10 capitolo

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I riesumati, ceduta la vetrata, si riversarono all'esterno. Aidan venne preso a spallate e quasi fu spinto a terra. Rimase fermo, immobile, e quando i morti lo superarono si lasciò cadere seduto e un sorriso malato si disegnò sul suo viso imbrattato. Sentì Alec gridare, da qualche parte, con tutto il fiato che aveva nei polmoni, ma in qualche modo gli sembrò troppo lontano e non sentì l'istinto di correre verso di lui.

Degli occhi velati incontrarono i suoi e lo guardarono.

Aidan si sollevò in piedi mentre la donna si trascinava verso di lui. I lunghi capelli scuri erano una massa di nodi che scendevano sul volto scheletrico, coprivano gli occhi velati e lasciavano scoperto il grande morso sul lato destro collo. Il ragazzo non notò, prima che la riesumata gli afferrasse debolmente il polso, il suo ventre rigonfio e solo quando sentii dentro di lei qualcosa muoversi e scalciare si riebbe. Indietreggiò di qualche passo, liberandosi dalla stretta e un forte senso di nausea incominciò a opprimergli il petto.

Il cadavere continuava a guardarlo e Aidan si sentiva bloccato, incapace di muoversi. La donna poi si accartocciò su sé stessa, rantolando, e si accasciò.

Aidan stava per chinarsi su di lei, il coltello in pugno, quando lo raggiunse un altro urlo di Alec. Non capì se stesse gridando qualcosa di preciso. Sentì solo le orecchie bruciare e il puzzo soffocante dei morti mentre correva in mezzo ai cadaveri e ne strappava uno via da Alec. Il riesumato gli ringhiò addosso, mentre lo teneva bloccato per le spalle, e sporse la testa di lato, le narici e la bocca spalancate alla ricerca dell'altro giovane.

"Basta." Aidan spintonò il morto e indietreggiò, costringendo Alec verso un muro. Si rivolse, ringhiando, a tutta la decina di riesumati che li avevano circondanti, respirando forte quel tanfo di morte, il coltello finito chissà dove. Individuò la pistola di Alec, sotto il piede di un cadavere. Alzando gli occhi, si accorse che, pian piano, i riesumati si stavano allontanando, arrancando, seguendo l'eco invisibile del nuovo rumore che aveva attirato la loro attenzione.

"Ti hanno morso?"

Alec, crollato a terra, non rispose. Il capo chino sul petto. Le spalle tremanti. Le braccia esanimi, abbandonate. Aidan gli colpì la gamba con un calcio. L'altro ragazzo sollevò appena gli occhi e Aidan cercò, senza convinzione, di metterlo in piedi. Alec lo respinse con forza e si strinse le braccia al petto.

"Ti hanno morso?"

La sua voce era roca, graffiata, tirata a stento via dalla gola. "Mi stavi lasciando morire."

"E non sei morto."

"Mi hai quasi fatto ammazzare."

"E invece ti ho salvato."

"Credo... ti odio."

"Non sarai il primo." Capendo che non aveva intenzione di alzarsi, gli si sedette di fianco e l'osservò: il volto aveva perso colore, i tratti delicati erano paralizzati in un'espressione di smarrimento. Gli occhi blu spalancati verso il vuoto. Tremava ancora.

"L'hai... fatto... per Liam? Perché... noi... siamo tornati... e lui no?"

Le parole uscivano spezzate e la voce simile ai frantumi riversati sulla strada. Aidan raccolse un pezzo di vetro da terra e se lo passò tra le dita, lasciando trapelare una smorfia appena si ferì un polpastrello. "Forse."

"F...forse? Forse?"

"Io non lo so. L'avete lasciato solo!"

"Tu... sei... un bastardo. Pazzo."

Il silenzio era intervallato dai gemiti di un cadavere poco lontano. Il morto, preannunciato dai lamenti, gli passò davanti, girò di scatto il capo verso Alec e fece per piantarglisi addosso. Aidan ne aveva abbastanza: balzò in piedi e tirò un pugno nel petto del riesumato che arretrò di qualche passo, ruotò gli occhi e continuò a trascinarsi per la sua strada.

"C...come fai?"

"Risparmia la voce, Alec."

Aidan si alzò, prese la pistola ormai scarica da terra e la porse ad Alec che la fissò senza muovere muscoli. Gliela buttò di fianco e restò incerto lì davanti a lui. Avrebbe voluto esplorare la zona, fregarsene di tutto, ma gli spari e le grida avevano attirato troppi morti, e qualcosa gli impediva di lasciarlo solo un'altra volta. Strinse i denti al pensiero di ciò che sarebbe accaduto quando Angel e gli altri avessero visto come era ridotto Alec e gli porse il braccio sano. Non si sentiva più vincolato a nessuno adesso che Liam non c'era più e non aveva più motivo di temere i morti. Poteva sfruttare tutto ciò a suo vantaggio.

Alec rifiutò di nuovo l'offerta di aiuto. Si appoggiò al muro e prese a passi incerti a muoversi al suo fianco.

Avevano percorso più strada di quanto ricordasse. Si sentiva stanco e affamato. La notte stava coprendo la via simile a una coperta scura e presto l'oscurità sarebbe stata completa.

"Fermo, Alec."

"No."

Aidan gli afferrò il gomito. "Guarda, Alec."

Il ragazzo ci mise un po' a focalizzare ciò che il giovane voleva mostrargli. Una volta individuato, serrò gli occhi e si coprì il viso sfinito con il braccio.

Gli zombie, addensati nella strada, poco lontano da dove erano stati accampati, lanciavano lamenti e suoni gutturali alla notte.

*

"No, non un'altra volta."

Alayne, la schiena contro camper, osservava i ritornanti trascinarsi all'orizzonte. Sentiva che discutevano lì dentro. Ma non voleva muoversi.

Angel urlava forte.

"No, non un'altra volta."

Eppure entrò. Guardò la scena davanti a lei come fosse distante: Angel urlava, il volto percorso da lacrime. Derik le teneva ferme le braccia.

"Mio figlio è lì fuori, non posso, Derik."

"Non importa cosa non puoi. Dobbiamo andarcene subito. Adesso."

La donna urlò ancora più forte e la voce sembrò andarle in frantumi a metà grido. Si portò una mano alla gola e lacrime le caddero sul dorso.

Alayne raccolse il suo zaino da terra. Non ebbe la forza di controllare se avesse tutto il necessario, di chiedersi se fosse pronta.

"Non un'altra volta." Sussurrò di nuovo, in giustifica.

Nessuno ci fece caso.

"Non posso, no."

Mi dispiace, Liam.

Alayne uscì, estrasse la pistola dallo zaino e si diresse verso l'orda di cadaveri.

*

"Dobbiamo andarcene, Alec. Si farà troppo buio per muoversi, tra poco."

Il ragazzo si lasciò crollare sulle ginocchia e non era solo la sua voce a essere distrutta. "No. È finita."

"Cristo, sono stufo di farti da guardia del corpo."

Alec alzò lo sguardo, nel buio. I suoi occhi luccicavano, i pugni erano stretti e le unghie formavano solchi nella carne. "Vattene, bastardo."

Nell'oscurità così spessa, Aidan riusciva a vederlo a stento. Rimase fermo qualche secondo.

"Va bene, come vuoi tu."

Aidan si appoggiò al muro di un edificio e chiuse gli occhi. Il coltello che aveva ritrovato stretto in pugno. "Cerca di non urlare troppo forte, quando i riesumati ti divoreranno."

E da qualche parte, nel ventre freddo di una ritornata scalciava un gelido figlio dell'apocalisse, senza riuscire a liberarsi, prigioniero di un buio freddo senza fine.

Ti vedrò tornareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora