Tredici

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Quella sera, appena tornai a casa, chiesi curiosa a Veronica come avesse passato il pomeriggio in compagnia di Fabrizio, Claudio e gli inglesi.

«Ah, è stato decisamente utile ma stancante! Tutto sommato anche divertente» ammise.

Durante la cena mi raccontò del percorso che loro tre avevano scelto per i turisti, delle sue iniziali difficoltà con la lingua e degli immancabili commenti di Claudio che non capiva un accidente, o quasi. Fabrizio, invece, avendo frequentato il liceo linguistico con noi se la cavò egregiamente insieme a Veronica.

«Ahò, 'n c'ho capito na mazza!» esclamò la mia coinquilina imitando un Claudio disperato alle prese con l'inglese.

Poco dopo cambiammo argomento e fui io a raccontare a Veronica come avevo trascorso le ultime ore. Le parlai di Geneviève, dei bizzarri discorsi con Gianna e dell'incontro con Raffaele, napoletano doc.

«Mmmh... e così Gianna è innamorata di questo Raffaele?» rifletté lei.

«Sembra di sì» annuii «Anche se non so ancora come si conoscano e se sia successo qualcosa prima.»

Ci fu un attimo di silenzio, ma prima che la nostra conversazione potesse riprendere fummo improvvisamente interrotte da una voce proveniente da fuori.

«Quanto sei bella Roma quand'è sera
Quando la luna se specchia dentro ar fontanone
E le coppiette se ne vanno via.
Quanto sei bella Roma quando piove...»

Io e Veronica ci guardammo trattenendo una risata.

«...Valerio!» esclamammo in coro.

Salimmo di sopra andando in camera da letto, dove si trovava la finestra che ridava proprio sulla casa di Valerio e Juan.

Chiamai il nostro vicino. «Ehilà!»

«Ahò! Tutto bene?» ci chiese di rimando Valerio.

«Sì, grazie, tutto a posto! Abbiamo sentito il tuo canto» gli spiegai.

«Ve dà fastidio?» ci domandò dubbioso «Sto a pulì la cucina.»

Scossi il capo. «No, tranquillo! Ti volevamo solamente salutare.»

«Perfetto» farfugliò lui.

Veronica avanzò fino ad arrivare al davanzale come me. «Senti Valè, ma tu sei sempre così patriottico?!»

«Roma è er mejo» commentò Valerio divertito.

Aveva proprio ragione. La nostra Rimini era senza dubbio una bella città, ma anche Roma era Roma. Niente da dire su questo.

Pensandoci bene, di ragazzi come Valerio ne erano rimasti veramente pochi. Ragazzi divertenti, socievoli, un po' sui generis, ma seri e con dei valori. Altrettanto rari erano anche ragazzi come i fratelli Ramírez, attraenti dentro e fuori.

Io e Vero eravamo state alquanto fortunate ad aver incontrato subito gente del genere, durante il liceo non ci era quasi mai capitato. I nostri vecchi compagni delle medie erano per lo più quasi tutti cambiati, condizionati dalla massa, e altrettanto quelli delle superiori. Solo Veronica e Fabrizio si salvavano.

***

Una volta terminata la cena non avevo idea di come poter trascorrere la serata, così proposi a Veronica di fare due passi.

«Non saprei, Sofì. Dopo la giornata di oggi mi sento un po' stanca» ammise lei dispiaciuta.

Probabilmente anche io mi sarei sentita stanca dopo un pomeriggio come quello che aveva trascorso lei, non la si poteva affatto biasimare.

Encanto [INCONCLUSA] (2015-2017)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora