti. Potevo morire.
Un'ora e un quarto di esame senza tenere conto dell'ansia.
«Charlotte» una mano toccò la mia spalla, mi voltai e Chris e Martin erano lì.
«Ehi» dissi cercando di calmarmi.
«Hai visto Abby? Non la trovo... Di nuovo» chiese Chris abbassando la testa. Era diventato rosso, ci avrei scommesso.
«Non lo so, ma ho tremendamente fame. Ho bisogno di una fetta di torta» mi lamentai. Martin scoppiò in una sonora risata mentre Chris scuoteva la testa. Li presi e li trascinai al bar, dove ottenni ciò che volevo. I ragazzi mi lasciarono presto per una ricerca di storia, quindi mi ritrovai sola con un piatto di torta al cioccolato davanti agli occhi.
«Basta, non è possibile!» alzai la testa e Abby stava spostando la sedia rumorosamente per sedersi. Era rossa di rabbia in viso e quando la vidi le allungai il piatto.
«Che succede?» borbottai ingerendo il boccone.
«Io.. Mm.. Quel Collin la deve finire..» continuò la frase in modo confuso mangiando contemporaneamente la torta che le avevo lasciato non facendomi capire nemmeno una parola. La guardai confusa e le feci cenno di ripetere. Abby si lasciò cadere l'ultimo pezzo in gola poi sospirò abbandonando la testa alla sedia.
«Collin ci ha provato con me Charlotte, ti rendi conto? Non ha rispetto...» iniziò a gesticolare con le mani, io ero allibita.
«Ci ha provato...» ripetei mentre ricordavo la domenica precedente.
«Si e spudoratamente per giunta» urlò. Sospirò di nuovo poi si mise le mani tra i capelli. «Se solo lo venisse a sapere Chris...»
«Oh non lo verrá a sapere» la interruppi. Avevo parlato ad alta voce senza rendermi conto di quello che dicevo, ed ora mi maledicevo nel vedere la faccia di Abby.
«Cosa scusa?» chiese incrociando le braccia.
«È un coglione Abby e i ragazzi lo sanno. Non abbiamo bisogno di altri casini. Né tu, né io» impugnai il bicchiere e bevvi un sorso del contenuto lasciandolo ricadere poco dopo «Ma dimmi, ti ha baciato o ci ha provato?» Cercai di non apparire troppo sconvolta dalla notizia, ma continuavo a domandarmi perché prima con me e poi con la mia migliore amica. Abby mi guardò per un po' poi scosse la testa.
«Per fortuna» aggiunse prendendo il mio bicchiere. Sospirai, ero libera da un peso. Mi sentivo strana e la mia bocca era ancora aperta per la notizia ricevuta. Dopo aver congedato Abby, percorsi tutto il college alla ricerca di quel cretino.
«Charlotte di nuovo acida?» mi voltai, Collin era lì con il suo solito sorriso sfacciato.
«Vaffanculo» gli piombai addosso iniziando a spintonarlo lontano dalla mia vista, ma prese le mie mani fermandole.
«Ehi ehi principessina calmati» di nuovo quel nomignolo del cazzo.
«Non puoi fare così» continuai a ripetere mentre con tutte le mie forze cercavo ancora di spingerlo. La sua espressione cambiò, aveva ricevuto il messaggio. «Abby non è una stupida, tanto meno una puttana» adesso sussurravo come per non far sentire ad altri quelle parole. Mi prese in collo e mi teneva le ginocchia.
«Lasciami subito Collin» urlai tirandogli calci sul petto cercando di liberarmi.
«Oh finiscila» borbottò allontanandosi. Mi lasciò cadere quando fummo soli nel retro della cucina della mensa. C'era un odore terribile ma la persona che avevo davanti lo era anche di più. Ripresi fiato, mi sistemai i capelli e quando fui sicura di avere la sua attenzione parlai.
«Non puoi fare il carino con me, provare a baciarmi e poi fare lo stesso con Abby, cavolo»
«Non posso...» ripeté lui ripulendosi la maglietta sporca per colpa delle mie scarpe.
«No, non puoi» dissi posando le mani sui fianchi. Mi fissava e sapevo che stava per ridere. «Non sarò il tuo giocattolino»
Mi squadrò ancora, poi mi prese le spalle.
«Chi ha detto che sarai il mio giocattolino?» sorrideva compiaciuto a pochi centimetri da me. Il cuore accelerò e la bocca stava diventando secca. Perché? Era Collin non Martin...
«Smettila» lo allontanai poco prima di lasciarmi andare al momento e alle sensazioni.
«Ah ah che ti sta succedendo?» rise mentre rimetteva le mani su di me.
«Niente, mi fai solo schifo» risposi spostandolo di nuovo. Rideva ancora e mi stavo innervosendo. Mi fermò al muro stringendomi le mani, avvicinò la bocca al mio orecchio tanto che riuscivo a sentire il suo respiro.
«Si, ti piacerebbe» la sua voce si fece spazio dentro di me facendomi ricomparire di nuovo i brividi sulle braccia. No, no, no. Non di nuovo.
Prima che potessi gridarli contro se ne era andato lasciandomi a bocca aperta e occhi chiusi attaccata al muro. Mi lasciai cadere ai piedi di questo e sprofondai la testa nelle gambe che mi ero portata al petto.

Between usDove le storie prendono vita. Scoprilo ora