12 capitolo

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La creatura, ingobbita, si guardava intorno, girando la testa da una parte all'altra, terrorizzata. Quando lo individuò un sorriso sadico le si disegnò sul volto e le orbite vuote sembrarono riempirsi di vita.

Aidan se la ritrovò subito davanti. Gli fiatava in viso.

"Lo sai che devi morire, lo sai, lo sai?" Respirava male e i suoi respiri pesanti avevano un odore metallico. "Vero che lo sai?"

La creatura era tutta un ammasso di lacerazioni e sangue. Dalle orbite vuote colava sangue che scendeva sulle guance, sul mento, lungo il collo, gocciolava sul petto scarno. Si coagulò in una pozza, ai loro piedi.

"E allora perché non muori, perché se lo sai?"

La creatura lo fissava, senz'occhi, con quel volto che, sotto lo strato rosso, era uguale al suo. Gli passò le mani sulla faccia, sulle labbra, lungo il collo. Le infilò, gelide, dentro il suo petto e le ritirò stringendo il suo cuore pulsante.

"Adesso muori, lo sai."

*

Aidan riuscì a stento a mettersi seduto che un gemito gli proruppe dalle labbra e la vista gli si appannò. Le costole gli inviavano fitte di dolore a ogni respiro. Delle braccia lo circondarono: Alec, al suo fianco, percependo i suoi movimenti si era svegliato. Aidan chiuse gli occhi cercando di resistere all'arrivo di una terribile emicrania. Spinse il volto tra le braccia dell'amico mentre la mano destra si aggrappava convulsamente al suo tricipite.

"Va tutto bene, ora passa."

Alec accarezzava la schiena del ragazzo raggomitolato contro di sé. Poi, sentendolo trattenere il respiro e capendo che così avrebbe perso di nuovo i sensi, gli prese il viso tra le mani, accostò le labbra alle sue e iniziò a ispirargli aria nei polmoni. Il giovane si staccò, ma sembrava essersi ripreso un po'.

"Devi respirare, sempre, anche se fa male."

"Dove siamo?"

"È un capannone industriale. Non è così male, come rifugio."

"Da quanto siamo qui?"

"Quasi tre giorni."

"E sono rimasto sempre privo di sensi?"

"No, non sempre", Alec si lasciò sfuggire una smorfia. "Ma non credo che ti ricordi qualcosa. Respira, Aidan."

Aidan socchiuse le labbra. Chinò lo sguardo sul suo braccio sinistro, che era stato steccato, e gemette nel vederlo così gonfio. L'idea di provare a muoverlo gli faceva salire la nausea. "Cosa mi ha fatto?"

"Il braccio è rotto, qualche costola incrinata e un possibile trauma cranico." Sospirò. "Almeno la spalla ora sembra a posto."

Aidan ci mise tanto a parlare e ad Alec venne il dubbio che si fosse addormentato. "Mi ha distrutto quel bastardo. Mi voleva ammazzare. Perché non mi ha ammazzato?"

"L'ho tenuto impegnato fino all'arrivo dei suoi amici."

Aidan si staccò da lui, per guardarlo, e si accorse solo in quel momento del suo viso sfregiato. Alec non lo lasciò sfuggire dalla sua stretta quando provò ad allontanarsi e gli ricadde addosso.

"Non avresti dovuto farlo."

"Cosa?"

"Salvarmi, non avresti dovuto."

Le parole gli si sbriciolavano in bocca. Si accasciò contro di lui: aveva finito le forze. Alec lo riadagiò dolcemente sulle coperte. "Hai bisogno di mangiare. Aspettami, resta sveglio."

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