Capitolo 5 pt. 1

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Per la felicità di Chiara.
Ringrazia il fatto che ho un cuoricino taaaaaanto tenerello.

Si sistemò nervosamente il cappellino grigio sulla testa.
Le nuvole creavano una cappa grigiastra sopra la città di Torino e il vento gelido gli accarezzava le guance un po' arrossate da esso.
Camminava, cercando di non perdersi per l'ennesima volta.
Si pentì amaramente di non aver dato retta a Calum, quando gli aveva detto di portarsi dietro una mappa della città. Adesso non riusciva a trovare più nemmeno la piazza da cui era partito a cercare.
Lui non sapeva quasi nulla sull'Italia; A parte il fatto che facessero un'ottima pizza e sperava che cucinassero anche quella ai peperoni, la sua preferita.
La via non era molto affollata e lui si obbligava a non considerare le occhiate ammirevoli delle ragazze che gli passavano affianco. Alcune erano più sfacciate, altre più timide ma per lui non facevano differenza. Nessuna di loro meritava un soggetto simile, lo sapeva.
Anche se aveva solo diciassette anni non poteva negare il fatto che fosse molto maturo per la sua età.
Aveva visto il suo piccolo mondo cadere a pezzi, pian piano si era trovato da solo per difendere la famiglia: la prima che avrebbe dovuto difendere lui.
Ma a volte le cose non vanno come ci si aspetta.
Controllò il biglietto con su scritti la via e il numero civico e constatò che, sorprendentemente, si trovava nella via giusta.
Immerso com'era nei suoi pensieri non si rese conto che fosse arrivato lì.
Non gli ci volle molto per trovare il numero civico, così si mise dietro ad un macchina dall'altra parte della strada rispetto al vecchio portone malandato, e aspettò di vedere Michael o Cindy.
Loro non conoscevano Luke, non lo avevano nemmeno mai visto. Ma il biondino non poteva rifiutare gli ordini di Marco, altrimenti la sua famiglia sarebbe stata spacciata.
Sentì delle urla provenire da un piano della palazzina grigiastra, subito dopo vide il portone di legno aprirsi, facendo uscire tre persone. Due tra queste le riconosceva ma la terza non aveva idea di chi fosse.
Si chiedeva come facesse la ragazza sconosciuta a stare a maniche corte con quel freddo.
I ricci castani erano legati in una coda alta e gli occhiali le facevano sembrare il viso più piccolo.
Non poteva non pensare che fosse una bellezza molto rara, anche se tremava come una foglia dal freddo.
Si domandava il perché non prendesse qualcosa da mettersi addosso dal borsone pieno che aveva sulla spalla.

Madre e figlio litigavano incostantemente, mentre Brenda pensava ad un modo per farli calmare.
-P-Per favore...- Disse mettendosi in mezzo ai due, allontanandoli.
Si erano pericolosamente avvicinati l'uno all'altra e la ragazza temeva che di lì a poco, sarebbero potuti volare ceffoni.
Era una scena raccapricciante alla quale non voleva pensare.
Luke li osservava, cercando di capire dai gesti cosa stesse succedendo, ma non capì nulla.
Sbuffò rumorosamente, non si preoccupava di essere sentito perché le urla diventavano sempre più forti, stavano attirando alcuni sguardi di passanti, inquilini e perfino persone dei palazzetti intorno a quello da cui erano usciti i tre.
Ad un tratto Michael sputò tutte le emozioni che teneva dentro e Luke capì cosa sarebbe successo di lì poco.
Non poteva che fargli comodo.
-Sono stufo delle tue stronzate!- gridò il ragazzo. -Lo so che sono stato adottato e non mi farò più comandare da una persona viscida e... E...- Il ragazzo non trovava più le parole.
Tutte il risentimento e tutta la rabbia sembravano fermargli le parole in gola. La bionda capì e colse la palla al balzo.
-E, cosa Michael?- Lo istigò, sempre parlando in inglese. -Sai che non puoi trattarmi così, sai che non puoi lasciare Jessica. Altrimenti Marco finirebbe in prigione.- Continuò incrociando le braccia al petto e spostando tutto il peso su una sola gamba, quella non zoppa ovviamente.
-Non me ne fotte più un cazzo di quel drogato e spacciatore di Marco! Può anche andare al diavolo! Insieme a te!
Ti dico una cosa: non aspettarmi stasera perché non tornerò, chiaro?- Il ragazzo con i capelli violetti parlava in inglese molto fluido. Lo faceva solo quando era davvero arrabbiato.
Il cervello di Michael era pieno di sangue, pompato dal cuore che gli batteva a mille a causa dell'adrenalina e ciò gli impediva di ragionare lucidamente, infatti non aveva pensato al fatto che Brenda parlasse molto bene tre lingue, italiano escluso; Aveva capito ogni singola cosa e questo le fece allentare la presa sui due, che cercava di tenere separati.
Brenda alzò lo sguardo verso Michael, lui non sembrava notarla e continuava a litigare con la madre.
Era scioccata da quello che aveva detto il ragazzo, e non sapeva se fosse peggio il fatto che Marco fosse uno spacciatore e un drogato oppure che stesse con Jessica solo per non farlo finire in prigione. Perché non aveva reagito per tutto questo tempo?
Michael aveva le mani chiuse in un pugno, come quelle di Luke.
Ovviamente lo erano per due ragioni diverse; Michael aveva serrato le mani dalla rabbia repressa, mente Luke l'aveva fatto solamente per il nervosismo.
Non poteva lasciare che si prendessero a botte, e sapeva che se fosse intervenuto avrebbe fatto male ad entrambi, questo non lo poteva fare. Inoltre la ragazza veniva continuamente spintonata da un lato all'altro, da Michael a Cindy.
Le braccia esili cercavano di tenere lontani i due corpi, anche se la sua bassa statura la faceva schiacciare tra le due persone infuriate.
Vide la bionda tirare uno schiaffo ad entrambi i ragazzi. Un gesto che a lui sembrò molto avventato, invece non sapeva che Michael l'avesse minacciata, dicendole: -Non provare mai più a toccarla, nemmeno con un solo dito altrimenti andrò dalla polizia e farò crollare tutto il giro internazionale. Chiaro?- La bionda si mise a ridere per alcuni secondi durante i quali Brenda cercava di tenere fermo il ragazzo, cosa che le veniva alquanto difficile.
Finita la risata attaccò prima la ragazzina e poi quello che per diciotto anni era stato suo figlio.
Michael urlò qualcosa alla donna mentre si allontanava dai due.
In seguito afferrò per un braccio la ragazza e la tirò dalla parte opposta, fermandosi ad un angolo.
Lei appoggiò il borsone per terra e dalla tasca più piccola esterna fece uscire un accendino blu è una sigaretta.
Se la portò alle labbra, aspirando quando la fiamma entrò in contatto con l'estremità opposta di quell'arma nociva e buttò fuori il fumo.
Michael gliela strappò dalla mano insieme all'accendino e li buttò in un cestino a pochi metri da loro.
Era arrabbiato e non sapeva se lo fosse più con se stesso, perché non avrebbe dovuto gridare quelle cose davanti alla ragazza, lo era con Brenda, perché non poteva negare che se lei non avesse rivelato quelle cose e non avesse avuto quel crollo emotivo in cucina a quell'ora non sarebbero in mezzo ad una strada e con Cindy perché, beh, lui pensava che fosse davvero una troia.

-Cal che vuoi?- Sputò il biondino. Con voce atona.
Gli dispiaceva parlare così al suo migliore amico ma tutta quella faccenda lo aveva fatto diventare nervoso.
Odiava essere così empatico.
Adesso Luke osservava la ragazza seduta per terra, con le braccia che cingevano le ginocchia al petto, piangere e provocare quei singhiozzi che gli ricordavano tanto Ashley.
Lui non sopportava Ashley quando piangeva perché si fingeva forte ma quando era con lui crollava e si lasciava avvolgere da tutte le insicurezze che la tormentavano.
Non la sopportava per il semplice fatto che lui non doveva mai mollare.
Ma l'amava, l'amava da morire e tutto quello che avrebbe voluto in quel momento era correre da Ashley e stringerla forte tra le sue braccia.
Purtroppo era un'altra di quelle cose che gli era impedito fare.
Michael guardava la ragazzina con le braccia molli, lasciate cadere lungo i fianchi, e non poteva far a meno di pensare che fosse splendida, anche quando si lasciava schiacciare dal peso del mondo.
Calum risvegliò Luke dai suoi pensieri, rivolti unicamente a lei.
-Non hai ancora compiuto l'Azione.- riprese il moro.
Sapeva che Luke amava stare da solo ma non poteva abbandonarlo a se stesso per due motivi: prima di tutto perché se avesse avuto un attacco d'ira non avrebbe risparmiato nemmeno una vecchietta. In secondo luogo, non conosceva per niente la lingua italiana, mentre lui si.
Calum aveva vissuto in Italia per undici anni, poi si trasferì in Australia. Ma senza la sua famiglia, senza nessuno.
Gli cambiarono nome e cognome; Gli crearono un'altra identità, così che nessuno lo avrebbe più trovato.
Infatti fu così.
Nessuno lo trovò, o forse nessuno si prese la briga di cercarlo.
Si riteneva fortunato perché insieme a lui portarono via anche un altro bambino, due anni più grande di lui. Quello che attualmente si chiama Ashton.
Non ha mai saputo il suo vero nome, era un bambino piuttosto taciturno e con il passare del tempo divenne anche forte, sia fisicamente che caratterialmente. Questo carattere gli serva sempre portato ad avere una montagna di ragazze ai suoi piedi.
Anche se, da quando lo conosceva, non lo aveva mai visto con una ragazza fissa, aveva sempre avuto storielle da quattro soldi; Basate principalmente sul sesso, nulla di più.
Di certo non poteva giudicare Ashton perché, Calum, dopo Gwen, non aveva più avuto storie vere, solo cose da "una botta e via".
Quella ragazza gli aveva lasciato una ferita molto profonda nel cuore e la sua mancanza si sentiva, ogni giorno di più.
Per questo si drogava.
Voleva scacciarla dalla sua testa.
Voleva che scomparisse.
-Cosa stanno dicendo?- Il tono di Luke sembrava scocciato.
E lo era, perché non gli piaceva chiedere aiuto.
-Stanno prendendo in considerazione di passare la notte in un bed&breackfast ma non so quale sia.- Disse Calum.
A quel punto entrambi sapevano osa c'era da fare.
Il biondo si decise a rompere il silenzio mentre Michael e la ragazza giravano l'angolo, sparendo dalla loro vista.
-Chiamiamo Ashton.-

Unpredictable|| Michael CliffordDove le storie prendono vita. Scoprilo ora