La nonna entró di corsa in camera mia senza dire una parola e mi prese la mano su cui era stata incisa la spirale. Alice l'aveva vista. Che stupida ero stata a farmi prendere la mano. "Chi è stato?". Chiese con la voce che tremava. "Nonna". Dissi io:"È solo uno stupido tatuaggio all'henne". Cercai di giustificarmi. "Non è vero". Ribadí la nonna. "Questa è la spirale della notte Carol, chi è stato?".
"Che cosa sarebbe questa spirale nonna?". Le domandai incominciando a preoccuparmi.
"Prima dimmi chi è stato". Ribadí lei. Non sapevo se arrendermi o meno ma se la nonna sapeva qualcosa in riguardo tanto valeva rischiare."Ok, ieri sera non riuscivo a prendere sonno e sono uscita a passeggiare nei pressi del bosco silente. Adesso so che ti sembrerà strano ma è successo cosí. Ho incontrato un uomo che mi ha imprigionato e lanciato l'incantesimo. Avevo paura che dicendovi tutto vi avrei messo nei guai".
Mentii spudoratamente aggiungendo che era in seguito scappato. Fui abbastanza convincente e lei rispose al mio quesito:"Quello che hai tu è il simbolo di un antico incantesimo che trasforma gli uomini in altro. Tu pare che sia..."......................................................
Quando se ne andó scoppiai in lacrime. Sarei diventata a breve un vampiro. Non lo potevo soportare. Per come gli avevo studiati a scuola, mi avevano sempre incuetato. Erano creature che si nutrivano di sangue umano, la pelle loro era gelida... Mi decisi ad andarmene. Mi pareva l'unica soluzione. Quella notte avrei salutato Alex. Avevo un po' di timore ma nonostante la clemenza dei nonni a tale notizia, sapevo che non erano nelle condizioni di aiutarmi. E io avrei aiutato loro facendo del bene anche a me stessa. Avrei cambiato vita ed identità. L'idea mi parve buona. Passai la giornata nel buio della mia camera, attendendendo la notte. La nonna mi aveva lasciato del latte con i biscotti per fare colazione. La scuola ormai era quasi finita, sarei stata sicuramente promossa a pieni voti,
piú o meno discreti. La mia vita poteva essere normalmente splendida.Ma adesso ero cambiata. Stavo trasformandomi in un mostro assetato di sangue e la cosa non mi piaceva. Non lo avevo scelto io. Quando fu ora di pranzo il nonno mi portó un piatto di gnocchi al pomodoro e un po' d'acqua. Aprí appena la porta per non farne entrare troppa luce e fece scivolare il piatto sul palchè. Quando richiuse la porta mi avvicinai e lo raccolsi. La sua voce si fece sentire in corridoio:"Carol, come stai?". "Lasciami stare nonno". Gli urlai io. Il cibo aiutava a freddare un po' la sete ma sapevo che prima o poi avrei dovuto... "Carol". Mi rimproveró lui."Carol, vogliamo aiutarti io e la nonna". "E io non voglio uccidervi". Esplosi in pianto chiudendo la porta a chiave. Non volli piú vedere nessuno per tutto il pomeriggio. Dopo un po' mi ricordai del cofanetto che mi aveva dato Dafne. Se davvero gli stregoni lo cercavano c'era un motivo. Dove conduceva? Qual'era questo segreto? Ripensai all'uomo che mi aveva fatto questo, che mi stava rovinando la vita,i miei progetti per il futuro. La mia rabbia si fece piú intensa quando pensai ad Alex. Fu quasi un azione involontaria. Aprii l'armadio e ne estrassi dal sottofondo il cofanetto. -Me la pagherete-. Pensai mentre aprivo l'ivolucro e ne estraevo la filastrocca, pronta a leggerla.
Era una locanda felice
ma smise
quando l'oscurità la uccise
Dolce bambina corri a Nord
L'estremo angolo del regno.
Non ti fidar del canto malvagio
Di chi vuol solo il tuo cuore
Ma credimi che nel peggiorn nemico
Ai tuoi innocenti occhi
Si cela l'aiuto se sai invocarlo
Stai cercando una cura
Il cuor tuo ne gioirà
Grato di tale sarà
Ma ricorda che all'estremo nord
Il freddo non arriva mai
Il numero è 26
Conta bene bambina mia
Sarà oscura la meta,
ora che ha perso la vita.
Pareva una stupida filastrocca per bambini ma sapevo che racchiudeva di piú. Avrei trovato quello che stavano cercando, non l'avrebbero mai avuta vinta su di me. Non glielo avrei permesso. Mi sentivo improvvisamente viva, vendicativa. La Carol dolce stava lasciando il posto ad un'altra persona? Era parte della trasformazione? Non lo sapevo. Una cosa era certa: avevo tanta sete di vendetta.
La notte arrivó a ristorare il mio cuore temerario del sole. Non avevo parlato con nessuno per tutto il pomeriggio e ora che tutti dormivano ero pronta a partire, lo zaino in spalle con l'indispensabile. Uscii furtiva e mi allontanai a grandi passi veloci. Ci misi piú di un'ora ma ne valse la pena. Casa Coradin era splendida. Alex stava davanti al cancello e quando mi vide arrivare mi corse incontro:"Credevo che non saresti venuta". Pareva molto felice di vedermi. Lo gradii:"Alex, io sono venuta a salutarti".
"Come?" Fece lui posando i suoi occhi sullo zaino che notó portavo sulle spalle. "Carol, ma cosa dici?".
"Ascolta, ho scoperto cosa significa il marchio della spirale". Quasi singhiozzai. Lui allora mi cinse la vita e mi guardó dritto negli occhi. Mi sentii sprofondare nei suoi."Che cosa succede? Perché sei cosí tesa?". Io risposi accennando un grave sorriso."Hai mai sentito parlare del marchio della notte?".
"Non puó essere,io...Ne ho sentito parlare ma non lo avevo mai visto e...Tu...non puó essere, non voglio crederci...Quando ho considerato la cosa...".Non sapeva come prenderla, ipotizzai.
"Mi dispiace". Riuscii solo a dire.
Lui si allontanó di poco da me e mi disse:"Quindi te ne vai?". Si mise a fissare il pavimento. "Si, volevo salutarti e...". "Non puoi". Mi interruppe lui. Alzó nuovamente lo sguardo su di me, si avvicinó di nuovo:"Hai detto che non mi avresti abbandonato e quindi io vengo con te". "È diverso". Ribadii io."Sto diventando un vampiro e ho sete, non sei al sicuro con me".
"Non è vero, non sono al sicuro nemmeno qui, da nessuna parte siamo entrambi al sicuro. Siamo sotto un'incatesimo potente entrambi. Quei parassiti si nutrono della nostra energia".
Alex pareva irremovibile.
"Io parto anche per un altro motivo, ho un secreto da custodire, per farlela pagare".Dissi io improvvisamente rabbiosa.
"Pagheranno per Paloma, Dafne, Te e Me".
"E io ti auteró a farlo". Rispose lui.
"Di che si tratta?". Mi domandó.
Mi tolsi lo zaino e ne estrassi il cofanetto.