Prologo

746 22 5
                                    

Quando raggiunse il ragazzo, sapeva che ormai era tardi. Gli tolse di dosso il corpo del riesumato e l'aiutò a mettersi seduto.
Tremava, gli occhi posseduti dalla paura mentre si tastava con le mani la spalla dove il cadavere lo aveva infettato. "Ora diventerò uno di loro, è finita, sono morto, è finita, è la fine."
L'uomo bloccò le mani del giovane tra le sue mentre esaminava il morso e cercò di calmarlo, ma era come posseduto. Provò ad alzarsi, allontanò l'uomo mentre blaterava cose incomprensibili e piangeva. Però non riuscì a liberarsi dalla stretta dell'amico quando lo circondò con un abbraccio: si dimenò un po', prima di cedere e crollargli a peso morto tra le braccia. L'uomo addolcì la stretta e, tirando fuori un coltello che non aveva usato nel combattere i non morti, gli sussurrò: "Non morirai, andrà tutto bene, fidati di me e andrà tutto bene."
Ritornò a quel che rimaneva del loro gruppo con il ragazzo esanime tra le braccia, cereo, il sangue che continuava a sgorgare dalla spalla lacerata.

Ti vedrò tornareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora