Quella giornata era iniziata bene: Leila e Zayn avevano fatto il bagno in piscina, lui non aveva più paura dell'acqua; Hope e Niall erano riusciti ad amoreggiare un po' senza le lamentele di Petunia ma con i calci del bambino; Harry e Louis... Beh, loro due amoreggiavano sempre.
Io me ne stavo nel gazebo a parlare con Liam, per tutto il giorno.
«Sono emozionantissima per questo matrimonio» spiegavo al mio amico. «Hope ed io ci conosciamo da quando avevamo 3 anni, e adesso... Lei si sposa! Cavolo!»
«Beh, tu sei già mamma, pensa che emozione per lei» mi ricordò.
Ridacchiai. «Già»
«E tra un po' arriverà per Leila un amichetto con cui giocare!»
«Si ma dovrà aspettare qualche anno, sicuramente si sentirà una piccola mamma» sorrisi a quel pensiero.
«Leila è fantastica» aggiunse sottovoce e io ero pienamente d'accordo con lui.
«A proposito, dov'è adesso?» chiesi.
«Dentro a giocare con Niall e gli altri»
«E Zayn?»
«È uscito, non so dove sia andato» mi disse e in risposta annuii.
«Non so ancora cosa mettere per questo matrimonio. Avevo deciso ma ho qualche dubbio»
«È sempre così, per voi donne. Meno male che sono maschio» rise.
«Già, sei davvero fortunato... Per alcuni punti di vista» scherzai e lui la prese a ridere.
«Oh, ecco che arrivano i Larry» mi disse, usando il nome con cui Hope chiamava Harry e Louis.
Mi voltai verso i miei amici, ancora allegra per la chiacchierata con il mio amico; ma cambiai subito espressione quando vidi i loro visi.
«Ragazzi, che succede?» chiesi.
Louis stava più avanti a labbra strette, con lo sguardo fisso sul pavimento; Harry, in silenzio dietro di lui, aveva gli occhi rossi e gonfi.
«Taylor» mi chiamò Louis con la voce che gli moriva in gola.
«Che succede, Louis?» scattai in piedi. «Dov'è Leila?» chiesi già preoccupata.
Liam si alzò dopo di me e mi tenne per le spalle.
«No, Leila sta bene» sussurrò. «Ha... Ha avuto un incidente » disse ma io non capivo.
Vidi Harry voltarsi e portarsi le mani ai capelli, mentre soffocava dei gemiti.
Iniziai a tremare anch'io, gli occhi rossi che bruciavano. «C-chi? Chi, Louis?»
Avevo già ipotizzato una risposta ma pregavo con tutta me stessa di sbagliarmi.
Il mio amico si portò la mano alla bocca per soffocare un singhiozzo, poi sussurrò l'ultimo nome che avrei voluto sentire: «Zayn»Sin da piccola, ho sempre preso le tragedie come se fossero traumi. Se succedeva qualcosa di brutto, non urlavo né impazzivo come gli altri ma semplicemente mi limitavo a stare completamente in silenzio, immobile a pensare all'accaduto... Soffrendo.
Si, la sofferenza. Perché è proprio questo il punto: le tragedie nascono per far soffrire, soffrire nel profondo, per imparare a superarle. E io avevo colto lo scopo sin da subito e lo sfruttavo alla lettera.
Me ne stavo zitta, impalata sul sedile posteriore - quello centrale - a pensare, a soffrire, a far del male a me stessa. Le lacrime avevano smesso di scivolare sulle mie guance, le avevo esaurite. Sentivo gli occhi estremamente gonfi, bruciavano da morire. Eppure non riuscivo a batter ciglio. Avevo un peso sul cuore, che mi premeva in un modo insopportabile, eppure me ne stavo ferma.
L'unica cosa che continuavo a fare e che ritenevo inutile era respirare. Si, inutile, perché avrei preferito morire in quel momento.
Avevo anche smesso di pensare, adesso: solo il vuoto, uno sfondo nero senza luce in cui mi perdevo, in cui volevo cadere senza rialzarmi mai più.
Non sentivo più nemmeno le voci dei miei amici accanto a me che cercavano di tranquillizzarmi. Era tutto inutile.
Volevo solo essere sola. Sola insieme a lui.
Liam guidava, Louis seduto accanto a lui, Harry accanto a me che si limitava a guardarmi e a tenere una mano sul mio fianco per evitare che crollassi. Ma non potevo.
Non potevo né crollare né morire: dovevo prima vedere lui.
Avevo lasciato nostra figlia a casa insieme ad Hope - che non poteva entrare in ospedale a causa della gravidanza per evitare rischi al bambino - e Niall che era rimasto a tranquillizzare la mia migliore amica. Avevo detto a mia figlia che andavamo a risolvere alcune faccende da adulti ma lei, nei miei occhi, aveva letto che c'era qualcosa che non andava, e abbracciandomi si era limitata a chiedermi di tornare presto insieme a papà.
Nella macchina che ci seguiva Jake e Jessie ci accompagnavano.
I miei amici cercavano di rassicurarmi ma in quella faccenda io avevo già letto la scritta Fine.
Quando Liam parcheggiò l'auto, scendemmo tutti insieme di corsa: mi ero già abituata al battito accelerato del mio cuore. 140 battiti al minuto, e ancora resistevo.
«Taylor!» mi sentii chiamare e mi voltai.
Jessie veniva di corsa verso di me e mi abbracciò forte. «Sii forte, Taylor. Qualunque cosa accada, fallo per la bambina.» mi sussurrò.
«L'ho sempre fatto, spero di riuscirci anche adesso.» risposi, sottovoce.
«Mi scusi» Louis fermò un infermiere. «Stiamo cercando un nostro amico, ha...»
«Mi dispiace» lo interruppe. «Io non posso aiutarvi, non sono del reparto» disse andando via.
«No, aspetti!» continuò a gridargli Louis e cercò di farsi aiutare anche da altri infermieri. «Il mio amico ha avuto un incidente! Si chiama Zayn Malik, posso sapere come sta?»
Io mi guardavo intorno: persone sulle barelle, chi sulla sedia a rotelle, chi con le flebo attaccate alle vene. Mi venne la nausea.
"Zayn" pensai. "Dove sei, amore mio?"
Harry aveva le braccia incrociate, si portò una mano alla bocca e si torturava le unghie con i denti, lo sguardo fisso nel vuoto.
Gli andai vicino e lui mi guardò: aveva gli occhi gonfi e rossi come i miei.
«Grazie di essere qui» sussurrai con la voce che mi moriva in gola.
Lui allargò le braccia e quasi mi soffocava mentre mi stringeva ma io non soffrivo dolore fisico in quel momento. Avrebbero anche potuto trafiggermi con un pugnale ma io non avrei avvertito dolore.
«Sii forte, amore mio, ricorda che per qualsiasi cosa ci sono io qui con te.» mi sussurrò. «Per te e per Leila.»
Non ebbi la forza di rispondergli, una penosa lacrima mi scivolò sulla guancia.
Quando mi staccai avevo bisogno di rimanere da sola. «Scusami, torno subito»
Mi allontanai dai miei amici e seguii le indicazioni dell'ospedale per raggiungere il bagno. Mi chiusi dentro e feci pipì; poi mi lavai il viso con un po' d'acqua fredda, per cercare di ridarmi vita ma ormai tutto in me era morto.
Mi guardai allo specchio: non ero più io, non ero più Taylor, non ero più la forte e giovane mamma della piccola Leila né la donna di cui si era innamorato l'uomo che voleva sposarmi.
Distrutta da quelle riflessioni, tirai un lungo sospiro e uscii dal bagno. Ripercorsi lo stesso tragitto di prima per tornare dai miei amici ma quando passai di fianco a due medici mi bloccai di colpo sentendo nominare "un incidente di questo pomeriggio".
«Sono stati coinvolti due uomini» riferì un medico all'altro. Poi il suo tono si fece cupo. «Ma uno di loro non ce l'ha fatta.»
Un colpo al cuore, nessun battito, un solo nome nella mia tormentata mente: Zayn.
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Il ragazzo della libreria 2 - Half a Heart
FanficSequel de "Il ragazzo della libreria". Una donna forte non si arrende, combatte per i suoi sogni. Taylor è così: non si lascia fermare dalle difficoltà. Dopo la partenza di Zayn, lei si costruisce una nuova vita, in cui cerca la felicità. Ma la veri...