Quattordici

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Io e Juan iniziammo il nostro giro, camminando per le vie vicine senza una meta.

Pensai al bel rapporto di amicizia che si stava creando tra di noi, sarebbe stato un peccato rovinarlo a causa dei miei sentimenti che con il passare delle settimane stavano diventando sempre più importanti. Già, mi sarebbe proprio dispiaciuto.

«Terra chiama Sofia!» mi richiamò ad un tratto Juan distogliendomi dai miei pensieri.

Mi ricomposi immediatamente, in lieve imbarazzo per la situazione. «Ehm sì, scusa... Avevi detto qualcosa?»

«No, non avevo detto niente, ma ti vedo un po' assente» osservò lui perplesso.

«Stavo... riflettendo» dissi alla fine, trovandomi in difficoltà con le risposte.

Purtroppo Juan non intendeva abbandonare il discorso. «Su cosa?»

«Su tante cose» risposi titubante, mantenendomi sul vago.

«Spero niente di grave» continuò lui.

A quelle parole accennai un sorriso. «No, no, tranquillo! Niente del genere. Lasciamo perdere.»

Non volevo fargli capire niente, neanche in maniera indiretta. Non volevo rischiare di rovinare la nostra amicizia iniziata da soli due mesi. Non avrei parlato, o perlomeno non così presto.

«D'accordo...» annuì Juan poco convinto «Allora pensiamo a qualcosa di cui parlare.»

Ci pensai un attimo su e mi venne subito in mente un'idea.

«Ci sono! Mi potresti raccontare dei tuoi amici e dei tuoi cugini che verranno per le feste.»

«Ah, va bene» sorrise lui.

Il suo solito sorriso che mi faceva battere il cuore a mille, che mi impediva di guardarlo a lungo negli occhi in modo che non potesse leggere i miei. Maledizione.

«Allora, innanzitutto ci saranno i miei tre migliori amici d'infanzia: Alejandro, Ramón e Miguel. Sono più che altro figli di amici di famiglia, infatti ci conosciamo tutti e quattro dalla nascita e ci sentiamo spesso per telefono. Poi verranno anche i miei cugini da parte di mia mamma, tutti più o meno della nostra età.»

«Insomma, un bel po' di gente!» osservai sorpresa.

«Già. Come ti avevo detto in passato, Miguel è un po' come Valerio... Penso proprio che ci sarà da divertirci» commentò Juan pensieroso.

Sentendo quest'ultima frase mi tornò in mente Raffaele, il "Valerio del Sud".

«Sai, a me anche Raffaele ricorda molto Valerio» dissi infatti.

«In effetti vanno molto d'accordo. Tranne quando la Roma e il Napoli giocano l'una contro l'altra...» ammise Juan.

Accennai una risata. «Allora la prossima partita Roma-Napoli la guarderemo anche io e Veronica con voi, non possiamo perderci i commenti!»

«A vostro rischio e pericolo!» ribatté Juan divertito.

In quel momento, passando davanti a una casa, una voce familiare mi chiamò.

«Sofia! Sofia!»

Mi girai a destra e vidi Aurelio in giardino, seduto su una sedia di plastica e in compagnia di una signora sulla settantina, probabilmente sua moglie.

«Buonasera!» salutai «Scusi, non l'avevo vista. Tutto bene?»

«Se tira a campà» replicò lui «Te, tutto a posto?»

«Sì, grazie, tutto ok.»

«La coinquilina tua ndò sta

«È voluta rimanere a casa a riposare, stasera sono andata a trovare due miei amici in pizzeria» risposi rivolgendomi verso Juan.

«Te lavori 'n pizzeria?» domandò allegramente Aurelio al mio vicino di casa.

«Sì, quella vicino all'università» lo informò lui educatamente.

«Ah, bene! Te passo a trovà quarche vorta» promise Aurelio, che poi si presentò a Juan «Sono Aurelio Fabrizi, il proprietario della casa in cui vivono Sofia e Veronica.»

«Juan Ramírez, il vicino di casa» ribatté Juan sorridendogli.

Al sentire un nome straniero, Aurelio si trovò inizialmente in difficoltà con la pronuncia.

«Te posso chiamà Giovanni?» chiese divertito, con espressione confusa.

«Se proprio vuole ok» acconsentì titubante Juan, alle strette «Ma in ogni caso non si preoccupi per la pronuncia!»

«D'accordo» rispose Aurelio, per poi presentarci la signora di fianco a lui «Ragazzi, lei è mia moglie Marisa.»

«Salve» la salutammo gentilmente, rivolgendole un sorriso.

«Ciao, ragazzi» ci sorrise lei. Apparentemente la signora Marisa mi sembrò simpatica e tranquilla, al contrario di ciò che dicevano Claudio e Fabrizio di Barbara "la burbera".

Ci trattenemmo un quarto d'ora a parlare fuori con Aurelio e Marisa, che ci porsero due sedie. Ci chiesero dell'università e del nostro futuro lavorativo, manifestando una grande nostalgia ricordando i tempi della loro gioventù.

«Beati voi giovani che avete ancora tutta una vita davanti!» commentò Marisa prima di salutarci.

«Speriamo bene... Si sa, il tempo vola!» esclamai alzandomi dalla sedia.

«Non vi preoccupate de gnente e divertitevi, ovviamente fino a 'n certo punto» si inserì Aurelio, mentre noi annuimmo ridendo.

«Se beccamo uno de sti giorni allora, buonanotte!»

«Buonanotte, arrivederci!» salutammo io e Juan proseguendo il giro e decidendo di rientrare.

***

La mattina seguente raccontai a Veronica della sera precedente, dato che al mio ritorno stava già dormendo.

«Tutto qui?» si stupì lei. Non me lo aveva ancora mai detto esplicitamente, ma secondo me iniziava a sperare in qualcosa tra me e Juan.

«Sì, perché?»

«Mah, niente» bofonchiò la mia coinquilina con aria assorta.

«Aurelio è forte» commentai «Ha l'allegria di un quarantenne.»

Veronica annuì distrattamente fissando un punto immaginario davanti a sé.

Perlplessa, la richiamai. «Vero? Vero!»

«Eh? Ah, dimmi!» farfugliò lei ritornando con i piedi per terra.

«A che pensi?»

«Niente di importante... Scusami per la distrazione» tagliò corto, come se cercasse di evitare quel discorso.

Scrollai le spalle e sospirai, ben poco convinta delle sue parole. Forse c'era qualcosa che non andava o era successo qualcosa di strano che non voleva raccontarmi, ormai conoscevo bene la mia coinquilina nonché migliore amica.

Per il momento decisi di lasciar perdere e la mattinata trascorse tranquillamente, finché dopo pranzo non suonò il campanello.

Mi avvicinai alla porta e dallo spioncino intravidi una Gianna dall'aria abbattuta, che feci subito entrare.

«Che succede?» le chiesi, sorpresa della sua visita.

Lei emise un gran sospirò. «Ho bisogno di parlare con qualcuno, penso mi farebbe bene aprirmi. Sareste disponibili?»

«Certo che sì» ribattei mentre Veronica ci raggiungeva «Siediti! Riguarda il discorso di ieri?»

«Grazie mille, veramente. Sì, riguarda il discorso di ieri» farfugliò Gianna, e tutte e tre sprofondammo sul divano della sala.

Eccovi il quattordicesimo capitolo!
Cosa ve ne pare? Spero vi sia piaciuto e che non vi siate annoiati :)

Che ne pensate dell'amicizia tra Sofia e Juan?
Secondo voi a cosa stava pensando Veronica?
E Gianna cosa racconterà alle due ragazze?

Votate e/o commentate se volete che continui :)
Grazie! ♥

Encanto [INCONCLUSA] (2015-2017)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora