19.

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«Bene! Ci siamo!» Martin non stava più nella pelle e saltellava sui gradini della confraternita. Mi stava stritolando la mano quando arrivammo davanti alla porta. La Beta Kappa era una confraternita di ragazze. Le pareti erano dipinte di un color panna scuro, erano tappezzate da foto di ogni ragazza, alcune anche con il proprio fidanzato. Io e Abby ci rivolgemmo un'occhiata di intesa. Avevamo sempre preferito stare da sole che in un confraternita di ragazze, nulla da togliere, ma la maggior parte non riescono a convivere.
La sala era perfettamente arredata e decorata per la festa. Il tavolo dei drink era attaccato a muro vicino alla porta e al contrario di come ci si sarebbe aspettato da un festa, tutto era preciso e con un senso logico.
«Io e Chris andiamo a prendere da bere, volete qualcosa?» Abby annuì ed io feci lo stesso. Mi guardò di nuovo e quando feci per allontanarmi mi prese il braccio.
«Abby!» urlai indispettita.
«Non fare cazzate Charlotte, ti prego» quasi implorava. Annuii e mi lasciò andare. Non capivo perché tutta questa preoccupazione, non sapeva cosa avrei detto a Martin, ma non lo sapevo nemmeno io.
«Ehi» delle mani calde e grandi si posarono sui miei fianchi facendomi sussultare. Mi voltai, sapevo di chi fossero.
«Collin...» sussurrai a malapena nel vederlo. Non ci voleva anche questa.
«Wow, bei vestiti. Ti ci sei impegnata eh?» rise ed io feci lo stesso senza potermi trattenere.
«Non era nei miei piani venire qua» dissi palesemente disgustata dall'essere in quell' edificio. Sorrise alzando un lato della sua bocca.
«Ma se i tuoi amici non hanno fatto che parlarne? A lezione era impossibile non sentire qualcosa su questa festa» disse alzando la mano per salutare qualcuno. Mi sporsi leggermente di lato per vedere chi fosse. Quando rincontrai i suoi occhi arrossii.
«Beh loro.. Io no. Non vedo l'ora di andarmene» dio quanto era vero.Si portò alla bocca il bicchiere poi sorrise compiaciuto.
«È da un po' che non ci si vede.. Non è che..»
«Non ti sto evitando Collin» alzai gli occhi vedendolo ridere. «Semplicemente non ho avuto tempo» era vero anche questo, ma ero consapevole di quanto sembrasse surreale.
«Mm esistono scuse migliori. Ma sai è impossibile stare lontano da me, posso solo immaginare quando ti sia mancato» proferì muovendosi i capelli con la mano. Alzai le sopracciglia e lasciai cadere la bocca verso il basso.
«Wow. Non credo di aver mai conosciuto una persona così modesta» scherzai battendo le mani. Fece un piccolo inchino mentre io ridevo.
«Vuoi?» chiese porgendomi il bicchiere.
«Potrebbe essere avvelenato da quanto ne so» misi la mano sul bicchiere quando sfiorai la sua. Il respiro si fermò per un istante. Non ancora quella sensazione.
«Non lo farei mai Charlotte» era quasi serio, il che mi fece sorridere. Il bicchiere era quasi vuoto ma buttai giù comunque quel che rimaneva del contenuto.
«Mi sono giunte voci che te e Martin state finalmente insieme» la sua mandibola era serrata e il suo tono di ghiaccio. Lo guardai studiandolo, avrei detto fosse geloso. Ma no che non lo era, Collin stava solo scherzando, come sempre.
«No. Non stiamo insieme, diciamo che abbiamo fatto una prova» mi ricordò di quello che mi stava aspettando per quella sera. All'improvviso sbiancai e sentii lo stomaco muoversi ininterrottamente. Martin mi stava cercando di sicuro.
«Dovrei andare Collin» dissi porgendoli il bicchiere ormai vuoto. Annuì riprendendolo e spostandosi per farmi passare. Sapevo che lo avrei rivisto. Una parte di me sarebbe rimasta con lui, anche solo per evitare l'imminente catastrofe, mentre l'altra sapeva di dover correre da Martin. La casa era piena, pullulava di ragazzi e ragazzi da ogni parte che la si guardasse. Superai una ragazza bionda stretta in un vestito blu e con in mano due bicchieri pieni che agitava su e giù.
Il ragazzo di fronte a lei mi diede una rapida occhiata poi tornò alla bionda.
«Eccoti Charlotte» Martin si attaccò alle mie spalle stringendomi, non riuscivo quasi a respirare. Mi prese per mano e si fece largo tra i ragazzi che giocavano a pocker seduti al tavolo di cucina. Salì le scale fino ad arrivare al pianerottolo. C'era un corridoio tempestato anche quello di foto e porte. Tutte chiuse ovviamente. Solo Dio poteva sapere cosa, o per meglio dire chi, ci fosse dietro.
«Ti devo parlare» disse sedendosi sull'ultimo gradino, o primo, dipende dal punto di vista. Sì lo sapevo che doveva parlarmi e sapevo anche di cosa. Lo raggiunsi e annuii.
«Dimmi»
«Questa settimana è stata fantastica» mi portai le ginocchia più vicine al petto e lui ci posò la mano sopra, come a fermarle. Sorrisi, lo era stata anche per me. «Ma io devo sapere cosa saremmo...»
Deve. Lui deve sapere. Ma io no. Non voglio sapere cosa provo e cosa succederà dopo qualsiasi cosa dirò. Sospirai mentre le mie mani si raggelavano.
«Martin.. Mi è piaciuta un sacco questa settimana, davvero» dissi. Un sorriso si aprì sul suo volto, come potevo continuare? «Ma è troppo»
Scomparì subito quel sorriso, lasciando spazio a silenzio e desolazione. Levò la mano dai miei pantaloni e la fissò per un po' come se fosse l'ultima volta che la potesse posare su di me. «Voglio dire, non credo di essere portata per tutte quelle cose..» ancora peggio, vero? Mi guardò atterrito, anche io lo ero. Il cuore mi balzò in gola quando si allontanò verso la ringhiera. «Rovineremo tutto cazzo» urlai infine. Lo guardai sperando che dicesse qualcosa, ma non lo fece. Mi strinse la mano, la sua era fredda contro la mia.
«Lo so, lo so» non disse altro. Si alzò e scivolò giù per le scale mentre lo fissavo  andarsene. Sapevo che sarebbe finita così. Se ne andò dietro alla marea di gente che si trovava ai piedi delle scale.
Perfetto.
Tutto rovinato.
Mi alzai barcollando come se avessi appena bevuto tre bottiglie di birra.
«Attenta» una mano afferrò il mio polso prima che potessi finire a faccia a terra. Mi riportò sul pianerottolo e mi fece sedere di nuovo. La musica si era fermata in quell'istante, sentivo solo il mio respiro e il battito del cuore che ora aveva accelerato.
«Collin..» sussurrai di nuovo. Avrei voluto sprofondare tra le sue braccia.
«Stavi per cascare principessina, dovresti stare più attenta» rise, non ricevette alcuna reazione e il suo sorriso cambiò. «C'è qualcosa che non va?» il suo volto era cupo, come il mio.
«Credo di aver rovinato tutto» dissi abbassando lo sguardo. Una ragazza era appena finita per terra e la gonna che portava le si era alzata, in un altro momento avrei riso.
«Non chiederò altro» sorrisi ringraziandolo. Era quello che speravo.
«Sai dovremmo uscire insieme» lo fissai sbalordita. Cosa? Ma era il momento di chiedere una cosa del genere? No, non lo era. Ma il mio cuore era già in palpitazione.
«Stai scherzando Collin?»chiesi strofinandomi gli occhi. Sistemò i suoi capelli e poi sorrise.
«Certo che no!» adesso rideva, afferrò la mia mano e la strinse forte, la mia bocca era totalmente prosciugata. «Ho una lista intera di buoni motivi»
«Oh non sia quanto vorrei sentirli» scherzai soddisfatta di essere riuscita a formulare una frase abbastanza sensata. Sorrise credendo che avrei detto di si.«Ma sarebbe fiato sprecato» gli diedi una pacca sulla spalla alzandomi.
«Dove vai?»
«Ancora con questo discorso?» si alzò e mi raggiunse tenendosi alle mie spalle. «Dovresti smetterla di fare queste domande»
«Voglio solo essere sicuro che non scappi via» disse facendo scendere la sua mano sul collo. Un brivido percosse la mia schiena.
«Mi trovi a casa al massimo» risposi sorridendo. Era carino quando si lasciava scappare qualche commento dolce.
«No davvero, non scappare. Mai» il suo sguardo era serio, come il tono della voce. Lo fissai dritto negli occhi, erano verdissimi e un lampo di luce percosse la sua pupilla facendo brillare ancora di più quel verde mozzafiato.
Annuii e allontanai la sua mano. Scesi le scale lasciandolo dove prima mi ero trovata io. Era incredibile, ogni volta che succedeva qualcosa con Martin, spuntava dal nulla Collin, pronto a confondermi ancora. Arrivai in fondo alle scale e mi buttai nella mischia. Fui spintonata varie volte, non riuscivo a respirare.
«Charlotte» afferrai il braccio che qualcuno mi stava porgendo e che mi fece uscire da quella nuvola di persone. Era Abby che mi stava toccando in qua e là. «Dov'è Martin?» abbassai lo sguardo e fece scoccare la mano sulla sua coscia. «Cavolo!» strillò. La guardai, aveva ragione: Cavolo!
«Credo se ne sia andato... Vado anche io» indicai la porta. Ero sfinita, volevo solo tornare a casa. Sapevo che era una cattiva idea venire a quella festa. Annuì  e mi lasciò andare solo dopo avermi abbracciato.

Between usDove le storie prendono vita. Scoprilo ora