La testa cominciò a vorticarmi,lo stomaco ribolliva,la gola ardeva e la vista si faceva offuscata. Mi alzai vacillando,allontanandomi da Alex il più possibile. Per quanto avrei ancora resistito? Stavo letteralmente per cedere,lo sapevo. Mi chiusi in bagno. Lo specchio rifletteva il mio aspetto a dir poco spaventoso,le vene del contorno occhi visibili un po' di più,l'iride nero come la notte.
Cercai lucidità dentro di me.Niente. Il mio corpo non ne voleva sapere.
Uscii dal bagno e poi dalla stanza mantenendomi nell'ombra. Al piano di sotto c'era solo il proprietario con una donna che doveva essere la moglie. Restai un momento a fissarli nell'ombra. Sembravano così felici insieme,una coppia adulta e sposata. Mi domandai come doveva essere passare la vita intera di una famiglia,con dei figli e un uomo al tuo fianco. Ma quel vago pensiero fu sostituito dalla sete dirompente. La gola ardeva troppo. Avevo bisogno di sangue. Nella mia testa c'era solo il sangue. Desideravo quel liquido,il sapore rosso sulle labbra. Mi sentii rigida,il mio corpo tentava di reagire prima dei miei pensieri. Una parte di me diceva di buttarmi,di uccidere e succhiare via tutto. "Prendi la loro vita,ci vorrà poco".
"No". Gridai a quella voce dentro la mia testa. L'oste si voltò a guardarmi perplesso.
"Ragazza,è tutto apposto?".
"Si". Risposi udendo la mia voce divenire un sibilo,come di serpente. "E' presto per la colazione. Ritorno in camera mia". Feci dietrofront,costrinsi il mio corpo a voltarsi. Non feci caso all'espressione dell'uomo e mi allontanai a lunghi passi lasciando che pensasse ciò che voleva. Nella nostra stanza Alex dormiva ancora. Mi sentivo disperata. I miei occhi si spostarono sulle vene che pulsavano sangue sotto il suo collo. Sangue. Avevo sete. Mi costrinsi a restare sull'uscio della porta mentre chiamavo il suo nome.
"Alex". Una,due volte. Infine si destò e si mise a sedere stropicciandosi gli occhi. Mi guardò per un lungo secondo.
"Carol,non stai bene". Constatò. Mi vedeva nella penombra nonostante ci fosse solo una lucina accesa nel corridoio e la porta era aperta.
Annuii. temevo di parlare. Le lacrime volevano imperlarmi le palpebre mentre mi mordevo le labbra affamata.
Si alzò dicendo:"Hai bisogno di sangue vero?".
Annuii nuovamente.
" E ora che facciamo?".
Manteneva le distanze e faceva bene.
"Non lo so". Ero disperata visibilmente.
"Che ore sono?". Mi domandò.
"Non lo so ma il sole è già sorto". Feci io. Allora mi resi conto che Alex era ancora lui. Era ancora il mio Alex.
"Come è possibile?". Lo scrutai e lui sorrise.
"Forse perchè il sole non mi ha ancora colpito". Ma i pensieri tornarono al sangue. Sangue. Sangue. Sangue.
Alex entrasse un coltello dal suo zaino.
"Ora pensiamo a te". Si avvicinò. Cosa aveva intenzione di fare? Un Sibilò uscì dalla mia gola,quasi involontario. feci un passo indietro. Il coltello era affilato,spaventoso.
"Chiudi la porta". Mi intimò lui.
La sbattei alle mie spalle senza aver compreso le sue intenzioni,ma mi trovai con le spalle su di essa,il suo viso a pochi centimetri dal mio. Sorrise nuovamente e ne ebbi timore. Ma ero un vampiro. Non dovevo temere lui. Avrei potuto ucciderlo in poco tempo,ne ero sicura. I miei riflessi me lo dicevano. Ma restai ferma,aspettando che alzasse l'arma. E fu quello che fece. Chiusi gli occhi. Se aveva intenzione di uccidere il mostro che aveva di fronte glielo avrei lasciato fare. forse era l'unica soluzione. Forse non c'era alternativa. O lui uccideva me,o io uccidevo lui o qualcun altro. E poi chissà cosa avrei combinato. Cercai di essere forte. Dovevo. Pensai alla notte passata,alle sue labbra sulle mie. trattenni le lacrime. Quella ragazza stava morendo,non c'era più.
Il coltello si alzò ma non si abbattè su di me. Lo sentii gemere di dolore mentre mi diceva:"Apri gli occhi Carol". Lo feci,il profumo del sangue dentro le narici. Sul suo braccio c'era una ferita da cui colava il rosso liquido,la droga dei vampiri.
"Bevi". Mi disse guardandomi fisso negli occhi e avvicinandomi il braccio alla bocca.
"No". Protestai. "Non posso farlo Alex".
"Voglio che tu viva".
"Ma sono già morta,la mia umanità sta sparendo". Protestai nuovamente.
"Non è vero,sarai sempre tu Carol. Ti supplico,bevi il mio sangue".
Era troppo dolce,l'odore troppo invitante. I miei sensi si annebbiarono mentre portavo la bocca sul braccio sanguinante e affondavo i denti con fogail sangue caldo di Alex in bocca. Lo udii lamentarsi ma non reagire. Lo stavo disanguando?
Mi bloccai appena in tempo. Era diventato paonazzo,le gambe gli cedevano. Lo sorressi.
"Carol". Mi disse dolcemente mentre lo aiutavo a sedersi sul letto.
"Scusa". Dissi. Ma mentre lui era pallido,io mi sentivo viva come non mai. Eppure soffrivo,il mio cuore non era felice. Cosa avevo fatto?
"Va bene,credo che d'ora in poi dovremmo prenderci cura l'uno dell'altra".
Non sapevo cosa rispondere così gli stampai un bacio sulla bocca,le sue mani sui miei fianchi,un brivido.
"Non aprire quelle tapparelle per nessun motivo": Gli dissi.
Non avrei sopportato di vederlo inerme,senza emozioni. Volevo assaporalo in tutta la sua essenza,finchè potevo.
I suoi baci si fecero più intensi,bellissimi.
Ci trovammo di nuovo distesi l'uno vicino all'altra a fissarci intensamente. lui era così bello,incantevole. Non resistevo più. Lui lo capì,sentiva la mia forte attrazione per lui. Era ancora senza maglia,mi poteva mozzare il fiato. Lo accarezzai trai capelli un po' ricci. Come avrei voluto conoscerlo in tutti i sensi. Come avrei voluto. Le carezze divennero sempre più esplosive,grandiose. Amavo i suoi tocchi leggeri e selvaggi,la sua sensibilità. Le sue mani mi mandavano dei brividi pazzeschi,le sue labbra sussurravano il mio nome e altre dolci parole. L'avevo quasi ucciso,eppure lui mi desiderava,desiderava stare con me. La cosa mi ammaliava un sacco. I nostri corpi erano così vicini ma sapevamo di non poter andare oltre,che non potevamo conoscerci subito a quella maniera.
Eppure avrei voluto. Le carezze erano solo un assaggio di ciò che desideravo dargli e ricevere. Amore puro e vero. Ma non ci conveniva per il momento. Bastava poco,con quell'intimità,eppure non era il momento. Nel bel mezzo di una tale missione non conveniva. Per la prima volta pensai davvero di amarlo.
Amavo Alex Coradin.
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