6 - Esco

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Mi svegliai con le guance bagnate dalle lacrime e il viso indolenzito dal contatto col cuscino.
Mi sollevai svogliata dal materasso e notai che non avevo cambiato vestiti.
Ero tornata a casa dopo quella brutta giornata e tutto quello che ero stata capace di fare è stato buttarmi sul letto e piangere sino ad addormentarmi.
Mi piace piangere solitamente, riesco a tirare fuori tutte le emozioni represse.
Ma non questa volta.
Non volevo stare male, non volevo piangere.

Mi alzai dal letto come uno zombie e mi diressi verso lo specchio.
Capelli ? Un disastro.
Occhiaie ? Presenti.
Sguardo spento ? Eccolo.

Il mio viso si corrugò in un'espressione di disgusto alla visione di quella persona maltrattata dalla tristezza nello specchio.

Decisi di ficcarmi sotto la doccia per sciacquare via quella stanchezza.
La doccia durò meno del solito.

Volevo uscire da quella stanza che odorava ancora di tristezza e tensione.
Mi vestii velocemente, presi lo zaino, le chiavi, e mi diressi verso l'auto.

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Guidai, senza meta, per ore.
E mi ritrovai in spiaggia.
Posteggiai rassegnata accanto a un chiosco di bevande.
Scesi dalla macchina e quasi inciampai sul marciapiede.

Superato il chiosco di bevande notai il barista che lavorava in quest'ultimo.
Barba folta, occhi verdi, cappellino con visiera posizionata verso la nuca, tipico sguardo da donnaiolo.
Lo vidi farmi l'occhiolino e feci una smorfia tirando dritto e mettendomi gli occhiali da sole sul naso.
Scavalcai la ringhiera della spiaggia con due agili movimenti dei piedi e atterrai sulla sabbia.

Devo rilassarmi

Mi distesi sulla superfice morbida senza curarmi dei granelli che si facevano strada tra i miei capelli.
Me ne sarei occupata dopo.
Per qualche secondo fissai il cielo soleggiato attraverso le lenti scure quando una voce familiare ma lontana mi colpì le orecchie.
Alcuni ragazzi, poco più grandi di me, giocavano a palla sulla spiaggia.
Erano in tre.
Uno con un costume-slip blu molto poco attraente e con i capelli rasati.
Un'altro indossava un paio di bermuda a fiori e portava i capelli lisci e molto corti.
Il terzo invece portava un pantaloncino bianco, decorato da un laccio azzurro che li teneva su, un ciuffo familiare sulla sua testa, di colore castano chiaro.
Trattenni il sespiro quando riconobbi il terzo ragazzo.
Era Lorenzo?
No, non puo essere.
Era di spalle quindi non riuscii a inquadrarlo bene. Decisi di cambiare angolazione allora.

Mi tolsi la maglia degli AC/DC e insieme a quest'ultima i pantaloncini strappati di jeans.

Rimasi in costume e decisi di correre in acqua...
Il contatto gelido mi fece sussultare ma mi concentrai sull'obbiettivo. Mi voltai verso la riva dove i tre ragazzi giocavano ancora con la palla.
Guardai in viso il ragazzo dal costume bianco e riconobbi, questa volta senza dubbio, il famoso Favij.
Rimasi incantata, volevo parlargli ma ero terrorizzata. Impietrita nell'acqua.

Improvvisamente, una forma sferica e arancione si diresse proprio verso di me.
Con grandi riflessi, acchiappai al volo il pallone e, confusa, non mi resi conto a chi appartenesse.

Il ragazzo dal grande ciuffo castano saltellò nella mia direzione con un gran sorriso, prima di fermarsi a pochi metri da me.
La sua espressione cambiò in uno sguardo sorpreso...e il secondo dopo tornò il suo sorriso, più grande di quello di prima.
Credetti di intercettare un cenno di malizia in quel sorriso.
Lorenzo riprese a camminare verso di me.
Io ancora lì, imbambolata tra le tenere onde, con il suo pallone in mano.

Lorenzo: ciao

Disse lui con un sorriso.

Io: hei...

The way we met ~Lorenzo Ostuni~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora