"Asher, fermati adesso!"
Lo supplicò Liam, piegandosi in due a riprendere fiato. Era calata la notte e gli veniva più difficile individuare tra i palazzi la figura del figlio, nell'oscurità.
Per questo non notò che, a qualche metro da lui, il giovane si era già fermato. Era girato di schiena e, nonostante sapesse già che Liam lo stava seguendo, sussultò quando il padre lo afferrò per una spalla. "Fermati, adesso."
"Non mi toccare." Asher si girò verso di lui, provando a divincolarsi, ma la stretta dell'uomo era ferrea e non lo lasciò scappare. "Lasciami!"
"Va bene, ma non andartene. Rimani qui."
"No..." Il ragazzo deglutì, scosse il capo ed evitò lo sguardo di Liam. "Non me ne vado."
Liam, dopo qualche istante, lo mollò, ma allungò nuovamente il braccio verso di lui vedendolo indietreggiare. Asher lo respinse ancora e indietreggiò d'un altro passo prima di fermarsi.
"Asher, Asher, ragazzo mio..."
Liam si bloccò, incapace di proseguire, il cuore in gola, le lacrime prossime negli occhi. Asher, al contrario, lasciò che la rabbia e la delusione sfociassero non appena aprì bocca.
"Dove sei stato per tutto questo tempo? Perché non eri con noi, con me?"
"Io... io vi ho cercato ovunque, sempre. Sono andato a casa non appena ho saputo, ma non vi ho trovati, siete stati voi ad andarvene..." L'accusa l'aveva centrato in pieno. Si sentì mancare il terreno sotto i piedi e si trattene a forza dall'indietreggiare. Gli mancò il respiro e ogni frase, ogni parola da dire, era stata sostituita nella sua mente dal vuoto più assoluto. "Non puoi immaginare quanto sia stato in pena per voi, per te, quanto vi ho cercato!"
"Ma non ci hai trovati, non ci sei mai stato da quando è iniziato quest'inferno. Ed è solo questo che importa, che conta, alla fine."
No, non può essere solo questo a valere qualcosa.
Tuttavia le parole erano scomparse, divorate dalla foto che gli si proponeva davanti: suo figlio, finalmente così vicino eppure così intoccabile, che lo guardava con gli occhi accusatori di sua moglie. In una cornice di sensi di colpa. Ricercò un contatto e stavolta Asher non si scostò quando lo afferrò per un braccio.
"Ma adesso sono qui, con te."
La voce di Liam si spezzò e lacrime iniziarono a scorrere sulle loro guance. Pianto che si riempiva di buio e scivolava via dai loro volti, l'oscurità, nella notte.
"Adesso e per sempre. Quindi, ti supplico, non andartene."
E Asher rimase fermo lì, inchiodato sul posto, nelle tenebre, davanti al padre, a piangere.
*
"D-dove sono gli altri? Liam e... quello..."
"Cristo, Aidan, credo stiano tornando. Ti supplico, per favore, cerca di calmarti."Aidan, rannicchiato su sé stesso per l'arrivo dell'emicrania, la schiena contro il muro, il capo adagiato sulle gambe del ragazzo, le mani a proteggere gli occhi dagli accecanti raggi solari, sentiva addosso la preoccupazione di Alec e si infastidiva. Lo odiava, quando faceva così. Avrebbe preferito morire all'istante che rivedere, appena schiusi gli occhi, quell'espressione angosciata.
Tuttavia, nonostante l'avesse tanto desiderata, la morte non sovvenne, il dolore passò come suo solito e aperti gli occhi, ad aspettarlo, eccolo lì, quello sguardo teso.
Alec allungò le mani verso di lui, ma Aidan lo respinse con forza.
"Lasciami in pace. Sto meglio, è già passata, non vedi?"
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Ti vedrò tornare
Horreur"Non morirai, andrà tutto bene, fidati di me e andrà tutto bene." * I morti non dormivano più, sotto terra. Chissà se avevano mai trovato pace, se era una situazione recente, o se fin dai tempi più antichi i cadaveri digrignassero i denti nelle...